"Città della scienza" Alla Milanesiana è di scena il futuro

Domani sul palco del Dal Verme i «Paradossi del tempo» con il matematico Werner. Poi una notte per la Pivano

"Città della scienza" 
Alla Milanesiana 
è di scena il futuro

Milano avanguardia culturale, dove sei? C'è chi la rimpiange e chi sa che indietro non ha senso né porta fortuna tornare. Importante però è capire se la città sia ancora punto di riferimento. Lo abbiamo chiesto ai protagonisti della Milanesiana, il festival culturale più importante dell'estate, più legati alla città. 130 ospiti internazionali - tanti sono i nomi della manifestazione di Elisabetta Sgarbi che si chiuderà il 19 giugno - sono infatti un'allegra invasione di letteratura, scienza, cinema e musica. Ma una volta chiuso il sipario sui palcoscenici, nei musei, nelle librerie chi e cosa rimane a tener vivo il fermento milanese? "Il livello è ancora troppo basso" esordisce la regista Marina Spada, che è stata domenica una delle anime femminili del pomeriggio dedicato a "Donne e paradossi" al Barrio's, con un omaggio a tre grandi milanesi del Novecento, Alda Merini, Fernanda Pivano e Antonia Pozzi. "Noto un interesse crescente per la fotografia, anche se sono stati appena tagliati i fondi al Museo di Cinisello Balsamo. Vedo un'ottima partecipazione giovanile alla produzione di cultura underground in situazioni di frontiera, in luoghi come il Teatro di Ringhiera, un caso di eccellenza che fa resistenza culturale in un quartiere dove prima regnavano abbandono e rovina. Tuttavia manca un occhio di riguardo alle scuole, come le Civiche, dove insegno, che hanno cresciuto per decenni fior di autori teatrali, musicali, cinematografici, e di cui molti milanesi ignorano addirittura l'esistenza. Mi sembra che questa sia una città di eventi. E va bene. Però è ora di pensare anche a centri di cultura permanenti". Uno di questi è senz'altro il MuseoScienza di via San Vittore, diretto da Fiorenzo Galli, che domani (Teatro dal Verme, ore 21) introdurrà la serata Milanesiana dedicata ai "Paradossi del tempo" con la Medaglia Fields - il più insigne premio ai matematici - Wendelin Werner, lo scrittore inglese Lawrence Osborne, il narratore ebreo americano Shalom Auslander, lo storico della letteratura Paolo Mauri e il concerto della cantante Noa. "Milano è culturalmente "biodiversa" - ci spiega Galli -. Manca però una chiave di lettura che possa farci comprendere se esiste un genius loci contemporaneo che le dia identità e coordinamento. I milanesi sono abituati al vulcanismo, ma chi viene da fuori spesso rimane disorientato. Oltre a moda e design esistono realtà come la nostra, all'estero sono interamente mantenute dallo Stato, mentre noi ci autofinanziamo al 75%, basate sul concetto che anche la scienza è cultura. Il prossimo anno? Ci occuperemo della qualificazione della ricerca rispetto alla natura, come physis, principio, e come ananke, forza che tutto può, temi di cui parlerò alla Milanesiana. Un vero palcoscenico però a Milano la scienza non ce l'ha".
Una figura fondamentale della cultura milanese verrà poi ricordata alla Milanesiana il 15 luglio (Dal Verme, ore 21) nell'evento "Una lunga notte per Fernanda Pivano" che prevede il protrarsi fino all'alba del ricordo della scrittrice. Tra i nomi che racconteranno il loro rapporto con "Nanda", Mascia Musy, Dori Ghezzi, Sandro Veronesi, Sabrina Colle, Enrico Rotelli, Giulio Casale, Paolo Mieli, Morgan, Etta Scollo e il Maestro Arnaldo Pomodoro, che sul futuro culturale di Milano ha il cuore aperto alla speranza: "Il fermento degli anni ’50, quando, poco più che troglodita, arrivai in città dalle Marche, non esiste più.

Ma era il dopoguerra, c'era urgenza di ricostruire. Oggi i giovani sono meno curiosi, mi cercano poco, però avverto una volontà di ripresa. Anche con gli eventi, sì, che infine mettono la cultura alla portata di tutti".

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