Cinema

Citto Maselli: falce, cinepresa e carrello

Un autore che ha sempre vissuto il cinema come impegno politico

Citto Maselli: falce, cinepresa e carrello

È stato il vero enfant prodige del cinema italiano, partigiano, iscritto al Pci, documentarista di grande pregio e allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia ben prima di compiere 18 anni. Subito dopo addirittura collaboratore, prima di Antonioni e Chiarini e poi di Visconti, compagno di Goliarda Sapienza e infine esordiente nel lungometraggio a 25 anni con Gli sbandati.

È morto ieri, a 92 anni, Francesco Maselli, soprannominato «Citto» da Pirandello in persona, suo zio. Con i lungometraggi successivi, I delfini e Gli indifferenti, conclude una trilogia sulla crisi della gioventù borghese con una modalità e un'attenzione alla rappresentazione delle vicende umane, private, all'intento della grande storia, anche sociale dell'Italia, che saranno per sempre la sua cifra stilistica. Eccetto che per una bizzarra interruzione nel '67, ampiamente rinnegata dal regista ma piena di libertà, con due commedie sofisticate dal cast internazionale, Fai in fretta ad uccidermi... Ho freddo! con Monica Vitti e Jean Sorel, scritta anche con Andrea Barbato, e Ruba al prossimo tuo... con Rock Hudson e Claudia Cardinale e per la regia di molti Caroselli tra cui quello famoso della Peroni «Sarò la tua birra», la cui pratica molto remunerativa abbandonerà nel fatidico '68 per un articolo di Lietta Tornabuoni su La Stampa che ironizzava su questo «comunista al soldo del capitale». Mentre, nei successivi Lettera aperta a un giornale della sera (1970) e Il sospetto (circolato in Italia con il titolo Il sospetto di Francesco Maselli per distinguerlo, se ce bene fosse stato bisogno, dall'omonimo film di Hitchcock), torna alla diletta dimensione politica analizzando le contraddizioni dell'intellettuale borghese.

Si dedicò anche all'attività sindacale come presidente dell'Anac (l'Associazione nazionale autori cinematografici) promuovendo, nel 1981, la fondazione della Fédération européenne des réalisateurs de l'audiovisuel (FERA) e dialogando con il nemico, ossia l'Associazione nazionale industrie cinematografiche e affini (ANICA).

Tornato al cinema nel 1986 con Storia d'amore, in cui lancia Valeria Golino, continua ad analizzare la condizione femminile in Codice privato con Ornella Muti e Il segreto con Nastassja Kinski.

Comunista fino al midollo non ha mai accettato la fine del partito in cui ha militato tutta la vita (è passato a Rifondazione comunista) perché, diceva in un'intervista del 2019 a Antonio Gnoli su Repubblica: «La fine del Pci è stata una tragedia. Oltretutto la si è voluta accomunare alla fine dell'Unione sovietica. Ma erano due cose ben distinte. Io non sono uscito dal Pci.

È il Pci che è uscito da me».

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