Gentile Simona, non so se il cittadino statunitense Kenneth Eugene Smith, condannato prima all'ergastolo e poi a morte nel secolo scorso, ossia nel 1988, per avere ucciso a coltellate su commissione Elizabeth Dorlene Sennett, moglie di un pastore, meriti la grazia per essere scampato ad un tentativo di esecuzione oltre un anno fa. Tuttavia so che di sicuro non avrebbe meritato la pena capitale in quanto, se è vero che nessun uomo ha il diritto di togliere la vita ad un altro uomo, non si comprende perché, allo scopo di punire, l'omicidio sia ammesso. Un controsenso folle e assurdo: per distogliere le persone dall'uccidere lo Stato ordina la pubblica uccisione di chi si è macchiato di questo crimine, macchiandosene a sua volta.
In uno Stato che si dica civile questo tipo di punizione dovrebbe essere cancellato, in quanto ci rimanda ad un'epoca arcaica, buia, irrazionale della storia della umanità, all'epoca in cui non esisteva il diritto e veniva applicata la legge del taglione consistente nella regola: «Occhio per occhio, dente per dente». Anzi, forse la pena di morte, così come viene comminata negli Stati in cui è prevista, è persino più spietata e crudele di quella norma preistorica, dal momento che il condannato a morte attende per anni e anni, persino decenni, il dì della sua fine senza neppure che gli venga comunicata la data. Si tratta dunque di una attesa che assomiglia ad una sorta di tortura quotidiana. Non è già questo un supplizio? Non è già questo un castigo?
Nel caso specifico abbiamo un essere umano che è scampato alla esecuzione e che è stato martoriato non soltanto nell'attesa per decenni della sua soppressione ma anche dal tentativo di soppressione stesso. Infatti, Kenneth è rimasto per quattro ore legato alla barella, mentre si cercava di individuare le vene in cui iniettare il veleno letale. Il tutto davanti al pubblico che si godeva lo show come se si trovasse al cinema, il che rende quello che è avvenuto ancora più barbaro, violento e inumano. Insomma, questo individuo ha subito una vera e propria tortura, eppure di questo chi risponde? Chi paga? O dobbiamo concludere che è giusto torturare oltre che massacrare chi ha compiuto un crimine?
Inoltre, il signor Smith sarebbe il primo uomo ad essere giustiziato mediante l'ipossia di azoto. Pure questa è una sevizia, che implica una morte lenta, per soffocamento e asfissia. Qualcosa di inaccettabile, che mi suscita un senso di orrore.
Quale sarebbe la ratio di tale accanimento nei confronti di Kenneth? E quale sarebbe la ratio della pena di morte, in generale? Essa non può consistere che nella mera volontà di vendetta, qualcosa di incompatibile con il progresso umano e giuridico. La punizione deve essere finalizzata alla rieducazione e non alla macellazione del reo. Quest'ultima è di fatto inutile: non ci restituisce un cittadino migliore o redento, dato che questi viene fatto fuori, ce ne sbarazziamo, né rappresenta un deterrente capace di condurre all'azzeramento di determinati delitti. Assassinare chi ha ucciso non è una cura efficace contro il crimine. Tutt'altro, lo avvalora, lo perpetra, lo legittima.
Eppure la nostra storia, così come la nostra cultura, è segnata proprio dal passaggio di un uomo che fu un condannato a morte e che fu pure
giustiziato, ossia Gesù Cristo. Sarebbe sufficiente considerare ciò per depennare la pena capitale da qualsiasi ordinamento dei Paesi che fanno parte di quell'Occidente che, nonostante tutto, si ritiene libero, illuminato e civile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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