Cinema

Don Camillo e l'onorevole Peppone e le "tradizioni" di Gino Cervi e Fernandel alla fine delle riprese

Ecco cosa facevano Fernandel e Gino Cervi alla fine delle riprese di ogni film della saga dedicata a Don Camillo

Don Camillo e l'onorevole Peppone e le "tradizioni" di Gino Cervi e Fernandel alla fine delle riprese

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Don Camillo e l'onorevole Peppone e le "tradizioni" di Gino Cervi e Fernandel alla fine delle riprese

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Come avviene ogni sabato da qualche settimana a questa parte, anche stasera in tv torna il personaggio tanto amato di Don Camillo: va infatti in onda su Rete 4 il film Don Camillo e l'onorevole Peppone, disponibile a partire dalle 21.30 su Rete 4. Diretto da Carmine Gallone e uscito nel 1955, Don Camillo e l'onorevole Peppone è il terzo film della serie, dopo Don Camillo e Il ritorno di Don Camillo.

Don Camillo e l'onorevole Peppone, la trama

Le vicende prendono il via nel 1948, quando a Brescello sale la febbre delle prossime elezioni politiche che vedono il sindaco comunista Peppone (Gino Cervi) tentare il colpaccio, candidandosi per una carica di deputato che potrebbe cambiare il corso della sua carriera. Tuttavia, per potersi candidare effettivamente l'uomo deve superare l'esame di quinta elementare. Quando gli si presenta davanti un problema di geometria, Peppone si lascia prendere dal panico e solo l'intervento (interessato) di Don Camillo (Fernandel) gli permette di avere la meglio. Ben presto, però, i due si trovano su posizioni opposte quando un contadino non riesce a mandar via un mezzadro dal suo podere. Don Camillo e Peppone trasformano l'intera questione in una sorta di scontro politico. Questo almeno finché i due non scoprono la verità: nel fienile del podere "incriminato" è infatti nascosto un carro armato risalente alla guerra che, se ritrovato, potrebbe portare a non pochi problemi. I due antagonisti si troveranno poi invischiati in una serie di disavventure che metteranno a repentaglio la stabilità del paese.

Così Fernandel e Gino Cervi festeggiavano la fine delle riprese

Girato tra l'aprile e il maggio del 1955, Don Camillo e l'onorevole Peppone è un lungometraggio che presenta allo spettatore una forma narrativa ormai abbastanza collaudata: lo scontro tra due rivali che sono, in realtà, grandi amici si trasforma in una serie di avventure e disavventure tutte da ridere che avevano però il merito anche di riflettere sulla situazione politica italiana di quegli anni. Tratto, come si legge su Coming Soon, da alcuni racconti contenuti in Mondo Piccolo di Giovanni Guareschi, Don Camillo e l'onorevole Peppone non si sforzò quindi di allontanarsi troppo dalla "retta via" e, al contrario, si contentò di riproporre una struttura che aveva già funzionato in passato e che avrebbe di sicuro chiamato le grande folle al cinema: e, infatti, dopo il periodo di programmazione nelle sale cinematografiche, il film si stabilizzò come sesto miglior incasso di quell'anno. Al pubblico piaceva la familiarità delle trame e delle situazioni che avrebbe visto tra Don Camillo e Peppone, perciò nessuno sentiva la necessità di cambiare una squadra e uno schema che funzionavano benissimo. Inoltre, buona parte della riuscita di queste operazioni cinematografiche era la chimica che si era ormai instaurata tra i due attori protagonisti. Come si legge sul sito dell'Agenzia Dire, all'inizio Gino Cervi e Fernandel non dovevano avere i ruoli che poi hanno contribuito a renderli iconici. Se Gino Cervi non era stato nemmeno preso in considerazione come Peppone, ma come Don Camillo all'inizio, Fernandel non incontrava il gusto di Guareschi, che in lui non riusciva a vedere il personaggio di Don Camillo che aveva inventato per la carta stampata. Le cose, poi, sono andate come tutti sappiamo e i due attori diventarono così uniti ai loro personaggio che oggi sarebbe impossibile pensare a quella serie di film senza i volti dei due attori. Abituati com'erano a interpretare Don Camillo e Peppone, Gino Cervi e Fernandel finirono anche con l'avere una specie di tradizione fissa alla fine delle riprese. A raccontarlo sono stati Ezio Aldoni e Andrea Setti nel libro documentario Guareschi, buona la prima!, dove si legge che Gino Cervi, alla fine delle riprese dei film, era solito andare a prendere un bicchiere di lambrusco nella piazza del paese dove aveva girato con il resto della troupe. Era spesso molto cordiale con i fan che si fermavano a chiacchierare con lui ed era solito non dire mai di no quando qualcuno gli proponeva di giocare a carte. Fernandel, invece, aveva un rituale completamente opposto: finito di girare sembrava che quasi non vedesse l'ora di "spogliarsi" degli abiti di Don Camillo. Per questo chiamava la sua auto privata e dava al suo autista sempre lo stesso indirizzo dello stesso identico hotel di Parma in cui era alloggiato. Secondo Nerdburger.

com, questa tradizione di Fernandel era legata anche al fatto che l'attore francese aveva una barriera linguistica che certamente non gli conferiva la stessa libertà di dialogo che aveva invece Gino Cervi.

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