Scena del crimine

"L'omicidio di Meredith Kercher? Caso chiuso. Ma c'è almeno un complice a piede libero"

Meredith Kercher fu uccisa la notte tra il 1° e il 2 novembre 2007 a Perugia. Per l'omicidio Rudy Guede fu condannato a 16 anni di reclusione. Assolti in via definitiva, invece, Sollecito e Knox. L'esperta: "Per i giudici Amanda era nell'abitazione"

Meredith Kercher
Meredith Kercher

"Il delitto di Perugia è un caso chiuso dal punto di vista processuale ma presenta degli aspetti abbastanza peculiari. C'era almeno un altro soggetto sulla scena del crimine". A dirlo è la nota criminologa Roberta Bruzzone commentando l'omicidio di Meredith Kercher, la giovane studentessa inglese uccisa in un appartamento di via della Pergola 7 a Perugia nella notte tra il primo e il 2 novembre 2007.

Rudy Guede, uno dei tre imputati per il delitto, fu condannato a 16 anni di reclusione per "omicidio in concorso con ignoti". Gli altri due, Raffaele Sollecito e Amanda Knox, furono assolti in via definitiva dopo aver scontato quattro anni di detenzione a seguito delle condanne inflitte in primo grado di giudizio. "Forse se Guede fosse stato chiaro fin da subito questo processo avrebbe avuto un esito diverso", dice l'esperta in un'intervista rilasciata alla redazione de ilGiornale.it.

Dottoressa Bruzzone, la Cassazione ha accolto il ricorso di Amanda Knox contro la sentenza di condanna per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba. Cosa pensa al riguardo?

"È abbastanza inusuale che la Cassazione accolga un ricorso, peraltro rinviando a nuovo giudizio, sulla scorta di un pronunciamento della Cedu. Dal mio punto di vista questa decisione suscita qualche perplessità sul piano giuridico".

Perché?

"In Italia abbiamo una sovranità giurisprudenziale e giuridica rispetto alla Cedu. Quindi che si celebri un nuovo processo per valutare una serie elementi che sono stati oggetto di ricorso da parte della difesa di Amanda Knox alla Cedu è abbastanza anomalo. Senza contare che c'è una sentenza passata in giudicato per quel procedimento. Sarebbe, di fatto, un quarto grado di giudizio".

Ritiene che questo nuovo processo possa rivelare ulteriori dettagli sull'omicidio di Meredith?

"Questo processo si basa sull'ipotesi della calunnia, ovvero le accuse che Amanda Knox mosse nei confronti di Patrick Lumumba nel noto interrogatorio che è stato spesso oggetto di contestazione da parte della difesa. Dichiarazioni che, secondo i legali della Knox, l'allora indagata aveva reso perché avrebbe subito delle 'pressioni' - peraltro mai dimostrate - che l'avrebbero portata a mentire accusando falsamente Lumumba. E quindi l'elemento soggettivo della calunnia non sarebbe sussistente. Dunque, rispondendo alla sua domanda, escludo che i giudici entreranno nel merito dell'evento omicidiario. A parer mio, non ci saranno ulteriori o nuove rivelazioni sull'omicidio di Meredith".

Quindi considera il delitto di Perugia un caso chiuso?

"L'omicidio di Meredith Kercher è un caso chiuso da un punto di vista processuale, ma presenta molti aspetti peculiari".

Riguardo a cosa?

"Nella sentenza di Cassazione del processo bis i giudici si dicono certi che Amanda Knox fosse all'interno dell'abitazione al momento del fatto ma non possono collocarla con altrettanta certezza sulla scena del crimine, ovvero nella stanza in cui fu aggredita e uccisa Meredith".

Sulla base di quale elemento la Corte di Cassazione è giunta a questa conclusione?

"Fu Amanda Knox a collocarsi all'interno dell'appartamento di via della Pergola 7 nel memoriale che scrisse in carcere. Sulla scorta di questo documento, i giudici hanno ragionevolmente dedotto che la Knox fosse dentro quella casa mentre Meredith moriva e non abbia fatto niente per salvarla. E siccome c'era lei, per certo - i giudici lo scrivono in modo chiaro e inequivocabile -, verosimilmente c'era anche Raffaele Sollecito. Ma questo non è possibile affermarlo con certezza perché non ci sono elementi di prova. Ricordiamoci, però, che nella sentenza di assoluzione i giudici furono tutt'altro che generosi con i due imputati (Knox e Sollecito ndr)".

Nella sentenza di condanna per Rudi Guede, invece, i giudici scrivono che ha agito "in concorso con ignoti". Da criminologa ha trovato riscontro a questa conclusione?

"Sulla scorta delle tracce disponibili e rispetto al quadro lesivo della vittima posso sicuramente dirle che Guede non ha agito da solo".

Quindi è ipotizzabile che ci sia un complice verosimilmente ancora "a piede libero"?

"C'era almeno un altro soggetto sulla scena del crimine. Meredith presentava più di 40 lesioni, cosiddette "da minaccia", sul corpo. È impossibile che Guede sia riuscito a fare tutto da solo perché Meredith era una ragazza sportiva e reattiva, si sarebbe difesa. Poi chi fosse quell'altra persona presente nella stanza in cui si è consumato l'omicidio può dirlo solo Guede. Se fosse stato un po' più chiaro fin dall'inizio, invece di fornire versioni talvolta contrastanti, forse oggi avremmo un pronunciamento diverso".

E sul movente nutre qualche perplessità?

"Credo che la matrice di natura sessuale del delitto sia assolutamente verosimile. C'erano solo tracce di Guede sulle parti intime di Meredith".

Invece l'arma del delitto è un enigma.

"Inizialmente era stato ipotizzato che potesse trattarsi di un coltello da cucina ritrovato a casa di Raffaele Sollecito. Ma secondo i giudici della Cassazione, nel processo bis, le tracce presenti su quel coltello non sono attribuibili né ad Amanda Knox né a Meredith Kercher. E questo è uno degli elementi che di fatto ha portato all'assoluzione in via definitiva di Knox e Sollecito".

Concludendo, lei pensa che vi sia un'altra verità sul delitto di Perugia?

"Una verità processuale c'è già e il caso, è bene ribadirlo, non può in alcun modo essere riaperto. Ripeto, è tutto agli atti dell'ultima sentenza di Cassazione.

Forse se ci fossero state meno reticenze questa storia avrebbe avuto un finale diverso".

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