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Priscilla, Sofia Coppola racconta Priscilla Presley

Sofia Coppola torna dietro la macchina da presa per girare Priscilla, pellicola incentrata su Priscilla Presley, ex moglie di Elvis Presley

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Lo scorso anno Baz Luhrmann aveva portato sul grande schermo il ritratto di Elvis Presley nel film Elvis, dove il famoso cantante dagli occhi blu era interpretato da Austin Butler. All'ottantesima edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia è Sofia Coppola a voler raccontare una parte della storia compresa tra le mura di Graceland, stavolta non dal punto di vista di Elvis, ma da quello di sua moglie, Priscilla, che dà anche il titolo al film. Sofia Coppola torna dunque dietro la macchina da presa per regalare al pubblico un ritratto femminile di un personaggio spesso messo in ombra o non compreso, un po' come aveva già fatto con la Marie Antoinette interpretata da Kirsten Dunst.

La pellicola, che vede Cailee Spaeny indossare i panni di Priscilla e Jacob Elordi quelli di Elvis, è tratta dal libro autobiografico Elvis and Me, scritto dalla stessa Priscilla Presley. Il film prende il via dal primo incontro tra i due protagonisti, quando Priscilla non era altro che una studentessa confinata in Germania per seguire la carriera militare del padre. Un incontro che profuma di destino e che ben presto porta Priscilla e il già divo Elvis a stringere un'amicizia che si trasforma ben presto in un rapporto che porta Priscilla ad abbandonare tutto e tutti pur di seguire l'uomo di cui è innamorata, l'idolo che l'ha accecata.

Priscilla, un amore tossico da denunciare

Come nei migliori racconti biografici che si rispettano, Sofia Coppola inizia il suo racconto portando lo spettatore all'interno di una storia d'amore che sembra essere uscita da una favola: il divo più famoso al mondo che mostra le proprie fragilità a una ragazza comune. Un cantante ricco e famoso che non si lascia incantare dalla fama, ma si concentra sull'amore che comincia a provare per una ragazza che lo colpisce non per la sua bellezza o la sua sfrontatezza, ma per la sua capacità di ascoltare. Ma, man mano che la storia procede, man mano che Priscilla si avvicina di più al mondo dorato di Elvis e di Graceland, lo spettatore capisce che Elvis non vuole essere ascoltato, vuole essere obbedito.

Baz Luhrmann aveva portato sul grande schermo il rapporto morboso e di co-dipendenza che legava Elvis al suo manager (interpretato da Tom Hanks), ma Sofia Coppola non è interessata a studiare Elvis, ma la sua lente si focalizza su una donna costretta a subire un rapporto abusivo e tossico, in favore di una fantasia romantica che ben presto si tramuta in incubo. Il punto forte di Priscilla è proprio quello di essere riuscito a mostrare il "crescendo" dei problemi tra Elvis e Priscilla in modo graduale, quasi indifferente. Dalla storia a lieto fine al labirinto di bugie e soprusi che la protagonista deve subire perché ha fatto l'errore di innamorarsi di un narcisista, che vuole che lei "ravvivi il focolare domestico" o "non giochi come un uomo".

I film incentrati sulle vite di personaggi realmente esistiti e che hanno avuto il merito e la fortuna di entrare nell'immaginario collettivo di solito puntano a portare in superficie un lato nascosto del divo in questione, una dimensione umana che accompagna la leggenda. Sofia Coppola fa qualcosa del genere: ma stavolta non giustifica né incensa Elvis. Anzi, regala al pubblico una verità scomoda, un ritratto abominevole del cantante e attore, non solo per le sue insicurezze e le sue debolezze, ma proprio per la sua tendenza a trattare Priscilla non solo come una moglie trofeo, ma come la personificazione di una creatura angelica, che esiste e respira solo per compiacerlo. Un tema senz'altro attuale e importante, che mostra le tante contraddizioni delle relazioni che le donne intrecciano spinte dai propri desideri e nelle quale rischiano di perdere molto più della dignità o della libertà.

Priscilla è un film importante perché ci regala un ritratto veritiero e non melodrammatico di cosa sia la mascolinità tossica e la violenza psicologica, che a volte lascia altrettanti lividi della violenza più meramente fisica.

Con una messa in scena sontuosa ed elegante e una protagonista capace di riempire lo schermo apparentemente senza sforzo, Priscilla è un film che fa a meno delle canzoni originali di Elvis Presley (Sofia Coppola non ha ottenuto il permesso di utilizzarle), ma che utilizza i silenzi per gridare il malessere di una donna che ha cercato di essere quello che un altro voleva che fosse, che si è annullata fin quasi a sparire, prima di capire che non c'è favola o lieto fine che valga la propria salute mentale e fisica.

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