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Ma cosa ci fa Bernardeschi in gonna e borsetta?

Bernardeschi, neo acquisto della Juventus, fa discutere. Ma per il suo look gonna e borsetta

Ma cosa ci fa  Bernardeschi in gonna e borsetta?

Fermi tutti. Federico Bernardeschi si veste al buio. No, non è possibile: gonna e borsetta. Forse pantagonna e piccolo portaoggetti. Scandalo, stupore, le madamine piemontesi sembrano turbate, abituate allo stile dell'Avvocato e all'orologio sul polsino della camicia, non possono tollerare che un dipendente del nipote, Andrea Agnelli, si conci come una donnina. Il look prima di tutto. Al repertorio di cui sopra si devono aggiungere le immagini di Gesù Cristo, sul deltoide sinistro e della Madonna, su quello destro, nel senso di tatuaggio e segno di fede.

Ma dove siamo? Mormora il paesello juventino. Ah, se ci fosse ancora Boniperti! Racconto un episodio a corredo: Pietro Anastasi si presentò, negli anni Settanta, al raduno bianconero a bordo di una Porsche di colore rosa e indossando una giacca a quadrettoni vistosissimi su pantaloni stinti. Gianni Agnelli incrociò Pietruzzu u turcu e disse, sottovoce: «Veda di usufruire delle vetture dell'azienda e si rifaccia il guardaroba».

Escludo che il nipote dell'Avvocato suggerisca a Federico Bernardeschi di cambiare sarto o negozio di abbigliamento. Per quanto riguarda l'auto aziendale fa già parte del contratto. Così è e conta quello che saprà fare in campo. Fuori si vesta come meglio desideri, lo specchio delle sue brame gli dirà la verità. Il ragazzo segue la moda che gli si addice, viene da Carrara terra di Gigio Buffon, pure lui bizzarro quando aveva l'età fresca, ma è pure la città del Gabbani, dunque se la scimmia nuda balla qualcun altro sballa.

Non è il caso di stupirsi. Già Kevin Prince Boateng usava passeggiare per le vie di Milano addobbato di pantagonna, il tipo era adatto alle bizzarrie. Eppoi chi oserebbe alzare un sopracciglio nei confronti di uno scozzese e del suo kilt? Forse questo è un capo non da Braveheart? Qualcuno faccia un passo in avanti e provi a indignarsi per i djellaba, le gonne indossate dagli islamici? Idem come sopra per i sarong, una specie di pareo, che nell'Asia del sud rientrano nella assoluta normalità.

In fondo è tutto frutto dell'idea di Kevin «Krash» Villegas, imprenditore yankee di Seattle, il quale decise di (ri)lanciare, sul mercato internazionale, la gonna per uomo, detta «utilikilts», così per fare soldi e tendenza assieme. Il pantalone stringe, è fastidioso, va stirato nelle pieghe. Con una pantagonna, che ha le sue belle tasche e i passanti per la cintura, si va via sciolti ed è adatto a chi non bada ai pensieri e mormorii altrui.

E chi, se non i ragazzi, anche di fisico poderoso, può permettersi un tale abito? E le donne che calzano i pantaloni? Quelle sì, da Marlene Dietrich o Chanel in poi?

Di certo lo stesso Bernardeschi sa distinguere il privato dal pubblico. Dunque, quando si è presentato per le visite mediche di rito, ha indossato un fresco estivo, scuro con camicia bianca, niente borsetta, niente altri indumenti bizzarri, c'è posto e posto, c'è gonna e gonna.

E come scrive e canta il suo sodale Gabbani, comunque vada panta rei.

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