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Fincher con “The Killer” prende bene la mira ma non fa centro

Il regista dirige Fassbender nei panni di un assassino mercenario che ha commesso un errore. Un inizio leggendario, un paio di scene magistrali e poco altro

Fincher con “The Killer” prende bene la mira ma non fa centro

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Venezia80: Fincher con “The Killer” prende bene la mira ma non fa centro

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The Killer” di David Fincher è il film più atteso tra quelli in concorso oggi a Venezia.

Peccato per l’assenza del divo protagonista, Michael Fassbender, e della sempre bravissima Tilda Swinton, anche lei nel cast. Lo sciopero d’oltreoceano continua a fare la differenza almeno in questo senso.

La filmografia di Fincher parla da sola; ognuno ha amato almeno un lavoro di questo regista, basti ricordare quelli per cui ha ricevuto candidature all’Oscar per la miglior regia: “Il curioso caso di Benjamin Button” (2008), “The Social Network” (2010) e “Mank” (2020). Sono stati di assoluto successo anche “Seven” (1995), “Fight Club” (al Lido in anteprima nel 1999), “Zodiac” (2007) o “Gone girl” (2014).

Con tanti e tali precedenti, ci si poteva aspettare di più da “The Killer”.

Ispirato alla graphic novel “Le Tueur” (inedita in Italia), il film è un noir che ha una sua eleganza pur restando brutale e sanguinario ma siamo lontani dall’iconicità dei titoli suddetti.

La narrazione è divisa in sei capitoli di cui è davvero memorabile solo il primo, quello in cui il killer del titolo (Fassbender) presenta se stesso attraverso un dialogo interno che fa da voce fuori campo. In questa parte assistiamo a un affascinante vademecum di cosa passi per la testa di chi è pagato profumatamente per uccidere e scopriamo che in primis, per essere efficace, servono disciplina e concentrazione.

Ecco poi l’inaspettato fattaccio; dopo siffatta premessa il colpo non va a segno. L’inedito passo falso di mancare il bersaglio fa sì che si avvii una procedura per cui il nostro killer deve essere eliminato. I committenti del lavoro non andato a buon fine iniziano con lo spedire in ospedale la di lui compagna; così facendo però scatenano la vendetta del killer. Per la prima volta il fattore personale avrà un peso sulle sue azioni.

La caratterizzazione del protagonista è gustosa e regge l’intero film. Prende vita su due binari: dalle parole stesse con cui si racconta a sé il personaggio e dalle azioni che ne seguono. Il nostro si compiace di essere un uomo senza bandiere, religioni o opinioni. Un pragmatico più che un crudele. Uno che semplicemente "se ne frega". La prima volta che gli sentiamo enunciare i suoi personali comandamenti, bisogna ammettere che la cosa fa colpo: complice il modo in cui Fassbender ha perfetto controllo di espressione e movimenti, va in scena una litania di “renditi invisibile o almeno non memorabile”, “attieniti al piano”, “non fidarti di nessuno”, “l’empatia è debolezza” e cose del genere. Recitata però da una sorta di asceta rock, visto che è solito ascoltare un brano degli Smith per ridurre l’ansia quando prende la mira.

Quel che si evince in itinere è che “The killer” giochi proprio sul gap tra quel che il killer dice a sé e il comportamento che è in grado di adottare.

Il protagonista non è mai spaventoso, tutt’altro. Si abbiglia da turista tedesco ed è l’essere completamente adiacente a noi e alla nostra realtà a far tremare la sedia allo spettatore. La sua normalità e il suo prepararsi attingendo risorse da Amazon lo rendono un pericolo mimetizzato: può essere chiunque e avere chiunque nel mirino.

Ci sono un paio di momenti in cui il racconto cerca e ottiene una sonora risata dal pubblico, il che fa gioco all’intrattenimento: il substrato umoristico serve a dare respiro in un’opera che è pur sempre di violenza estrema. Folgorante poi la scena con Tilda Wilson nei panni di una collega campionessa di manipolazione verbale, così come di alto livello è quella della lunga lotta con un energumeno in una casa isolata.

“The Killer” è un ottimo film paragonato ai noir prodotti solitamente da Netflix, ma non pare granché se si pensa a quanto a lungo Fincher ne abbia sognato la realizzazione, vale a dire dal 2007, e che lo script sia a firma Andrew Kevin Walker, vero collaboratore di fiducia per Fincher (in precedenti illustri come “Seven” e “Fight club”).

Quanto a Michael Fassbender, unico nome in lista da sempre per il ruolo, la prova è superata.

Però per riportare ai vecchi fasti la carriera di un attore che da tempo partecipa a film non del tutto indovinati, ci vorrà qualcosa di più che una variazione d’autore di “John Wick” come questa.

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