I bambini di Bibbiano

Bibbiano, nuovi dettagli choc su Federica Anghinolfi

Dagli ultimi documenti della procura sui fatti di Bibbiano emergono nuovi particolari agghiaccianti che incastrano gli assistenti sociali e le due donne omosessuali a cui Anghinolfi aveva affidato una bambina

Bibbiano, nuovi dettagli choc su Federica Anghinolfi

Non solo aveva affidato una delle bambine strappate ai propri genitori ad una coppia di amiche omosessuali evidentemente affette da squilibrio mentale, Federica Anghinolfi, dirigente dei servizi sociali della Val D’Enza e tra le principali indagate nell’inchiesta Angeli e Demoni, avrebbe fatto di tutto pur di stradicare completamente la piccola dalla sua famiglia d’origine omettendo i segnali di sofferenza che la minore lanciava nel periodo in cui viveva con le due donne.

Dagli ultimi documenti consegnati della procura di Reggio Emilia per la conclusione delle indagini preliminari (come riporta Il Resto del Carlino) emergono nuovi particolari agghiaccianti che incastrano gli assistenti sociali e le due donne. Federica Anghinolfi e Francesco Monopoli avrebbero cercato, in tutti modi, di sospendere gli incontri tra la bambina, affidata a una coppia di donne omosessuali Daniela Bedogni e Fadia Bassmaj, indagate, e i genitori naturali, "senza alcuna motivazione, isolando la piccola e impedendo altresì lo scambio di corrispondenza e regali".

A confermare il metodo meschino degli assistenti sociali dediti a spezzare definitivamente il legame affettivo tra i piccoli e i propri genitori sono alcuni messaggi ritrovati dagli inquirenti tra i due. "Come giustifichiamo la sospensione degli incontri protetti?", Domanda Monopoli alla capa. "Relax della minore...vacanza", risponde lei. Che un momento prima aveva palesato l’intenzione di "spostare l’attenzione per spostare l’emozione". La bambina doveva dimenticarsi dei propri genitori non venendo mai a conoscenza delle dimostrazioni d’affetto che questi cercavano di farle arrivare, nonostante la lontananza fisica alla quale erano costretti da mesi. Un giorno, il padre della piccola scrive all’educatrice Maria Vittoria Masdea (anche lei finita nel registro degli indagati), un messaggio da far recapitare alla figlia: "Non riesco a portarti fuori a mangiare il sushi, ti voglio un mondo di bene". Il pensiero, scritto dal papà, arriva nelle mani di Federica Anghinolfi che sentenzia: "Bene... questo messaggio non lo diremo alla bimba".

Dietro lo scudo della tutela dei piccoli, gli assistenti facevano di tutto pur di allontanarli dalle persone che amavano. Pur di convincerli che le uniche persone con cui avrebbero dovuto imparare a convivere erano quelle a cui erano stati, forzatamente, affidati. Bugie e omissioni inondavano il processo dal principio. Per allontanare la piccina da casa infatti, secondo i pm, Francesco Monopoli e Federica Anghinolfi avrebbero anche relazionato che, nella casa paterna, era stato trovato del cibo avariato "lasciato sui mobili da diversi giorni". Circostanza smentita dai carabinieri che hanno proceduto ai sopralluoghi.

Accusate dalla procura anche le due donne affidatarie, che avrebbero "omesso di riferire al perito particolari rilevanti relativi alla vita della minore". Se ogni singola parola detta sulla vita passata veniva interpretata dagli psicologi in modo tale da essere considerata una prova del disagio da cui la bimba doveva essere salvata, i racconti sulle giornate con la nuova famiglia, nel caso destassero preoccupazioni, venivano completamente ignorati. Le due donne non avrebbero mai consegnato "un disegno della bambina con le donne mano per mano con la frase ‘Vai via perché se ci sei tu non possiamo fare l’amore’". Così come la scritta sul disgusto provato "nel ricevere la buonanotte" da una delle due indagate "nuda", oltre che nell’assistere a un’effusione tra le due. Mai emersi, fino a che non sono finiti nelle mani degli inquirenti, nemmeno i sogni "descritti (dalla minore ndr) in fogli sequestrati, su spettacoli teatrali pornografici’ con ‘peni finti’ messi in scena dalle affidatarie". Non si fa fatica a crederci, se si pensa ai dettagli emersi nelle intercettazioni trascritte nella prima ordinanza. Dove si descrivono i comportamenti malati di una delle due donne, Daniela Bedogni. Ad emergere con evidenza è lo squilibrio mentale della donna che, in più occasioni e, mentre si trovava da sola nella sua auto, "instaurava lunghe conversazioni con soggetti immaginari". E tra le urla di totale delirio la donna alternava bestemmie, canti eucaristici e forti liti in cui si immaginava di sgridare bambini. Le donne sono indagate anche "per aver omesso di riferire al perito dell’intenso rapporto di amicizia tra Fadia Bassmaji e Federica Anghinolfi, e della condivisione di iniziative per la difesa dei diritti lgbt anche sugli affidi a omosessuali".

Ad Anghinolfi contestati ancora altri favoritismi nei confronti di amici e conoscenti al fine di procurare vantaggi economici a questi. La direttrice dei servizi sociali infatti, avrebbe anche procurato all’ex compagna Cinzia Prudente, indagata, "un ingiusto profitto di 250 euro al mese per l’affido di una minore, in assenza di una reale necessità, anche dopo che la bambina era diventata maggiorenne, per incontrarla due volte al mese per due ore per prendere un caffè e chiacchierare, come indicato dalla stessa ragazza".

L’atteggiamento intimidatorio della donna nei confronti di genitori e bimbi era diventato per lei l’arma di persuasione più forte per portare a termine il suo sporco gioco illecito.

Ora indagata anche per violenza privata nei confronti di un’assistente sociale, la donna, avrebbe approfittato della posizione di debolezza di una neoassunta a tempo determinato, per costringerla "a redigere relazioni finalizzate ad allontanare minori contendenti circostanze false od omesse che avrebbero permesso all’autorità giudiziaria una valutazione ulteriore e diversa".

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