Torino, 4 luglio 1957, unestate di 48 anni fa. Allimprovviso si aprono i cancelli della Fiat e un lungo, interminabile corteo esce dalla fabbrica, attraversa i viali alberati della città, avanza trionfalmente verso piazza San Carlo e poi ritorna sui suoi passi tra ali di folla plaudenti. Una, due, cento automobili dalle forme sinuose, come quelle delle eleganti modelle che svettavano dal tettuccio apribile di tela e lanciavano sorrisi e baci sotto il largo cappello di paglia.
È il debutto in società della 500, lauto che ha rappresentato un pezzo di storia italiana, un oggetto di culto ancora oggi che ormai da oltre 30 anni, dallestate del 1975, è stata archiviata nellalbum dei ricordi. Ecco perché la sua epopea su quattro ruote, raccontata nel dvd 500. LItalia in movimento, è stata scelta per chiudere in bellezza, e in spensieratezza, la collana «Storia degli italiani»: attraverso filmati depoca, interviste, documentari si potrà meglio comprendere che cosa ha rappresentato per il nostro Paese questa «piccola grande auto» (questo lo slogan utilizzato allepoca della sua nascita per lanciarla nel firmamento dei miti).
Cinquecento, quasi come il suo prezzo che alla fine degli anni Cinquanta era di 490mila lire. Cinquecento, quasi come la cilindrata di 479 cc, sufficiente a spingerla alla folle velocità degli 85 chilometri lora. Cinquecento, come i colori ed i modelli che di anno in anno i maestri dellalta moda automobilistica o gli appassionati del trasformismo su ruote inventavano per lei: rosa fucsia, giallo zafferano, verde muschio, Abarth, «giardiniera», con tetto o senza tetto, cabriolet o coupè, L come lusso, N come normale, R come rinnovata.
Che anni quegli anni. Fine della guerra, tempo di speranza e di sogni, voglia di riscatto e di vita un po meno scomoda, al Nord industrializzato come al Sud rurale da dove parte il grande esodo dei braccianti in cerca del loro piccolo miracolo economico. Per tutti cè un miraggio: lautomobile. Impossibile da acquistare, impossibile anche soltanto da immaginare. E allimprovviso apparve lei, la nuova 500, a prendere il posto della storica e stagionata Topolino. Con quellaria molto spartana, il motore a sogliola per lasciare più spazio al bagagliaio, la sigla in metallo Nuova 500 sul cofano motore, le portiere controvento da aprire e chiudere allincontrario. Che piacesse oppure no, quel che contava, in unItalia scricchiolante, era il costo basso, la manutenzione limitata al minimo ed i consumi ridotti che le consentivano sempre di vincere le Mobil Economy Run, gare dove non trionfava lauto più veloce o la più bella o la più roboante ma quella più risparmiosa, ideale, dunque, per trascorrere fuori porta i primi fine settimana liberi che le fabbriche concedevano ai lavoratori.
Fu anche molto merito suo se il numero delle automobili in circolazione sulle strade di unItalia che si stava sempre più allargando, passò dalle trecentomila del 1950 ai cinque milioni di quindici anni dopo, diventando così un prodotto di consumo, un bene indispensabile prima o poi da possedere, magari pagato con anni di cambiali, come la televisione, come il frigorifero o la lavatrice. E nellItalia che negli anni Sessanta ingrana la quarta sono le prime pubblicità a colori a narrare le virtù della 500: «Potete guardarla dallalto in basso e non si sentirà in soggezione», garantisce la voce maschile fuori campo, mentre un altro assicura le guidatrici meno temerarie: «Basta dire uno e due e il parcheggio è già fatto». Magari averla ancora oggi, uguale non soltanto nel nome, ma nello spirito spigliato e spartano, nella linea striminzita a scatoletta che sapeva illudere chi era al volante di essere al centro dellattenzione. E invece venne soppiantata da altri tre numeri, dalla Fiat 126 che agli occhi degli automobilisti appariva, a parità di cilindrata, più moderna, più comoda e veloce.
Era unaltra estate, ma del 1975, proprio trentanni fa, quando la 500, dopo 18 anni di vita e 3 milioni 678mila esemplari, sparì dal mercato.
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