Scena del crimine

L’omicidio, il corpo fatto a pezzi e la sentenza choc: chi era Carol Maltesi

Carol Maltesi fu uccisa nel gennaio del 2022: i suoi poveri resti furono ritrovati due mesi e mezzo dopo il delitto. L’assassino Davide Fontana è stato condannato a 30 anni

L’omicidio, il corpo fatto a pezzi e la sentenza choc: chi era Carol Maltesi
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Carol Maltesi era di origini italo-olandesi ma era cresciuta a Sesto Calende, in provincia di Varese. Aveva 26 anni ed era madre di un bimbo piccolo. Prima del lockdown per la pandemia di Covid 19 lavorava come commessa in una lussuosa boutique nella zona di Milano Malpensa. Successivamente, per arrotondare lo stipendio, aveva deciso di aprire un profilo su OnlyFans, una piattaforma online che promuove anche contenuti hard, adottando il nome d’arte Charlotte Angie. In quel contesto aveva conosciuto il suo assassino Davide Fontana: bancario, food blogger e aspirante pornoattore, con cui per un breve periodo aveva avuto anche una relazione sentimentale. Poi i due si erano lasciati decidendo comunque di mantenere buoni rapporti. Al punto che avevano continuato a frequentarsi da amici e collaborare alla produzione di filmini amatoriali. Il delitto della Rescaldina, così è stato ribattezzato dalla stampa l’omicidio, avvenuto tra il 10 e l'11 gennaio 2022 è stato uno dei più cruenti degli ultimi anni. Nel motivare la sentenza di condanna a 30 anni per Fontana, i giudici della Corte d'Assise di Busto Arsizio hanno usato parole choc: "Lei era giovane e disinibita, lui innamorato perdutamente". E ancora: "A spingere l’imputato non fu la gelosia ma la consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dal senso di crescente frustrazione per essere stato da lei usato e messo da parte". Considerazioni che hanno generato sgomento nell’opinione pubblica e indignazione tra i familiari della vittima.

L’omicidio

Il delitto avvenne in un appartamento di via Barbara Melzi a Rescaldina, nel Legnanese, tra il 10 e l’11 gennaio del 2022. Fontana, vicino di casa della 26enne, in quel periodo lavorava in smartworking. La mattina del delitto aveva concordato con Maltesi di registrare due video da pubblicare sul noto portale di porno amatoriale. Nel contesto della registrazione, legò la 26enne a un palo da pole dance e, dopo averle infilato un sacchetto sulla testa, cominciò a colpirla con un martello. Quando si rese conto che la giovane era esanime, le recise la gola con un coltello da cucina.

L’orrore sul cadavere

Il giorno successivo al delitto, il killer decise di disfarsi del cadavere. Così, spostandosi con la Fiat 500 della vittima, si diresse in un negozio specializzato in utensileria e materiale edile per acquistare un’accetta e un seghetto di metallo. Rientrato a casa attese circa 24 ore prima di depezzare il cadavere, il tempo necessario per ricevere il braciere (che poi restituì intonso) e un congelatore a pozzetto acquistati online. Dopodiché si accanì sul corpo della 26enne, smembrandolo in 18 parti. I resti furono poi infilati in cinque sacchi neri. "Ci avrò messo un’ora e mezza", rivelò agli inquirenti riguardo alle tempistiche delle macabre operazioni.

Settanta giorni di orrore

Nelle settimane successive, il killer meditò come far sparire il corpo senza vita della giovane. L’idea iniziale era quella di disfarsene con un braciere, tentativo che azzardò durante una vacanza a Vararo, frazione del comune di Cittiglio, nel Varesotto, dove aveva affittato un appartamento. Ma poi decise di desistere, tornando a casa con i sacchi contenenti i resti di Maltesi, che abbandonò in freezer. Per non destare sospetti, si appropriò del cellulare della vittima rispondendo ai messaggi di amici e familiari con nonchalance. Non solo: bypassò anche le offerte di lavoro che arrivarono sugli account social della 26enne, giustificando l’assenza di contenuti sulla piattaforma OnlyFans con ipotetici viaggi di lavoro. “Sono da mio figlio, poi starò via per lavoro”, rispondeva ai messaggi fingendosi la ragazza.

I resti nella scarpata

Per più di due mesi e mezzo, Fontana continuò a vivere come se nulla fosse: lavorava, pubblicava foto sui social e interagiva con i follower. Finché il 20 marzo 2022 realizzò che fosse giunta l’ora di disfarsi del cadavere. Così, si diresse a bordo della Fiat 500 di Carol Maltesi tra le montagne di Bergamo e Brescia. Giunto in località Paline, una frazione del comune di Borno, si fermò in una piazzola di sosta: tirò fuori i sacchi neri dal bagagliaio e li gettò giù da un dirupo. Poi tornò a Rescaldina, non senza essersi fermato prima a fumare una sigaretta sul ciglio della strada.

Il ritrovamento del cadavere

A sole 24 ore dalla conclusione del piano criminale, un residente della zona notò una "mano con delle unghie viola glitterate" sporgere da uno di quei sacchi finiti nel dirupo decidendo di allertare i carabinieri. L’identità del cadavere fu confermata grazie ai tatuaggi. Di lì a poco, la notizia del macabro ritrovamento finì su tutti i quotidiani locali e nazionali. I nastri estrapolati dalle telecamere di sorveglianza cittadina immortalarono Davide Fontana alla guida della Fiat 500 di Maltesi. Tanto bastò agli inquirenti per finire sulle tracce dell’assassino, marcato a uomo in attesa di un passo falso. Decisivo fu poi l’intervento del giornalista di BresciaNews Andrea Tortelli che, dopo aver recuperato il numero di cellulare della 26enne, inviò un messaggio chiedendo di sentire "la voce viva" della giovane. Tanto bastò all’assassino per realizzare di non avere più alcuna via di scampo. Il 29 marzo Fontana tentò di depistare per l’ultima volta gli inquirenti denunciando la scomparsa dell’amica, ma poi crollò: “Sono stato io a ucciderla”, confessò. L’arresto fu immediato.

La condanna

Rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio aggravato, distruzione e occultamento di cadavere, lo scorso 12 giugno Davide Fontana è stato condannato in primo grado a trent’anni di reclusione. I giudici della Corte d’Assise di Busto Arsizio non hanno riconosciuto all’imputato le aggravanti della premeditazione, della crudeltà e dei motivi futili e abietti contestate dalla procura. Secondo i magistrati del collegio giudicante il movente del delitto non fu la gelosia ma "la consapevolezza di aver perso la donna amata". E nello specifico, a parere della Corte, l'omicidio "era un modo per venire fuori da questa condizione di incertezza e sofferenza non più sopportabile, innescata dalla decisione della stimolante donna amata di allontanarsi da lui".

Della giovane Carol Maltesi resta solo il ricordo di chi le ha voluto bene e una foto in cui stringe a sé il suo figlioletto, insieme con lo sguardo rivolto all'orizzonte.

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