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Cipro, se la pace passa per il gas

Dai progetti sull’energia potrebbe arrivare il carburante per accelerare i negoziati per arrivare ad una soluzione definitiva del problema dell’isola già nel 2016. E assieme ad Israele Anastasiades ha già messo in cantiere la costruzione di un nuovo gasdotto per portare il gas di Cipro in Europa.

Cipro, se la pace passa per il gas

Nicosia, Cipro - Tra il 14 e il 16 agosto di 41 anni fa, l’esercito di Ankara completava l’occupazione militare del 36% del territorio della Repubblica di Cipro. L’invasione turca iniziò il 20 luglio del 1974, quando, a seguito di un tentato colpo di Stato contro il presidente Makarios, appoggiato dalla giunta militare in Grecia, la Turchia approfittando del caos politico e denunciando la violazione del Trattato di Garanzia firmato nel 1960 con Cipro, Grecia e Gran Bretagna, colse l’occasione per invadere l’isola. Sul territorio occupato dall’esercito turco si autoproclamò nel 1983 la Repubblica Turca di Cipro Nord (RTCN), attualmente priva di riconoscimento internazionale, fatta eccezione, ovviamente, per quello turco. Da allora vanno avanti a più riprese e senza nessun risultato apprezzabile i negoziati per la riunificazione dell’isola. Oggi però, complici le recenti scoperte dei giacimenti di idrocarburi, questi negoziati potrebbero forse, presto, arrivare ad una svolta.

Cipro, dall’indipendenza alla membership europea
Da sempre nell’isola, colonia inglese dal 1878 al 1960, le rivendicazioni di indipendenza degli allora 180.000 greco-ciprioti, residenti a Cipro assieme a 46.000 turchi, furono volte alla Enosis (in greco, unione) con la Grecia, piuttosto che a forme di autogoverno. Proprio l’Enosis con la Grecia, che secondo un referendum tenutosi nel 1950 era vista con favore dal 96% dei greco-ciprioti, fu alla base della lotta armata condotta dall’EOKA – l'Organizzazione Nazionale dei Combattenti Ciprioti – contro gli inglesi. Lotta armata che coinvolse pure le organizzazioni turco-cipriote che chiedevano, per contro, l’unione - Taksim - con la Turchia, fomentate dai britannici che, tramite l’acuirsi della tensione interetnica, puntavano a mantenere il proprio dominio coloniale. Oggi a Cipro, nei comuni della parte greco-cipriota, ovunque si incontrano monumenti ai combattenti dell’EOKA, alcuni giovanissimi, che condussero la battaglia per l’indipendenza dai coloni britannici fino al 1960, anno dell’elezione del primo presidente della Repubblica di Cipro, il vescovo Makarios. A seguito dell’invasione turca del 1974 e della costituzione della RTCN, tutto il dibattito politico interno è stato incentrato sulla riunificazione dell’isola, cercata a più riprese e con diverse iniziative. Ma tutti i tentativi di mediazione internazionale intrapresi finora hanno avuto esito negativo, compreso l’ultimo, tenutosi contestualmente ai negoziati per l’acquisizione della membership comunitaria, ottenuta il primo maggio del 2004 solo dalla Repubblica di Cipro, con l’esclusione della RTCN. L’acquis comunitario necessitava infatti di una risoluzione pacifica della controversia che va avanti dal ’74, la quale fu cercata con il Piano Annan, presentato alle due comunità il 31 marzo del 2004 in Svizzera, a Burgenstock. Il piano delle Nazioni Unite prevedeva la costituzione di un singolo stato diviso in una federazione bi-zonale. Sottoposto a referendum, fu però respinto dal 76% dei greco-ciprioti.

La ripresa dei negoziati
Dopo ulteriori dieci anni di tentativi di conciliazione della questione e dopo otto mesi di silenzio nell'ultimo anno, a maggio del 2015 sono ripresi i colloqui di pace fra il presidente cipriota Nicos Anastasiades e il leader dei turco-ciprioti Mustafa Akinci. La produttività dei nuovi colloqui è stata salutata con favore anche dalle Nazioni Unite, che tramite l’inviato speciale per la questione di Cipro, Espen Barth Eide, hanno definito quella attuale “la miglior opportunità mai avuta dall'isola per risolvere il conflitto”. Una soluzione che, secondo le indiscrezioni fornite qualche settimana fa dal quotidiano turco "Hurriyet", dovrebbe riprendere in parte il Piano Annan. Si tratterebbe della creazione di due distinte unità statali, unite in una federazione con un governo centrale. Voci che circolano sull’isola e sui quotidiani locali, parlano di ulteriori concessioni che potrebbero essere fatte alla comunità greco-cipriota per spingerla a votare sì ad un nuovo referendum sulla riunificazione, che potrebbe tenersi già nel 2016. Tra queste, potrebbe esserci anche la restituzione dell’importante città di Famagosta alla parte greca dell’isola. I partiti più radicali però, come E.L.A.M., l’Alba Dorata cipriota, hanno già annunciato battaglia contro queste proposte, considerando la creazione di due entità statali come un riconoscimento di fatto della legalità dell’occupazione turca e della RTCN.

La pace del gas
Il carburante per la nuova accelerazione dei negoziati di pace a Cipro però potrebbe arrivare, letteralmente, dai giacimenti di idrocarburi scoperti attorno all’isola. Afrodite, questo è il nome del capo gasifero offshore scoperto nel 2011 al largo delle coste cipriote, potrebbe contenere infatti, secondo le stime più recenti, tra i 100 e i 170 miliardi di metri cubi di gas. Un potenziale ingente, al quale sono interessati diversi stakeholder e che potrebbe dare una spinta significativa all’economia locale. E che, per essere messo a frutto, richiede un certo grado di stabilità politica, che deve essere raggiunta al più presto al fine di attirare investitori e consentire alle compagnie interessate di fare ulteriori esplorazioni attorno al bacino. Proprio questo tema è stato al centro dei colloqui intercorsi a fine luglio tra il presidente Anastasiades e il premier israeliano Netanyahu, che ha scelto proprio Cipro come meta della sua prima visita ufficiale dopo la rielezione nel marzo scorso. Il primo ministro israeliano ha annunciato infatti la volontà di sviluppare sempre di più la cooperazione tra Israele e Cipro sulle questioni energetiche, e in particolare per lo sfruttamento delle risorse di Afrodite, Leviathan e Tamar, gli altri due campi gasiferi scoperti nella Zona Economica Esclusiva israeliana, e rivendicati anche dal Libano. Il progetto contemplerebbe, secondo quanto annunciato dal presidente cipriota, la creazione di un gasdotto nel Mediterraneo orientale che possa trasportare, in connessione con le pipeline eurasiatiche, gas naturale ed energia verso l’Europa. La stessa Europa che ha messo a disposizione, parola di Juncker e Mogherini, anche il suo aiuto per una soluzione rapida della questione cipriota.

Che forse, grazie alle prospettive offerte dal nuovo Eldorado del gas, potrebbe arrivare presto, già nel 2016.

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