Guerra in Ucraina

"Rischio blackout": la centrale di Zaporizhzhia scollegata dalla rete

Rischio blackout alla centrale di Zaporizhzhia, occupata dai russi in Ucraina. Vediamo cosa succede nel più grande impianto elettronucleare d'Europa

"Rischio blackout": la centrale di Zaporizhzhia scollegata dalla rete

La centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, occupata dalle forze armate russe nelle prime settimane dell'invasione dell'Ucraina e poi collegata alla rete elettrica del Paese di Vladimir Putin, torna a far parlare di sé. A preoccupare, in questo caso, è lo scollegamento dalla rete elettrica della più grande centrale elettronucleare d'Europa, in cui nelle ultime ore sono stati segnalati alcuni malfunzionamenti.

Sia l'operatore nucleare ucraino Energoatom che il management della centrale installato dai russi hanno segnalato il fatto che nella notte tra il 9 e il 10 agosto ha subito un calo dell'alimentazione dalla principale linea di trasmissione di energia esterna da 750 kV, dovendo ricorrere a una linea di riserva da 350 kV che non permette la copertura di tutti i processi che avvengono al suo interno. Energoatom ha parlato in una nota pubblicata sul suo canale Telegram di "rischio blackout" per la centrale, aggiungendo che "regime del genere è difficile per reattore, la sua durata limitata e può provocare falle dell'equipaggiamento principale dell'unità energetica".

Non c'è alcun rischio strutturale per la tenuta della centrale o per possibili fughe radioattive, ovviamente, ma quel che preoccupa è soprattutto se blackout o cali di tensione dovessero mettere a rischio la possibilità di governare il raffreddamento dei reattori. E proprio la comunicazione da parte di Energoatom di una perdita di vapore dal quarto reattore durante la fase di arresto hanno destato preoccupazione.

Zaporizhzhia rischia di vedere in questo caso i suoi reattori, che sono nella fase di avvicinamento al temporaneo abbassamento dell'operatività autunnale e invernale, doversi arrestare "a caldo". Quindi, senza che la prospettiva di un arresto a freddo meno logorante mediante l'uso di acqua pompata elettronicamente nelle zone del nocciolo sia garantita. Il 25 luglio scorso il quarto reattore era già stato arrestato a caldo, in maniera brusca, nonostante gli avvertimenti dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica (Iaea) i cui esperti in un report "incoraggiano fortemente la centrale nucleare di Zaporizhzhia a studiare tutte le possibili opzioni per installare una caldaia esterna per generare il vapore necessario, che consentirebbe al sito di portare tutte le unità in uno stato di arresto a freddo".

Energoatom nel suo comunicato parla proprio della possibilità imposta di un'arresto a caldo come della "principale minaccia alla sicurezza nucleare" dell'impianto occupato dai russi, anche se in questo caso non si pone un rischio di fusione del nocciolo, ma solo di una dispersione secondaria di radiazioni non impattante come la catastrofe temuta in caso di danneggiamento diretto di uno dei reattori durante la fase di operatività.

Ma gli esperti che hanno avuto modo di visionare le immagini delle fuoriuscite di vapore da Zaporizhzhia gettano acqua sul fuoco. L'arresto a freddo sembra essere garantito nonostante il distacco dalla rete per il direttore del dipartimento per la Sicurezza nucleare dell'Enea, Alessandro Dodaro, che ha dichiarato all'Ansa che quella a cui si sta assistendo "è una fuoriuscita di vapore avvenuta in uno dei generatori di vapore della centrale. Sono circuiti che non sono in contatto con il nocciolo del reattore; ricevono acqua molto calda e la scambiano con altra che diventa vapore e fa girare la turbina". Per Dodaro, dunque, lo spegnimento a freddo del reattore numero quattro sta avvenendo a freddo in questo caso, in conformità con i protocolli Iaea. Concorde e rassicurante il parere di Ugo Spezia, già direttore della sicurezza della Sogin, per il quale "tutte le unità della centrale sono in condizioni di spegnimento e sono sotto il controllo costante dell'Iaea, che ha propri esperti in loco, i quali accedono all'impianto quasi quotidianamente. Quella di cui si parla non è una perdita ma una fuoriuscita controllata di vapore, non radioattivo, dai circuiti di raffreddamento: un evento del tutto normale in ogni impianto nucleare".

Del resto stiamo parlando di una centrale di elevata complessità tecnologica, tutt'altro che obsoleta. Zaporizhzhia, lo ricordiamo, utilizza sei reattori di fabbricazione sovietica modello Vver (Vodo-Vodjanoj Ėnergetičeskij Reaktor, che significa Reattore Energetico Acqua-Acqua) fondati su un sistema complesso di macchinari a acqua pressurizzata e pompe di vapore per garantire il raffreddamento. Rispetto ai più vetusti impianti tristemente noti per casi come Chernobyl "sono considerati tra i più sicuri disponibili e sono progettati per prevenire incidenti catastrofici", nota EnergyCue, aggiungendo che "la loro struttura e i meccanismi di sicurezza integrati garantiscono un elevato livello di protezione. Le preoccupazioni riguardo un’esplosione nucleare o un incidente simile nella centrale nucleare di Zaporizhzhia sono ridotte grazie alla natura intrinsecamente sicura dei reattori e alle misure di sicurezza adottate". Zaporizhzhia rischia dunque un blocco operativo, un danno alla sua prospettiva di far "riposare" il materiale fissile e la possibilità di non poter avviare contemporaneamente i processi di arresto a freddo di tutti i suoi reattori in maniera congiunta. Ma sui dati a disposizione anche di fronte al rischio blackout la "Chernobyl del XXI secolo" non si verificherà.

Se su questo fronte il rischio per l'impianto è sul fronte dell'operatività e delle capacità di generazione, non sulla dispersione radiologica che inquieta molti osservatori, il vero tema da tenere d'occhio è sul possibile coinvolgimento della centrale nella guerra russo-ucraina, che sta vedendo le armate di Mosca e Kiev scontrarsi con acredine proprio nell'oblast di Zaporizhzhia.

Lì si rischiano incidenti ben più rischiosi perché imprevedibili e difficili da governare coi mezzi tecnici a disposizione.

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