Cronaca giudiziaria

"Non riesci a restare incinta". E lo straniero massacra la moglie

Un quarantenne pakistano è stato rinviato a giudizio per maltrattamenti in famiglia a Pistoia. Avrebbe picchiato ripetutamente la moglie, insultandola anche perché non riuscivano ad avere figli

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Avrebbe più volte massacrato di botte la moglie, prendendola a calci e pugni, impedendole di frequentare corsi di lingua italiana e sottoponendola a violenze verbali e insulti. Improperi che le rivolgeva anche perchè non riuscivano ad avere figli, a quanto sembra. E su queste basi, dovrà rispondere dell'accusa di maltrattamenti in famiglia. Protagonista della vicenda che arriva da Pistoia è un uomo di 40 anni originario del Pakistan, il quale dovrà comparire davanti al giudice il prossimo 12 luglio. Stando a quel che riporta il quotidiano La Nazione, il quarantenne straniero avrebbe instaurato un vero e proprio regime di terrore fra le mura domestiche, soggiogando la consorte coetanea che aveva a quanto pare sposato tramite matrimonio combinato. Discussioni scoppiate spesso per futili motivi, che stando a quanto ricostruito culminavano con vere e proprie aggressioni da parte del coniuge. Quest'ultimo, fra le altre cose, era a quanto pare contrariato dal fatto che la moglie non riuscisse a restare incinta.

E anche per questo l'avrebbe malmenata, in più occasioni. "Ti rimando in Pakistan - le avrebbe detto più volte, prima di insultarla - non resti nemmeno incinta". Le percosse sarebbero state all'ordine del giorno e l'avrebbe sottoposta inoltre ad una serie di umilianti privazioni. Un esempio? L'avrebbe isolata da qualsiasi contesto e non consentendole quindi, sempre secondo il capo d’accusa, di frequentare nemmeno i corsi di italiano. E le avrebbe inoltre sequestrato sia il passaporto che il permesso di soggiorno, per impedirle di allontanarsi. In almeno un'occasione, secondo gli inquirenti, il quarantenne straniero l'avrebbe anche afferrata per il collo, oltre a picchiarla.

Violenze che sarebbero andate avanti per diverso tempo e che sarebbero emerse solamente nell'agosto del 2022, quando la vittima riuscì ad uscire di casa e a recarsi presso il pronto soccorso dell'ospedale locale. La donna si presentò con tre dita di una mano fratturate, oltre che con diverse lesioni riconducibili alle botte che avrebbe preso dal coniuge. Dal pronto soccorso alla residenza protetta il passo era stato breve, anche con il sostegno del Centro Aiuto Donna e con l'intervento di un mediatore culturale. E nelle scorse ore, al termine dell'udienza preliminare, l'uomo è stato rinviato a giudizio. La quarantenne si è infine costituita parte civile.

"Ringrazio l’Italia perché mi ha ridato la vita – ha commentato la quarantenne, che ha finalmente avuto modo di frequentare un corso di italiano - sono contenta, perché finalmente sono una persona vera e perché potrò essere d’aiuto anche ad altre donne".

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