Cinema

John Rambo e il genocidio che Stallone volle raccontare nel suo film

Con John Rambo Sylvester Stallone ha dimostrato come il cinema possa essere una vera e propria cassa di risonanza contro le ingiustizie

John Rambo e il genocidio che Stallone volle raccontare nel suo film

Quarto capitolo della fortunata saga dedicata al veterano della guerra del Vietnam, John Rambo è il film che viene trasmesso stasera in tv, alle 21.18 su Italia 1.

John Rambo, la trama

Diretto dallo stesso Sylvester Stallone, John Rambo vede il protagonista, ritiratosi a vivere in Thailandia, accettare una nuova pericolosa missione. Viene infatti contattato da due volontari (Paul Schulze e Julie Benz) che vorrebbero il suo aiuto per navigare in sicurezza lungo il fiume vicino a Burma e raggiungere il cuore delle foreste, dove da anni è in atto un genocidio di cui si sa poco e nulla. Un governo dittatoriale, infatti, sta sterminando una popolazione, facendo vivere il villaggio nella paura costante di essere ucciso, torturato, o stuprato. Per Rambo, allora, inizierà un viaggio che lo porterà di nuovo vicino a quel "cuore di tenebra" che non lo ha mai abbandonato e che lo porterà a rispondere con altrettanta violenza ai dittatori che stanno distruggendo tante vite solo per il proprio tornaconto personale.

La decisione di Sylvester Stallone

Fin dai suoi albori, con i primi esperimenti fotografici fino al successo del film dei fratelli Lumiére "L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat", l'ambizione primordiale del cinema era quella di creare qualcosa di apparentemente magico, che potesse distrarre le persone dalla loro quotidianità spesso priva di vere e proprie soddisfazioni. Nel corso dei decenni, naturalmente, il cinema si è evoluto e quei primi filmati quasi amatoriali oggi ma rivoluzionari allora hanno lasciato il posto a una tecnologia così avanzata da far quasi paura.

L'intrattenimento resta, senza dubbio, l'anima stessa della settima arte, ma essa è diventata anche una sorta di cassa di risonanza, un palcoscenico utile ad attirare l'attenzione su realtà spesso lontane dal pubbico occidentale, di cui si sa poco o niente. Sylvester Stallone, che è tra i divi più famosi a livello globale, grazie soprattutto ai personaggi di Rocky e Rambo, ha preso consapevolezza di quanto potesse usare proprio la sua fama e la sua voce per parlare di situazioni problematiche, violente e pericolose, rendendole così note al grande pubblico. Ed è esattamente quello che ha fatto con John Rambo, quarto capitolo della saga, scegliendo di portare il suo personaggio non all'interno di conflitti molto noti al pubblico statunitense - come era stato già il Vietnam e come poteva essere, ad esempio, l'Iraq - ma dentro una guerra civile poco conosciuta all'epoca, di cui i media - soprattutto quelli americani - parlavano poco e che, secondo Coming Soon, è stata la guerra civile più lunga della storia. In un'intervista conLa Repubblica, uscita a ridosso della premiere del film nel 2008, Stallone ha infatti spiegato: "Avrei potuto ambientare questo film sullo sfondo di conflitti più conosciuti, Ma ho preferito guardarmi intorno, e ho chiesto sia all' Onu che a esperti quale fosse il luogo del pianeta in cui più si calpestano i diritti umani e di cui meno si parla. Mi hanno risposto tutti: la Birmania".

Secondo quanto riportato sul sito dell'Internet Movie Data Base, Sylvester Stallone si rivolse davvero a un esperto di geopolitica internazionale per capire quale fosse il conflitto più brutale che non stesse ricevendo una giusta copertura da parte degli organi di stampa. Fu così che l'attore venne a conoscenza del genocidio della popolazione Karen in Birmania. Come si legge su L'Espresso, il popolo Karen subisce umiliazioni, violenti e atti di genocidio sin dalla guerra contro il Siam (l'attuale Thailandia). I resoconti parlano di uomini con orecchie forate usate per inserire un giogo che gli impediva di scappare o di lasciarsi cadere quando erano costretti ad attraversare le foreste come schiavi addetti al trasporto di merci e persone.

Nel 1988 ci furono dei veri rastrellamenti in Birmania contro i Karen, che avevano avuto l'ardire di allearsi con gli inglesi, prima di essere abbandonati al loro destino. Sin dal primo dopoguerra e per molti decenni a seguire, la popolazione Karen è stata ghettizzata e spesso i militari birmani hanno fatto uso di violenza e stupro per sottomettere i ribelli che osavano alzare la testa e tentare di ribellarsi. Proprio grazie all'uscita di John Rambo, questa situazione è diventata di dominio pubblico. Nell'intervista riportata appena qualche riga più su, Stallone ha spiegato: "Lo sterminio delle minoranze etniche in Birmania continua indisturbato, dato che la dittatura al potere ha tagliato ogni legame diplomatico e di comunicazione col resto del mondo. Il governo birmano è riuscito finora a mantenere il segreto su questo conflitto. Spero che il mio film riesca a risvegliare le coscienze, a far riflettere su questo genocidio e promuovere un deciso intervento internazionale".

L'intento di Stallone era così nobile che, a interpretare il dittatore Tint, c'è Maung Maung Khin, che combatté per i ribelli Karen nella vita reale e accettò il ruolo pur sapendo che questa scelta, secondo IMDB, avrebbe potuto avere ripercussioni gravi e violente sulla sua famiglia.

Naturalmente John Rambo è stato bannato dal governo della Birmania, che ha vietato anche la vendita del dvd del film: nonostante questo, però, ci sono versioni "piratate" che hanno avuto modo di raggiungere il popolo birmano e quello Karen, al punto che alcuni ribelli utilizzano frasi del film come grida di battaglia.

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