Cinema

La storia del vero serial killer sovietico che ha ispirato il film Child 44

Child 44 - Il bambino numero 44, pur essendo tratto da un romanzo thriller, si ispira anche alla terribile storia di un serial killer che uccise più di 50 persone

Child 44, la storia del vero serial killer sovietico che ha ispirato il film

Child 44 - Il bambino numero 44 è il film del 2015 diretto da Daniel Espinosa che va in onda questa sera alle 21.15 su Cielo. Si tratta di una pellicola tratta dall'omonimo romanzo di Tom Rob Smith, che è il primo capitolo di una trilogia incentrata sul personaggio di Leo Demidov.

Child 44 - Il bambino numero 44, la trama

Leo Demidov (Tom Hardy) è diventato un eroe dell'Unione Sovietica dopo lo sforzo bellico durante la Seconda Guerra Mondiale, che lo ha trasformato quasi in uno strumento di propaganda. Il suo asservimento alla patria e gli ottimi risultati ottenuti lo hanno portato ad avere numerosi privilegi, che però scatenano l'invidia del collega Vasili (Joel Kinnaman). È proprio costui a dire a Leo che un traditore (Jason Clarke) ha indicato il nome della moglie di Leo, Raissa (Noomi Rapace) come possibile traditrice. Leo cerca di indagare sulla propria compagna, ma quando scopre che Raissa è incinta decide di non eseguire gli ordini. Grazie al suo status Leo evita la morte, ma viene esiliato in una regione lontana e povera, dove deve sottostare agli ordini del comandante Mikhail Nesterov (Gary Oldman), che non lo prende affatto sotto la sua ala, ma anzi lo teme, considerandolo una spia del governo centrale. Tutto cambia quando un amico di Leo perde il figlio: mentre le alte sfere parlano di un incidente Leo capisce che c'è qualcos'altro in atto nell'Unione Sovietica. Inizierà così a indagare su un possibile serial killer, mentre al contempo dovrà difendere la sua vita e quella delle persone che ama.

La vera e terribile storia dietro il film

Pur essendo tratto da un'opera di finzione a firma dello scrittore Tom Rob Smith, Child 44 - Il bambino numero 44, come si legge sul sito dell'Internet Movie Data Base, ha un collegamento con la realtà e con un terribile fatto di cronaca legato a un serial killer attivo su territorio sovietico tra il 1978 e il 1990. Il suo nome era Andrei Chikatilo. Nato nel 1936 nei territori dell'Unione Sovietica che oggi corrispondono all'Ucraina, Chikatilo si macchiò dell'omicidio di almeno 50 persone, soprattutto donne e bambini. Sebbene apparenemente Chikatilo fosse un uomo dalla vita normale - un buon lavoro vicino a Rostov Na Duno, un matrimonio e il servizio militare svolto - alle sue spalle si nascondeva un'infanzia terribile, devastata dalla fame che vigeva nella sua città d'origine, Yablochnoye. Una fame costante, disperata, che portò alla morte di migliaia di persone, spingendone altrettante a tentare una corsa al cannibalismo nella speranza di poter sopravvivere. In una cultura così alla deriva, che quasi sembra richiamare quella descritta da Cormac McCarthy in La strada, il giovane Chikatilo crebbe con i racconti della madre - mai davvero verificati - secondo cui il fratello maggiore del futuro serial killer fu rapito da bambino per essere divorato dai vicini di casa.

Stando a quello che si legge su Medium, all'inizio degli anni Settanta Chikatilo iniziò la sua carriera accademica come insegnante, ma il suo strano comportamento lo rese un soggetto strano, che venne allontanato dal suo ruolo di professore quando cominciarono a circolare diverse accuse di molestie sessuali. Sebbene queste accuse rimasero infondate, senza una condanna a sostegno delle denunce, la reputazione di Chikatilo era ormai talmente compromessa da obbligarlo a cercare un altro lavoro, che trovò nella cittadina di Shakhty. Tra le strade di questo sobborgo poco distante dalla città di Rostov che si vede anche nel film, l'uomo diede seguito per la prima volta a un suo istinto omicida, che probabilmente nacque e si nutrì proprio durante gli anni dell'infanzia, quando l'erba era l'unico mezzo di sostentamento e le voci su cannibalismo e stupri da parte di soldati stranieri era all'ordine del giorno. Il 22 dicembre 1978 l'uomo rapì una bambina di appena nove anni: la trascinò a casa sua e la soffocò e la colpì ripetutamente con un coltello. L'omicidio permise al killer di comprendere cosa lo affascinava di più di quei crimini efferati che avrebbero costellato la sua vita. La catarsi, per l'uomo, arrivava soprattutto attraverso l'atto di pugnalare le sue vittime. Allo stesso tempo, un tratto distintivo è il tentativo di Chikatilo di stuprare le sue vittime, senza tuttavia riuscirci, probabilmente a causa di un'impotenza rilevata durante gli anni della pubertà.

Proprio come si vede in Child 44 - Il bambino numero 44, il serial killer era solito avvicinare le sue vittime nei pressi delle stazioni di treni o autobus, probabilmente nella speranza di camuffare il suo operato con una fuga volontaria da parte delle vittime, ipotesi tutt'altro che remota in un paese in cui la povertà era il primo grande problema di ordine pubblico. Per alcuni dei suoi omicidi, dunque, il killer sperava di passare inosservato, avvicinando persone che sarebbe stato credibile sapere in partenza per cercare un futuro migliore da qualche altra parte. Inoltre, e questo è un altro aspetto che la pellicola con Tom Hardy ha saputo restituire con una certa dovizia di particolari, Chikatilo era in qualche modo protetto dall'ideologia sovietica, quel pensiero dominante secondo il quale non potevano esistere omicidi o crimini violenti in una società comunista come quella dell'Unione Sovietica. Con un governo che non accettava l'ipotesi dell'omicidio, Chikatilo poteva operare più serenamente, con l'illusione che non ci sarebbero mai state indagini approfondite.

Bisognerà infatti attendere il 1984 per un primo arresto, quando l'uomo venne condotto dietro le sbarre a seguito di una testimonianza di molestie. Ma il carcere non fu altro che una tappa intermedia, durata appena tre mesi, che ben presto riportò Chikatilo a commettere altri, feroci omicidi, che seguivano sempre un modus operandi simile: l'uso di un coltello e, molto spesso, il ricorso a delle mutilazioni fisiche. Proprio il ricorrere di determinati elementi spinse finalmente la polizia a riconoscere che c'era un serial killer nella regione, un uomo che sarebbe poi passato alla storia con il nome di Lo squartatore di Rostov. Nel novembre del 1990 l'uomo portò a termine l'ultimo sui omicidio prima di essere arrestato: costretto ad affrontare tutte le accuse, Chikatilo confessò gli omicidi, spiegò alle autorità il modo in cui operava e li condusse su alcuni luoghi del crimine.

Venne condannato alla pena di morte e morì a Mosca il 14 febbraio 1994.

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