Cultura e Spettacoli

Così Boccaccio bacchettò Marziale

Scoperto all’Ambrosiana un codice in cui copiava gli «Epigrammi» e annotava: «Troppo piccante»

Per quattro secoli è rimasto negli scaffali della Biblioteca Ambrosiana. Prezioso ma anonimo frammento di quell’esorbitante patrimonio di codici manoscritti custodito dall’istituzione fondata da Federico Borromeo. La sorte gli aveva reso il servizio di sfuggire a incendi e furti ma l’aveva relegato in lande culturali periferiche. Nel 2002 era stato oggetto di restauro, ma anche allora nessuna delle mani che ne avevano ripreso le delicate pagine aveva sostato in qualche più profonda ipotesi. Fino a pochi giorni fa, quando l’intuizione di un giovane studioso dell’Università Cattolica di Milano, Marco Petoletti, ha improvvisamente accumulato su quel codice un patrimonio di sensazioni ed esperienze del tutto nuove: è il manoscritto, completamente autografo, con cui Giovanni Boccaccio ha copiato gli Epigrammi (dodici libri più Xenia e Apophoreta, circa 10mila versi) di Marco Valerio Marziale, morto attorno al 104 d.C.
Il codice - presentato ieri da monsignor Gianfranco Ravasi, prefetto dell’Ambrosiana, da Mirella Ferrari, ordinaria di Paleografia e Diplomatica in Cattolica, e dallo stesso ricercatore - fu copiato probabilmente dalla biblioteca di Montecassino, durante il soggiorno napoletano (1362-1363). La prova regina che quel testo fu sul suo scrittoio viene dalla biblioteca agostiniana di Santo Spirito a Firenze, a cui Boccaccio lasciò i suoi libri. Il manoscritto degli Epigrammi si trova in un inventario del 1451, dove sono indicate la prima parola della prima pagina («barbara») e le ultime parole della penultima («toxica seva gerit»). Le stesse del codice ritrovato.
L’autore del Decamerone non si limitò a riprendere le antiche poesie, ma corredò i margini con sue postille. Alcune particolarmente vivaci, come quella in cui «bacchetta» il Marziale più malizioso: «Sia maledetto questo poeta troppo piccante». D’altra parte Boccaccio fu il grande sponsor medievale del poeta latino (il codice ritrovato rappresenta forse proprio l’anello mancante di questa operazione «promozionale»). Fu proprio lui a darne notizia a Petrarca, che nelle sue ultime opere rifilò a Marziale il poco encomiabile giudizio di «poeta plebeo».
La scoperta permette anche di approfondire il dibattuto tema del Boccaccio disegnatore, visto che tra versi e postille trovano spazio quattro schizzi, tra cui un Seneca. L’importante ritrovamento sarà presto raccontato da Marco Poletti in un articolo - «Il Marziale autografo di Giovanni Boccaccio» - sulla rivista Italia medioevale e umanistica fondata da Giuseppe Billanovich, il docente della Cattolica che nella sua folgorante carriera ha rinnovato gli studi sulla fortuna e la circolazione dei «classici»: «Ogni manoscritto è miniera di storia», diceva.

Basta scavare.

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