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La barbarie della bimba convertita a forza all'islam

La barbarie della bimba convertita a forza all'islam

C'è un primo gruppo di individui da condannare nella vergognosa vicenda della bimba cristiana affidata a due famiglie musulmane una peggio dell'altra: i servizi sociali di Londra. In Italia abbiamo conosciuto episodi tremendi, ma evidentemente anche a Londra hanno perso il buonsenso (oltre che il rispetto della legge) per capire che nel decidere l'affidamento di un minore non si può pescare una coppia purchessia dall'urna delle disponibilità. Bisogna considerare lingua, abitudini, razza, religione. I bambini tolti ai genitori subiscono già uno sconvolgimento gravissimo, se poi finiscono in una caienna vengono traumatizzati per tutta la vita. Devono trovare quell'affetto e quell'abbraccio che evidentemente non hanno mai avuto, non un mondo estraneo, pieno di regole indecifrabili, frutto di una cultura e di una religione aliena.

Ma, assieme alla piccola, alla quale il destino non ha regalato un'infanzia felice nemmeno prima di consegnarla a musulmani di rigida osservanza, l'altra grande vittima di questa grottesca vicenda è la libertà. In Italia esistono genitori cattolici che si sono presi in casa ragazzini musulmani. Non è un'esperienza facile, i conflitti sono pane quotidiano, ma mai nessun adulto si è permesso di imporre messe, abiti, abitudini, cibi. Il rispetto, la tolleranza, il rapporto con l'altro è la cifra dell'Occidente. Il riconoscimento della diversità è il cuore della convivenza. Ed è una conquista occidentale figlia del cristianesimo, per il quale l'altro è un bene. Ogni uomo ha un valore in sé per il solo fatto di esistere: questa è l'architrave che regge le nostre società.

Le cronache da Londra sono pazzesche. Ne escono il disprezzo dei genitori affidatari per le donne europee, l'oltraggio per feste come Pasqua e Natale, l'imposizione integralista di costrizioni alimentari che per una bimba sono incomprensibili prima che inaccettabili. E ne risalta tutta l'enorme difficoltà che il mondo islamico continua ad avere nel rapporto con la cristianità e con l'Occidente in generale, nonostante eccezioni sorprendenti quanto rare. Ma l'Occidente non deve fare l'errore uguale e opposto, cioè di chiudere e chiudersi, ma deve mostrare nei fatti che c'è un mondo diverso da quello i cui confini sono segnati dalla legge islamica; un mondo nel quale i divieti non sono la prima né l'ultima parola, dove il dialogo non è sinonimo di debolezza, l'identità non è una bandiera da issare su un'alabarda.

E la libertà non è lassismo, ma una scommessa positiva sulle capacità degli altri.

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