Giù la maschera

Cum grano Salis

Personalmente, per par condicio, vorremmo riservare alla vicenda di Ilaria Salis tutto il disinteresse che suscitarono in Italia i due Marò

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Personalmente, per par condicio, vorremmo riservare alla vicenda di Ilaria Salis tutto il disinteresse che suscitarono in Italia i due Marò. Ma, per dovere di cronaca, siamo costretti a scriverne. Tanto più che l'altra sera, su La7, il padre di Ilaria ha querelato in diretta il giornalista Pietro Senaldi perché, a suo dire, diffamava la figlia. Va da sé che la «querela in diretta» - e non da parte «della persona offesa» ma «del padre della persona offesa» - apre nuove, curiose frontiere del diritto. Comunque andrà a finire, sarà un insuccesso.

Per il resto, massima solidarietà. A Senaldi, però. Anche se la cosa, esteticamente e intellettualmente, ci costa tantissimo.

Dal processo per direttissima alla querela in diretta tv. Lo show mediatico non ha confini. Papà Salis, poi, è quello che sperava più di tutti nella candidatura della figlia alle elezioni europee per il Pd. Va benissimo. Dopo Patrick Zaki, Mimmo Lucano, Soumahoro e - a proposito di padri celebri, per interposta figlia - Gino Cecchettin, Ilaria Salis sarebbe stata la candidata perfetta per la sinistra. È fanatica, antipatica e odia la nazione da cui però vuole essere tutelata. Meritava un seggio a vita, peccato la Schlein gliel'abbia negato.

Adesso aspettiamo che il signor Salis venga seguito da un'agenzia di comunicazione e Ilaria sia eletta donna dell'anno dell'Espresso. Poi siamo a posto.

Saranno anche compagni che sbagliano.

Ma alla fine le azzeccano tutte.

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