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Clima, svolta americana: i gas serra sono pericolosi Italia: accordo vincolante

Via alla conferenza di Copenaghen. L’obiettivo è sostituire il protocollo di Kyoto che scade nel 2012: guarda il video. Subito lo stop della Cina: "Diminuire la CO2? Solo dopo il 2040, noi in via di sviluppo"

Clima, svolta americana: 
i gas serra sono pericolosi 
Italia: accordo vincolante

Copenaghen - Due settimane per cercare di dare una svolta alla battaglia mondiale per salvare il nostro pianeta dalle disastrose conseguenze legate ai cambiamenti climatici. A Copenaghen apre oggi la Conferenza mondiale dell'Onu sul clima: 192 Paesi e più di cento capi di Stato e di governo - tra cui quello statunitense, Barack Obama e il premier cinese, Wen Jabao - si danno l’appuntamento per siglare un patto per stabilizzare il clima del pianeta. L’obiettivo del summit, che si concluderà il 18 dicembre, è arrivare a un accordo che permetta di sostituire il protocollo di Kyoto, che scade nel 2012. "L’Italia vuole un accordo politico vincolante", ha fatto sapere il ministro degli esteri, Franco Frattini.

Svolta Usa: "I gas serra sono pericolosi"
Il governo americano ha ufficialmente riconosciuto la "pericolosità" delle emissioni di Co2 aprendo così la strada a un intervento normativo che potrebbe nei prossimi mesi imporre per la prima volta un tetto alla produzione di gas inquinanti. A dare l’annuncio ufficiale è stata Lisa Jackson, direttrice dell’Environmental Protection Agency, l’agenzia federale che si occupa della protezione dell’ambiente, che in una conferenza stampa a Washington ha spiegato come il 2009 si pone come "l’anno in cui gli Stati Uniti hanno iniziato a fronteggiare la sfida dei gas serra e a cogliere l’opportunità di una riforma sull’energia pulita".

La Cina frena i buoni propositi Le emissioni di gas inquinanti della Cina, che insieme agli Stati Uniti è in testa alla classifica dei Paesi inquinatori, raggiungeranno un picco tra il 2030 e il 2040 e solo dopo cominceranno a diminuire. Lo ha sostenuto il ministro per la scienza e la tecnologia della Cina, Wan Gang, in un’ intervista al quotidiano britannico Guardian ripresa oggi da numerosi giornali cinesi. La Cina, ritenendosi un Paese "in via di sviluppo", rifiuta di fissare obiettivi precisi e vincolanti per la riduzione delle emissioni, che vengono invece richiesti ai Paesi industrializzati. Ciononostante Pechino, che sarà rappresentata dal premier Wen Jiabao al vertice sul clima di Copenaghen, appare determinata a ridurre le emissioni. Nell’intervista, Wan sostiene tra l’ altro che l’obiettivo della conferenza deve essere quello di "stabilire un quadro di riferimento per il trasferimento di risorse e tecnologia...piuttosto che bloccarsi sulle cifre". La Cina ottiene oggi dal carbone circa il 70% dell’energia che consuma mentre le energie pulite e alternative coprono l’ 8-9% del consumo, una percentuale che Pechino si propone di portare al 15% entro il 2020.

Rasmussen: "Diamo speranza al mondo" Il mondo intero guarda con speranza al summit di Copenaghen nell’auspicio che i negoziati sul clima salvino l’umanità: così il premier danese, Lars Loekkke Rasmussen ha salutato i delegati e le rappresentanze di 192 governi, riuniti a Copenaghen per il XV vertice dell’Onu sul clima, per trovare un accordo che freni il surriscaldamento del pianeta. "Nelle prossime due settimane, Copenaghen sarà hopenaghen", ha detto giocando sul termine inglese hope, speranza. "Il mondo intero guarda al vertice di Copenaghen con l’auspicio di salvaguardare l’umanità e di dare speranza per il futuro - ha detto Rasmussen - nelle prossime due settimane, Copenaghen sarà la capitale della speranza. A conclusione del vertice, dobbiamo essere in grado di restituire al mondo quello che oggi è stato garantito a noi: la speranza di un futuro migliore".

Gli obiettivi del summit L’annuncio che Obama sarà presente alla fase finale del negoziato ha ravvivato l’ottimismo e l’attesa sui risultati è così palpabile che l’Onu, raggiunta quota 5mila, ha sospeso gli accrediti dei giornalisti. L’obiettivo largamente condiviso del summit è di limitare la crescita della temperatura del mondo a due gradi centigradi. Gli esperti stimano che per riuscirci occorre dimezzare le emissioni entro il 2050 rispetto al 1990. Finora, però, gli impegni annunciati dai Paesi industrializzati per il 2020 implicano un calo tra il 12 e il 16% delle loro emissioni, contro il 25-40% auspicato. Gli Stati Uniti, che con Barack Obama (atteso a Copenaghen il 18) hanno riportato il clima tra le loro priorità politiche, si sono impegnati a ridurre del 17% le loro emissioni entro il 2020.

La posizione dei Paesi emergenti Cina e India, pur professando la loro buona volontà, sono pronte a ribadire le "responsabilità storiche" dei Paesi industrializzati nel riscaldamento globale e a farle pesare sul tavolo del negoziato. L’Ue che si era già impegnata a ridurre le sue emissioni del 20 per cento rispetto al 1990, sta valutando se può arrivare al 30 per cento. La bozza danese prevede un taglio delle emissioni del 30 per cento entro il 2020, del 50 per cento entro il 2050. Le posizioni rimangono distanti, ma la presenza dei capi di Stato (non era mai più accaduto, dopo il vertice di Rio) fa sperare che si arrivi a un accordo politico sostanzioso. Uno dei temi più spinosi rimane quello del finanzimento dei costi che i Paesi poveri dovranno sostenere per poter adottare tecnologie pulite e così ridurre le emissioni di gas responsabili dell’effetto serra. Un’ipotesi di accordo è che i Paesi ricchi finanzieranno 10 miliardi di dollari all’anno, a partire dal 2012. Il segretario generale della Conferenza, Yvo de Boer, ha chiesto una corsia preferenziale per lo stanziamento di 30 miliardi di dollari nei prossimi tre anni, una proposta sostenuta dall’Ue ma che incontra forti resistenze.

Ban Ki-Moon: "Firmeranno tutti" Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon crede che il summit di Copenaghen si concluderà con "un accordo firmato da tutti gli stati" membri dell’Onu. "Sono molto ottimista su Copenaghen. Raggiungeremo un accordo e credo che sarà sottoscritto da tutti i paesi dell’Onu e che sarà storico", ha detto Ban Ki-moon in una intervista al quotidiano danese "Berlinske Tidene", aggiungendo che "tutti i capi di stato e di governo sono d’accordo sull’obiettivo di combattere il riscaldamento del clima".

Ban Ki-moon ha anche esortato a "non perdere tempo, perché - ha detto - tutti i governi del mondo sono d’accordo sul fatto che la temperatura media del pianeta non deve aumentare di oltre due gradi".

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