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Da bancario a banchiere. Ma Sarri non è un Giuda

Da bancario a banchiere. Ma Sarri non è un Giuda

Era vestito con l'abito da cerimonia, divisa ufficiale del club, cravatta compresa, ma ha parlato come se avesse, indosso, la tuta. Schietto, nei limiti del consentito dalle regole sabaude, puntuale e per nulla ruffiano, toscano nell'intelligenza della battuta e nell'intuizione delle risposte. Non ha circuito i tifosi bianconeri che lo stanno trattando come un migrante clandestino, non ha rinnegato la sua origine napoletana e il suo affetto per quella folla meravigliosa ma ha ribadito che il mestiere porta a scelte che fanno parte del gioco e, dunque, la sua carriera meritava questa stazione di arrivo. Che è anche di partenza, nel club più importante d'Italia, nella squadra carica di titoli.

Sarri da bancario vuole diventare banchiere, entra a fare parte di un'azienda che ha ritmi e testa di un cinismo, di una perfidia e di un senso di appartenenza, quasi esclusivi. Chi scrive e parla di stile Juve non sa di che cosa stia parlando e scrivendo, lo stesso stile è una invenzione giornalistica, legata soltanto a Gianni Agnelli e suo fratello Umberto. Potrei elencare altre figure che con il sedicente stile nulla hanno avuto a che fare in passato o hanno, tra i contemporanei. Sarri ha ammesso errori di linguaggio e di postura ma ha aggiunto che facevano parte di un momento di lotta e passione. Non significa, come qualcuno invece lo condanna, di un avido voltagabbana ma è l'orgoglio di un professionista che vuole raggiungere il risultato migliore.

Il popolo napoletano non gliela perdona, quello juventino lo aspetta all'esame: deve battere Conte e l'Inter e andare a vincere al San Paolo come lui stesso fece all'Allianz di Torino. De Laurentiis Aurelio, con il garbo che lo contraddistingue, gli ha mandato un messaggio elegante, ricordando che Sarri urla e bestemmia. Direi che sarebbe l'ideale interprete di un cinepanettone. Aurelio, come lo ha nominato lo stesso Sarri in conferenza, dovrà farsi una ragione: l'ex consulente finanziario ormai ha traslocato a Torino, forse con la tuta, forse con la sigaretta, forse con le guance non rasate, in quel viso che ricorda don Pietro Savastano, nella serie televisiva Gomorra.

«Ogni mattina mi svegliavo e il primo pensiero era quello di sconfiggere la Juventus». Sarri Maurizio finalmente dormirà serenamente e si desterà tranquillo.

L'incubo riguarderà altri colleghi suoi.

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