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Così le mazzette del Qatar hanno comprato i mondiali

Così le mazzette del Qatar hanno comprato i mondiali

Nuvole artificiali, stadi climatizzati, città della perdizione. Gli strampalati propositi del comitato organizzatore dei mondiali di calcio in Qatar rischiano di rimanere bizzarre boutade travolte da uno scandalo di proporzioni epocali. Il piccolo stato del Golfo Persico è infatti a un soffio dal perdere il torneo iridato del 2022. Un rapporto dell'Fbi, consegnato alla Fifa nei giorni scorsi, metterebbe a nudo tutta una serie di irregolarità sull'assegnazione della coppa del Mondo. I sospetti di combine a dire il vero risalgono a gennaio, ovvero un mese dopo la vittoria qatariota proprio sugli Stati Uniti. Ma si era sempre trattato di sospetti, di voci di corridoio, di gossip, tutto questo mentre la Federal Bureau of Investigation, a fari spenti, ha portato avanti un'indagine raccogliendo documenti, testimonianze e, addirittura, prove su come il Qatar abbia "comprato" l'organizzazione del torneo.
A coordinare il gruppo di agenti è Louis Freeh, ex numero uno dell'Fbi, giudice e agente segreto durante la presidenza Clinton. Tutto avrebbe avuto origine da due membri del comitato esecutivo della Fifa, il camerunense Issa Hayatou e l'ivoriano Jacques Anouma, accusati di aver ricevuto da un intermediario 1,5 milioni di dollari ciascuno per votare il Qatar a discapito degli Stati Uniti. E qui salta fuori Mohamed Bin Hammam, candidato di ferro alla presidenza Fifa lo scorso giugno, ma soprattutto qatariota e membro del comitato organizzatore dei mondiali. Freeh sostiene che sarebbe proprio lui l'intermediario, il collettore di voti a pagamento. Tant'è che alla vigilia delle elezioni fece marcia indietro spianando la strada alla rielezione di Sepp Blatter alla guida del calcio mondiale. Il poliglotta elvetico sarebbe stato a conoscenza dell'imbroglio fin dagli albori, scegliendo di aprire ad orologeria il vaso di pandora per eliminare un candidato pericoloso alla sua corsa presidenziale. Atteggiamento che trasformerebbe Blatter da moralizzatore a complice dell'intera vicenda.
A incastrare Bin Hamman ci sarebbero delle mail inviate non solo ad Hayatou e Anouma, ma addirittura a membri delle federazioni di Corea del Sud, Giappone e Australia, le altre candidate al torneo del 2022. Un ruolo in questa vicenda pare che l'abbia avuto anche Chuck Blazer, segretario generale della Confederazione del Nord-Centro America e dei Caraibi (Concacaf) e membro del comitato esecutivo della Fifa. Dalle mail intercettate da Freeh risultano pagamenti per oltre 500 mila dollari (versati su un conto delle Isole Cayman). Bin Hamman sostanzialmente offriva l'esclusiva televisiva dei mondiali ad amici di Blazer in cambio di voti. Sulla vicenda si è espresso il presidente della federcalcio tedesca Theo Zwanziger, nominato nelle scorse settimane rappresentante del Comitato Etico della Fifa. «Nessuno ha mai capito i criteri che hanno premiato il Qatar. Alla vigilia dell'investitura veniva dato addirittura all'ultimo posto delle preferenze».
E mentre Hassan al-Thawadi, il segretario generale del comitato Qatar 2022, ha ribadito «che la vittoria è stata ottenuta in virtù dei più elevati standard etici e morali evidenziati dal mio paese», anche il governo degli Stati Uniti vuole vederci chiaro. Copia del fascicolo che Freeh ha inviato alla Fifa è finita sulla scrivania del ministro della giustizia Eric Holder, determinato ad aprire un'inchiesta e accertare le responsabilità.

«Gli Usa vogliono vederci chiaro - ha commentato il capo del calcio a stelle e strisce Sunil Gulati - la mancata candidatura ha provocato una perdita economica pari a 150 miliardi di dollari».

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