Ultimo viaggio

British Airways 5390, così il pilota risucchiato fuori dal finestrino si salvò grazie allo steward

Il 10 maggio 1990 sul volo decollato da Birmingham e diretto a Malaga accadde qualcosa di spaventoso. Il parabrezza della cabina di pilotaggio andò in frantumi e il comandante fu trascinato fuori dal velivolo, restando illeso

Screen ricostruzione Wonder via YouTube
Screen ricostruzione Wonder via YouTube
Tabella dei contenuti

Era il 10 maggio 1990 e dall’aeroporto di Birmingham decollò il volo British Airways 5390, con destinazione Malaga. Il decollo avvenne senza problemi, ma di lì a poco su quell’aereo accadde qualcosa di incredibile: una parte del parabrezza della cabina di pilotaggio esplose, spingendo il comandante Tim Lancaster fuori dall’aereo con tutto il busto. Fortunatamente la forza dell’aria esterna lo tenne incollato al muso del velivolo, mentre gli altri membri dell'equipaggio si cimentarono in una lotta contro il tempo per trattenere Lancaster all’interno ed effettuare un atterraggio d’emergenza nell’aeroporto più vicino.

Il decollo e l'esplosione del parabrezza

Erano precisamente le 7.20 di mattina del 10 giugno 1990, quando il Bac One-Eleven, bireattore monoplano ad ala bassa dell'azienda britannica British Aircraft Corporation, decollò da Birmingham. Il volo, diretto a Malaga, con a bordo 81 passeggeri, era pilotato dal comandante Tim Lancaster e dal primo ufficiale Alastair Atchison. Una volta effettuato il decollo senza problemi, Atchinson cedette il controllo del velivolo a Lancaster per fare colazione. E fu proprio mentre una delle assistenti di volo sta servendo i pasti, che si verificò uno degli incidenti più insoliti della storia dell’aviazione.

Il Bac raggiunse quota 17.300 piedi (5.300 metri), quando dalla cabina di pilotaggio si sentì il fragore di un’esplosione. Il parabrezza di sinistra si frantumò e Lancaster, che era seduto proprio di fianco al vetro rotto, venne risucchiato fuori con il busto e la testa. La forza dell’aria lo tenne incollato al muso dell’aereo, mentre le gambe erano dentro la cabina.

L’esplosione fece accorrere immediatamente lo steward Nigel Ogden, il quale, dopo essersi allacciato la cintura di sicurezza del comandante, lo afferrò per le gambe, mentre Atchinson contattò la torre di controllo, spiegando di dover effettuare un atterraggio d’emergenza il prima possibile. Senza attendere la risposta dei controllori di volo, a causa del rumore assordante causato dal vento, il copilota si infilò la maschera d’ossigeno, inserì il pilota automatico e iniziò la discesa per mettere in salvo il collega e tutto il velivolo.

Lancaster cercò di resistere, tenuto stretto da Odgen, il quale a un certo punto iniziò a soffrire di un principio di congelamento dovuto all’aria gelida e venne prontamente sostituito da un altro steward, John Heward. “Tim era stato risucchiato fuori dal finestrino - ha raccontato Odgen al Sunday Morning Herald nel 2005 - quello che riuscivo a vedere da dentro erano solo le sue gambe. Mi sono precipitato ad afferrargli la vita, per evitare che venisse portato via completamente”.

Odgen raccontò di quei 20 minuti di terrore indescrivibile, in cui insieme ai colleghi riuscì però a mantenere la mente lucida e a salvare il comandante, che ormai stava perdendo conoscenza: “Tutto era stato trascinato fuori e sebbene tenessi Tim saldamente, ormai sentivo di non farcela più. John mi afferrò per i pantaloni, per evitare che venissi sbalzato fuori e mi infilò un'altra cintura di sicurezza intorno ad un braccio. Per fortuna Alistair [Atchinson] aveva ancora la cintura allacciata, altrimenti sarebbe volato via”.

Alle 7.55 l’aereo venne finalmente autorizzato ad atterrare all’aeroporto di Southampton, dove Lancaster fu soccorso e i passeggeri evacuati. Ricoverato al Southampton General Hospital, al comandante Tim Lancaster vennero riscontrate diverse contusioni, una frattura al pollice, una a un braccio e a un polso, danni da congelamento e stato di shock. Anche Nigel Odgen riportò alcune ferite: una spalla lussata, e un principio da assideramento a un occhio e al viso. Entrambi erano stati a contatto con l’aria gelida, la cui velocità sfiorava gli 800 chilometri all'ora e i meno 17 gradi centigradi.

Le indagini

A occuparsi delle indagini riguardo a cosa avesse causato l’esplosione del finestrino del volo British Airways 5390 furono i funzionari dell'Air Accident Investigation Branch (Aaib), i quali rilevarono che il parabrezza andato in frantumi era stato montato solo 27 ore prima del volo. La procedura di montaggio era stata approvata dal responsabile della manutenzione, che venne in seguito accusato di aver lasciato che fossero installati ben 84 bulloni di fissaggio più piccoli di diametro di 0,66 millimetri e 6 più corti di 0,25 millimetri. Ma non è tutto: le autorità scoprirono che anche il parabrezza precedente era stato montato utilizzando bulloni errati.

Anche alla British Airways venne imputata una parte di responsabilità nella tragedia sfiorata, per non aver fatto visionare l'importante procedura del cambio del vetro a un secondo responsabile. Infine la direzione della gestione aeroportuale di Birmingham fu incolpata di non aver monitorato il responsabile della manutenzione della British Airways.

Dopo soli sei mesi dalla brutta avventura vissuta a bordo del volo 5390, il comandante Tim Lancaster tornò a volare, mentre Nigel Odgen si dimise nel 2001 a causa del trauma dovuto all'incidente.

Commenti