Cinema

Giovanni Veronesi stronca il politicamente corretto: "Nuti oggi non potrebbe fare più certi film"

Il celebre regista sarà protagonista alla ventesima edizione del Magna Graecia Film Festival: la nostra intervista

Giovanni Veronesi stronca il politicamente corretto: "Nuti oggi non potrebbe fare più certi film"

Tutto pronto per la ventesima edizione del Magna Graecia Film Festival, in programma a Catanzaro dal 29 luglio al 5 agosto. Tra gli ospiti della kermesse ci sarà anche il regista Giovanni Veronesi per presentare il film “Romantiche” di e con Pilar Fogliati. Una sfida ostica per uno sceneggiatore abituato a lavorare su personaggi maschili, ma la scommessa è stata vinta. Nessuna speranza, invece, per l'esasperante politicamente corretto: "Io me ne frego, continuo per la mia strada".

Come è stato entrare in contatto con il mondo di Pilar Fogliati?

"L'ho vista per la prima volta in un video diventato virale anni fa, in cui faceva le imitazioni delle ragazze dei quartieri romani. Mi è piaciuta molto, l'ho contattata ed è venuta con me in radio a 'Non è un paese per giovani' per un anno. Poi abbiamo deciso di scrivere il film insieme, è stato molto bello scrivere con lei perchè una brava sceneggiatrice. Io non avevo scritto con donne e mi sono divertito tantissimo ad entrare nella psicologia femminile. Alla mia veneranda età di 60 anni ho fatto un salto mortale per entrare nella testa di una ragazza di 30".

Che sfida è stata tratteggiare dei personaggi comici femminili?

"È stata una bella sfida, mi è piaciuta, evidentemente ci siamo riusciti. Il bello del mestiere dello scrittore è quello di potersi immedesimarsi in chiunque: più fantasia hai e più hai osservato la realtà, più riesci a tratteggiare dei personaggi che sono distanti da te".

Ha detto che quando ha visto il film ha notato come gli uomini siano dei coglioni…

"Più che altro come lo donne ci vedano come dei coglioni! Questa è la cosa principale: loro ci vedono come esseri molto elementari e basici, mentre loro sono ad un livello più alto di furbizia, scaltrezza e intelligenza. Noi siamo troppo abituati a capeggiare, ci siamo un po’ impoltriti nel nostro potere. Oggi questa cosa non si può più fare egli uomini risultano un po’ sballottati, un po’ confusi. Era divertente vedere come Pilar ribaltava le scene (ride, ndr)".

Lei ha scritto pagine importanti del cinema comico italiano, che ne pensa di questa ondata di politicamente corretto?

"Io me ne frego, continuo per la mia strada. Ho 60 anni, non mi faccio impaurire dal politically correct. Ma noto che certe cose non si potrebbero più dire e non si potrebbero più fare. Per certi versi hanno ragione, perché il rispetto nei confronti va sempre mantenuto alto, ma io lo mantenevo anche prima. Poi ci sono degli eccessi, come non poter più pronunciare certe parole o esprimere certi concetti attraverso l’ironia. Non bisogna tarpare le ali alla comicità, perché questo significa fare una società molto simile a se stessa, con dogmi e parametri molto squallidi. Io sono un umorista, me ne devo fregare di questa roba".

Recentemente ci ha lasciati il suo grande amico Francesco Nuti. Forse oggi non avrebbe potuto dirigere certi film o certe sequenze...

“Beh, soprattutto ‘Donne con le gonne’, dove legava con la catena la moglie interpretata da Carole Bouquet. Ma in realtà oggi quel film ha un valore perché si capisce quanto Nuti era avanti rispetto ad altri suoi colleghi. Lui aveva il coraggio di dimostrare che l’uomo era confuso già agli inizi degli anni Novanta. Così confuso che lega la compagna con una catena al termosifone e le dice: ‘Ora basta, non puoi essere così emancipata!’. Il protagonista era così confuso e non sapeva come comportarsi, tanto da fare questo atto estremo. Ma in realtà poi nel film viene processato e condannato. Non era un’opera maschilista, ma fatto da un uomo che voleva raccontare la confusione degli uomini che viene da secoli di egemonia: non si deve soltanto raccontare la ragione di una donna. Quel film raccontava bene questa confusione, naturalmente dandogli torto. Ma è vero, secondo me quel film oggi non si potrebbe più fare per colpa di questo eccesso di perbenismo e di politicamente corretto che rischia di sciupare le menti creative”.

Ha diretto western, film comici, drammatici, un fantasy e così via. Le resta un sogno da realizzare?

"Mah, mi piacerebbe lavorare con attori stranieri con cui non ho potuto lavorare fino ad oggi. Però mi son tolto delle soddisfazioni anche lì: da De Niro a Keitel, non ho da recriminare. Ho lavorato con tante star. Questo tipo di sogno lo lascio ai ragazzi".

Nel 2019 insieme a Rocco Papaleo, Sergio Rubini e Alessandro Haber ha fatto il programma tv "Maledetti amici miei", un modo nuovo di fare tv...

"Noi abbiamo fatto a modo nostro. Non facevamo tv, non avevamo dogmi: lo facevamo con i nostri tempi e con nostri modi. Non avevamo ospiti, ma solo amici. Era un continuo ritorno a casa. Era un modo diverso di fare tv perchè noi non facevamo tv. Ed è giusto che non facciamo la tv, perchè stravolgeremmo tutto e forse potrebbe andare peggio di come va adesso. Ma potrebbe anche andare meglio...".

Quali sono i suoi prossimi progetti?

"Voglio fare un film sull’orsa Jj4 e su quel presidente della Regione (Fugatti, ndr) che insiste nell'avere torto".

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