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Controllo nascite, la Cina cambia slogan via «allevare meno bimbi e più maiali»

Eliminati da cartelloni e muri i messaggi più brutali ma la sostanza è la stessa

La musica resta la stessa, ma i toni cambiano. La Cina rilancia la campagna per il controllo delle nascite e il figlio unico, inasprendo le sanzioni, ma elimina gli slogan propagandistici più brutali su cartelloni, striscioni e muri delle case nelle zone rurali. Il rude e imperativo «Allevare meno bimbi e più maiali», con allusione al poter mangiare di più, sarà rimpiazzato dall’appello ecologico «La grande madre Terra è troppo stanca per sostenere più figli». Il lugubre «Un figlio in più vuol dire una tomba in più», con riferimento alla carenza di terreno coltivabile per l’espansione dei cimiteri, tanto che a Shanghai si incentivano «cimiteri marini» - cioè sepolture in mare - sarà sostituito dal tenero «Sia i maschietti sia le femminucce sono tesori dei genitori»: monito contro gli aborti dei feti femminili o l’antica benché illegale pratica di uccidere le neonate per poter riprovare sperando nell’arrivo del maschio. Il minaccioso «Casa distrutta, vacca confiscata se rifiuti la richiesta di aborto» sarà cambiato nel burocratese col pedagogico «La popolazione deve essere amministrata in modo scientifico, l’armonia deve essere costruita da tutta la popolazione».
E con ciò la linea politica del partito comunista in senso proprio, letterale, si avvicina al letto matrimoniale. «Costruire una società armoniosa» è infatti lo slogan del capo del partito e dello Stato, Hu Jintao, per una ridistribuzione del reddito, accorciando le enormi distanze fra ricchi e poveri, fra città e campagna, fra le sviluppate regioni costiere e quelle arretrate dell’interno. L’esortazione politica irrompe fra le lenzuola con un altro dei nuovi slogan: «Per costruire la società armoniosa, si deve prima risolvere il problema demografico». L’implicazione è che violare la regola del figlio unico possa essere considerato un atto di dissenso, se non di opposizione alla linea per la «società armoniosa».
I nuovi toni propagandistici sono stati decisi dalla Commissione per la popolazione e la pianificazione familiare. Essa ha stabilito di abbandonare la rozza propaganda «che suscitava ferite e risentimento nel popolo», per una che si richiami a benessere economico, all’eguaglianza dei sessi, aderenza alla linea del partito e all’ecologia. L’agenzia ufficiale Nuova Cina afferma che gli slogan brutali sono stati eliminati «per dissipare l’impressione che il governo voglia forzare la gente a rinunciare a più figli causando incomprensione della sua politica e macchiando l’immagine del governo stesso». Sono stati formulati 190 nuovi slogan, non brutali ma non meno fermi nel principio del figlio unico: solo alcune minoranze possono averne due. Secondo il governo, questa politica, lanciata nel 1979, ha prevenuto 300 milioni di nascite nel Paese, che supera oggi il miliardo e 300 milioni di abitanti. Ma essa ha anche causato malcontento. Nelle campagne sono praticati aborti forzosi e sterilizzazioni per rispettare la pianificazione. In maggio in alcune località si sono avute proteste contro le pesanti misure per chi ha messo al mondo più di un figlio, come confisca del raccolto o della casa. In due regioni di recente sono state aumentate le sanzioni fino a 8 volte il reddito medio di una famiglia. I neo-ricchi, come riconosce la stessa commissione, possono invece permettersi di pagare multe salate. Con la medicina prenatale, che permette di conoscere il sesso del nascituro, è diminuita l’uccisione delle neonate, ma sono cresciuti gli aborti selettivi dei feti femminili. Si è così creato un forte squilibrio dei sessi: nel 1982, per cento neonate si avevano 109 maschi; nel 2004 si sono avuti 121 maschi e 100 femmine.

Milioni di cinesi non troveranno moglie: dovranno importarla.

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