Cinema

"Via dalla Hollywood woke": la battaglia dell'attore Mark Wahlberg

Il clima "woke" sempre più asfissiante, che soffoca libertà e creatività, la criminalità che dilaga: l'attore Mark Wahlberg vende la sua villa a Beverly Hills e punta sul Nevada come nuova capitale del cinema

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Via dalla Hollywood "woke" degli studi patinati e dei salotti ultra-progressisti: l'attore Mark Wahlberg vuole fondare un nuovo distretto dedicato al mondo dello spettacolo e del cinema lontano da Los Angeles, che non sia contaminato dall'oppressiva deriva ideologica imposta dalla narrazione liberal. Un nuovo paradiso esentasse capace di attirare produzioni, set cinematografici e studi televisivi. L'attore 51enne ha messo sul mercato la sua villa di Beverly Hills con 12 camere da letto e 20 bagni per 87,5 milioni di dollari l'anno scorso e ha salutato la California nella speranza di dare ai suoi figli una "vita migliore" in Nevada, lontano da criminalità e insicurezza. Secondo quanto riferito dalla Cnbc, il celebre attore, interprete di pellicole di grande successo come Ted e Shooter, avrebbe fatto pressione sui legislatori del Nevada affinché approvino una legge che incoraggi i produttori a investire a Las Vegas. "Mi piacerebbe vedere la costruzione di studios, di posti di lavoro e la diversificazione dell'economia", ha dichiarato Wahlberg in un'intervista. "Ho trasferito qui il mio ultimo film. Sto girando un'altra pellicola qui, in estate".

C'era una volta a Hollywood

Per incoraggiare i produttori a trasferirsi in Nevada e abbandonare Hollywood, i legislatori sarebbero pronti a votare un disegno di legge che aumenterebbe i crediti d'imposta per questo settore dagli attuali 10 milioni di dollari a 190 milioni di dollari l'anno per i prossimi 20 anni. "Penso che ci siano molte più opportunità da creare qui. C'è così tanta crescita e così tanto potenziale, è una meravigliosa opportunità per tutti di prosperare", ha detto Wahlberg. Il modello è quello già adottato nello stato della Georgia, diventata nel corso degli anni la Hollywood del Sud degli Stati Uniti. Nel 2018, infatti, i film girati in Georgia hanno dominato il botteghino, grazie soprattutto al trasloco dei Marvel Studios nel "Peach State": gran parte delle riprese di Black Panther, Avengers: Infinity War e Ant-Man and the Wasp sono state tutte girate ad Atlanta. È dal 2008 che la Georgia lavora per strappare il primato di capitale del cinema ad Hollywood, quando l'allora governatore Sonny Perdue firmò un generoso incentivo fiscale per le produzioni cinematografiche. Esattamente ciò che ora vuol fare Wahlberg con il Nevada.

Hollywood, dopotutto, non è più quella di un tempo. Da spazio libero e creativo, ora vive nella cupola asfissiante dell'ideologia woke e del politically correct. Una deriva che soffoca tutto ciò che incontra, cinema in primis. Anche qui, inoltre, come in altre città governate dai dem - New York, San Francisco, su tutte - la criminalità dilaga. Secondo un rapporto di Usa Today, il centro di Hollywood ha registrato uno dei tassi di criminalità più alti di tutto il distretto, con 117 reati ogni 1.000 persone. Il tasso di East Hollywood è stato più basso, 54 su 1.000, inferiore a quello di Los Feliz, che ha registrato 83 reati su 1.000 persone. Dati in crescita come in molte città statunitensi.

Il Nevada e la sfida alla California

La proposta di legge del Nevada per incoraggiare gli investimenti nell'ambito del cinema, riferisce la Cnbc, spianerebbe la strada allo sviluppo di due studi cinematografici: quello di Howard Hughes a Summerlin e un altro di Birtcher, chiamato Las Vegas Media Campus. Quest'ultimo troverebbe posto nel parco tecnologico dell'Università del Nevada Las Vegas, e includerebbe strutture educative per la formazione professionale nell'industria cinematografica. Una volta che gli studios saranno operativi, le società di produzione potranno richiedere crediti d'imposta che copriranno il 30% dei costi di produzione e costruzione dei film, rispetto all'attuale 15%.

Sperando che qui la creatività venga tutelata e incoraggiata e non sia oscurata dai rigidi dogmi del politicamente corretto.

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