Così la stimolazione cerebrale migliora la qualità di vita dei malati di Parkinson

La Stimolazione cerebrale profonda (Deep brain stimulation) è utile per i pazienti con Parkinson. Fornisce infatti maggiori benefici ai pazienti con precoci complicazioni delle capacità motorie dovute alla progressione del Parkinson. Lo rivela uno studio (Earlystim) pubblicato sul New England Journal of medicine che ha coinvolto e valutato, in 17 centri di Germania e Francia, 251 pazienti colpiti da Parkinson con complicanze motorie precoci. A due anni di follow-up, si è registrato un miglioramento del 26% nella qualità di vita, rispetto ad un peggioramento dell'1% nei pazienti trattati con la sola terapia farmacologica. Oltre 100mila pazienti in tutto il mondo hanno ricevuto una terapia con stimolazione cerebrale profonda di Medtronic.
«Questi risultati segnano una svolta nelle cure dei pazienti con Parkinson. La terapia con stimolazione cerebrale profonda può migliorare la qualità di vita dei pazienti anche ad uno stadio precoce della malattia», precisa il professor Alberto Albanese, dell'Istituto Carlo Besta di Milano. Ulteriori risultati a due anni, dello studio sugli effetti della stimolazione cerebrale profonda messsa a punto a Minneapolis dai ricercatori americani di Medtronic, evidenziano un miglioramento del 53% delle capacità motorie, oltre ad un miglioramento del 61% delle complicanze indotte da Levodopa rispetto a un peggioramento del 13% in quelli che hanno ricevuto la sola terapia farmacologia. Attualmente, la terapia con Stimolazione cerebrale profonda è principalmente utilizzata nel trattamento dei pazienti con Parkinson in stadio avanzato, con complicanze motorie invalidanti.

I partecipanti dello Studio clinico Earlystim avevano sintomi del Parkinson in media da 7,5 anni.

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