Casarini si difende: "La Chiesa non c'entra". Slitta l'udienza sul caso Mare Jonio

L'ex leader no-global precisa che il caso dei finanziamenti dalla Chiesa non c'entra nulla con la vicenda della nave Mare Jonio. E lamenta: "Ciò che sta avvenendo è per orientare il processo"

Casarini si difende: "La Chiesa non c'entra". Slitta l'udienza sul caso Mare Jonio
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"La Chiesa non c'entra". Stamani, mentre entrava in tribunale a Ragusa, Luca Casarini si è premurato di sottolinearlo. Forse nel tentativo di spegnere le polemiche degli ultimi giorni sulla vicenda Ong e finanziamenti dalla Cei. Assieme ai suoi avvocati, l'ex leader dei no-global era arrivato puntuale alle 11 per l'udienza preliminare davanti al gup Eleonora Schininà in merito al cosiddetto "caso Mare Jonio". "Non c'è alcun elemento che riguardi i finanziamenti della Chiesa. Ciò che sta avvenendo in questo giorni è illegale e tende a orientare un processo. Ribadisco che non è negli atti del procedimento", ha affermato l'attivista ammesso da Papa Francesco al più recente sinodo dei vescovi.

"A Ragusa siamo indagati per favoreggiamento della immigrazione clandestina per il soccorso di 27 persone dell'11 settembre del 2020", ha sottolineato ancora Casarini, ritrovatosi sotto indagine assieme a Pietro Marrone, Alessandro Metz (in qualità di armatore Idra Social Shipping), Giuseppe Caccia, Agnese Colpani e Fabrizio Gatti. I reati loro contestati sono appunto di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina aggravato per trarne profitto e irregolarità in merito al Codice della navigazione. Indagato anche Geogios Apostolopoulos, la cui posizione però per difficoltà nella notifica degli atti è rimasta stralciata.

L'inchiesta - condotta dalla Guardia di Finanza di Ragusa, Squadra mobile e Capitaneria di porto – verteva su accaduto in occasione del trasbordo di 27 migranti dal cargo danese Etienne Maersk alla Mare Jonio nel settembre del 2020. La nave Ong poi trasferì i 27 migranti a Pozzallo. Secondo l'accusa, alla base di trasbordo ci sarebbe stato un accordo commerciale. I difensori degli imputati, gli avvocato Serena Romano e Fabio Lanfranca, però, respingono con forza la ricostruzione fatta dagli investigatori sostenendo che il bonifico è stato semplicemente erogato in applicazione della convenzione di Londra, per supportare le attività di salvataggio e soccorso.

E di soldi si parla anche nella parallela e differente vicenda sollevata mediaticamente dal quotidiano La Verità, che nei giorni scorsi aveva scritto di imponenti donazioni verso l'organizzazione umanitaria di Casarini, con il placet di alcuni alti prelati. Il quotidiano aveva anche dato conto di quanto emerso da alcune intercettazioni delle Fiamme gialle, ipotizzando un presunto uso improprio di quei finanziamenti. Come precisato dallo stesso Casarini, tuttavia, il caso della Mare Jonio finito in tribunale non ha nulla a che vedere con i presunti finanziamenti della Chiesa ma le due vicende in quale modo si sovrappongono fuori dal piano meramente giuridico, andando a comporre un quadro che la Lega non ha esitato a ritenere "inquietante". E se da una parte l'ex no-global si riserva di tutelarsi in ogni sede contro quelle notizie bollate come "tolamente false", dall'altra si registra un silenzio imbarazzato da parte degli inquilini dei sacri palazzi.

Alla fine, quanto alla controversia giudiziaria in corso, un difetto di notifica per due degli indagati -

Giuseppe Caccia e Fabrizio Gatti - ha fatto slittare l'odierna udienza preliminare sul caso "Mare Jonio" al 14 febbraio 2024. A tribunale e procura era stata depositata una istanza in merito alla vigilanza sul fascicolo.

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