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Cape Fear, ecco perché Martin Scorsese accettò di fare il film con De Niro

Cape Fear - Il promontorio della paura è una pellicola che tutti ricordiamo grazie all'interpretazione di Robert De Niro, diretto da Martin Scorsese. Ma il regista, all'inizio, non era così sicuro di voler dirigere il film. Ecco perché

Cape Fear, ecco perché Martin Scorsese accettò di fare il film con De Niro

Cape Fear - Il promontorio della paura è il film del 1991 diretto da Martin Scorsese che va in onda questa sera alle 21.21 su Rete 4. Si tratta in realtà del remake del film del 1962 diretto da J. Lee Thompson e intitolato Il promontorio della paura che vedeva come protagonisti Robert Mitchum e Gregory Peck, che fanno anche un breve cameo nel film degli anni Novanta.

Cape Fear - Il promontorio della paura, la trama

Sam Bowden (Nick Nolte) è un avvocato che al successo lavorativo controbilancia una situazione familiare non proprio facile. Il matrimonio con la moglie Leigh (Jessica Lange) non è affatto idilliaco e affronta ormai da tempo una crisi; e non sono meravigliosi nemmeno i rapporti che l'uomo ha con la figlia Danielle (Juliette Lewis). Anche per questo Sam ha scelto di cercare un po' di ristoro nelle braccia di un'amante. La sua situazione, però, si complica ancora di più quando sulle sue tracce si mette il violento criminale Max Cady (Robert De Niro) che, appena uscito di prigione, ha come unico obiettivo quello di vendicarsi dell'avvocato che lo ha spedito dietro le sbarre. Consapevole di non poter commettere alcun reato che potrebbe portarlo di nuovo in carcere, Max Cady comincia a perseguitare Sam, a usare il suo fascino con la moglie Leigh, diventando una vera e propria minaccia costante. Sam, a quel punto, decide di assumere un investigatore privato, ma ben presto la situazione gli sfugge di mano e l'uomo prenderà delle decisioni alquanto discutibili.

La decisione di Martin Scorsese

Il remake di Cape Fear - Il promontorio della paura è passato alla storia soprattutto per l'interpretazione che Robert De Niro ha fatto dell'affascinante e pericoloso Max Cody, un personaggio per il quale è stato disposto a fare di tutto, compreso rovinarsi i denti. Ma il film, che molti oggi definiscono un semplice thriller di maniera e niente di più, rischiava di essere molto diverso da quello che conosciamo. Stando a quanto scrive il sito dell'Internet Movie Data Base, infatti, all'inizio il remake del film del 1962 avrebbe dovuto portare la firma di Steven Spielberg. Era lui il regista scelto per riportare sul grande schermo il ritratto della famiglia Bowden presa di mira da un criminale psicopatico. Su Slash Film viene riportata una vecchia intervista di Spielberg in cui il regista di Schindler's List spiega il motivo per cui, proprio quando sembrava che tutto fosse pronto per iniziare la produzione, scelse invece di tirarsi indietro e svestire i panni di regista. Spielberg ha spiegato che "non ero dell'umore adatto, tutto qui. Non sono riuscito a trovare dentro di me la voglia di fare un film dell'orrore su una famiglia a cui un maniaco dà la caccia." A questo punto, invece di abbandonare del tutto la nave e guardarla andare alla deriva, Steven Spielberg decise di passare il testimone a Martin Scorsese.

Spielberg telefonò al suo collega e gli offrì personalmente il progetto, sottolineando come un film di quel tipo avrebbe finito col diventare un successo al box office. E un successo economico al botteghino avrebbe significato, per Scorsese, un maggior potere e una maggior libertà per realizzare i film che desiderava e che, all'epoca, non sempre incontravano il favore degli studio, che a volte si spaventavano davanti alla violenza e alla brutalità del genere umano che Scorsese inseriva all'interno dei suoi film. All'epoca Martin Scorsese stava concludendo le riprese di Quei bravi ragazzi e cominciò ad approcciarsi al materiale di partenza da cui trarre la sua nuova opera. Come si legge su IMDB Scorsese si fece consegnare la sceneggiatura originale del primo film ed ebbe difficoltà a digerirle. La lesse almeno tre volte e ad ogni lettura sentiva crescere in lui un sentimento di odio e di rigetto: il suo problema principale era legato al fatto che la famiglia di Sam venisse dipinta sempre come felice, quasi amena, e per questo poco credibile. Scorsese voleva che i Bowden apparissero come una di quelle famiglie infelici che si trovano nei libri di Tolstoj e, infatti, nella sua versione il matrimonio di Sam è a un passo dal calare a picco.

Tuttavia, corretto questo aspetto dello script originale, Scorsese si convinse a realizzare questo thriller, aggiungendoci un po' del suo stile, anche nella speranza che tutto andasse come aveva previsto Spielberg e che il film diventasse un successo. Su Screen Rant inoltre si legge di come Scorsese avrebbe voluto Harrison Ford a indossare i panni del protagonista Sam Bowden e chiese addirittura a Robert De Niro un consiglio per coinvolgerlo nel progetto. Tuttavia l'attore era alla ricerca di un ruolo che potesse scrollargli di dosso l'etichetta di "eroe" e di "bravo ragazzo" e per questo era molto più interessato a interpretare Max piuttosto che Sam. A spiegare come sono andate le cose lo racconta lo stesso Ford in un'intervista rilasciata al The Irish Times in cui ha detto: "Martin Scorsese chiese a Bob De Niro di chiedermi di interpretare l'avvocato e io dissi a De Niro che l'unico modo in cui potessi essere interessato a fare il film era se lui avesse interpretato l'avvocato e io il suo ruolo.

Naturalmente, lui non ha voluto rinunciare alla parte."

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