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Calciatrici professioniste (per legge)

Calciatrici professioniste (per legge)

Parità tra donne e uomini. Nello sport. Non in tutte le discipline, le privilegiate sono quelle che praticano calcio, pallavolo, pallacanestro e rugby. La propaganda politica alla voce Italia Viva esulta, la commissione bilancio del Senato ha approvato l'emendamento che apre alle donne sportive la tutela prevista dalla legge sulle prestazioni di lavoro sportivo. Non basta, si aggiunge un esonero contributivo del 100 per cento di anni tre per le società sportive femminili che stipulano un contratto di lavoro sportivo con le atlete.

Dunque lo Stato si inventa una legge e regala contributi a un gruppo di ragazze avviate alle discipline sportive, un beneficio di pura propaganda elettorale, tanto per scaldare i cuori ma non le teste. Perché la parità dei diritti è un dovere ma nel campo dello sport è impossibile che le donne possano ricevere gli stessi emolumenti che vengono garantiti agli uomini. Per una questione di mercato, ovviamente, per una ragione fisica e tecnica, perché velocità e forza sono componenti e caratteristiche di genere e questo non è certo sessismo ma è dato oggettivo, se si controllano i dati e non le chiacchiere, se si registrano i valori e non le parole della politica.

Se è vero che le donne debbano avere una specifica professionistica non è vero che questo comporti lo stesso trattamento salariale, perché questo dice il campo, perché Cristiano Ronaldo o Lionel Messi raggrumano spettatori e sponsor in modo più aggressivo e decisivo di quello che riescono a fare, con merito, Megan Rapinoe, Lucy Bronze e Alex Morgan, classificatesi al primo, secondo e terzo posto nell'ultima premiazione del Pallone d'oro. E non certo per colpa loro se poi la fortissima Rapinoe gioca negli States, con il club Reign, in uno stadio con una capienza massima di seimila e cinquecento spettatori.

Questa è la chiave di lettura, non altre, pur riconoscendo i diritti, pur assegnando la retribuzione che rientra nei doveri contrattuali. Resta la perplessità sull'esenzione fiscale, una specie di privilegio che non riguarda tutto lo sport ma soltanto le quattro discipline succitate, calcio, volley, basket, rugby, dunque una serie A e una serie B all'interno dello stesso genere.

L'emendamento è comunque passato, la coscienza è pulita. Ora viene il resto, ora viene il campo, ora viene il mercato che detta le differenze oggettive.

Queste non possono essere scritte per legge.

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