Coronavirus

Il dramma nascosto del Covid: ​830mila bimbi senza cure mediche

L'indagine sulla pandemia: milioni di esami annullati o rinviati. Molti ragazzi coinvolti. Ecco gli effetti della crisi economica

Il dramma nascosto del Covid: ​830mila bimbi senza cure mediche

Ottocentotrentamila. Una enormità. È l’altro tragico numero prodotto dal Covid, sicuramente meno osservato del contatore dei decessi oppure della curva dei contagi, eppure altrettanto importante. Sono i bambini che a causa del coronavirus e delle difficoltà economiche provocate dalla Covid-19 non hanno potuto accedere alle più basilari cure mediche.

A stabilirlo è un’indagine condotta da mUp Research e Norstat per Facile.it su un campione di oltre 1000 persone rappresentativo della popolazione nazionale. Il periodo perso in esame va da marzo a dicembre del 2020, cioè nel pieno della pandemia. Ciò che emerge è che milioni di italiani hanno dovuto rinunciare alle cure mediche, basti pensare a cosa succede nelle zone rosse: quando i reparti di terapia intensiva si intasano, subito gli ospedali bloccano operazioni, interventi e sale operatorie. A volte anche nei casi oncologici. Ma sono anche e soprattutto bambini e ragazzi a pagare il conto: oltre 2,1 milioni di giovani, infatti, si è visto rimandare o annullare visite ed esami medici. In termini statistici si parla di 6 genitori su 10 che nei primi 10 mesi di pandemia avevano in programma un appuntamento dal dottore e se lo sono visti rimandare dalla struttura sanitaria, mentre le cancellazioni totali riguardano il 16% dei casi.

In alcuni casi si tratta di visite ed esami procrastinabili. Parliamo di ortopedia, odontoiatria e dermatologia. Ma resta il disagio prodotto da una situazione che ha evidentemente mostrato le difficoltà di resistenza degli ospedali italiani. Il rinvio medio totale, riporta mUp Research, è stato di 51 giorni ma quasi la metà degli appuntamenti (49%) sono stati differiti sine die. Per dermatologia la media rinvio è stata di 61 giorni, per oculistica di 76, per odontoiatria di 54. E poi pediatria (44 giorni) ed esami ematici (22 giorni). Più preoccupante il dato che riguarda la cardiologia, dove il rinvio medio - in particolare nella prima ondata della pandemia - è stato di 37 giorni.

L’alternativa c’era: rivolgersi alle cliniche private. Benché anche queste strutture siano state interessate dal fenomeno Covid, a volte coinvolte dalle Regioni nella gestione di alcune patologie o per fornire sostegno al sistema ospedaliero pubblico, i tempi di attesa qui erano (e sono) decisamente inferiori. Molte famiglie, il 40% di coloro che hanno subito rinvii o cancellazioni) si sono dunque rivolti al sistema privato per un costo medio pari a 339 euro per singola visita o esame. Per questo, riporta l’osservatorio di Facile.it, il 7% di chi si è trovato costretto ad andare in una clinica ha chiesto l’accesso a un prestito per coprire le spese mediche.

L’altra faccia della medaglia, però, sono le famiglie che un appuntamento dal medico privato non possono permetterselo. Circa 2,7 milioni di genitori, infatti, nel corso dell’epidemia hanno deciso - per scelta o per necessità - di rinunciare ad una o più visite per i figli. Il 60% degli intervistati lo ha fatto per paura che il piccolo potesse contrarre il coronavirus. Mentre il 31%, cioè 830mila papà e mamme, è stato costretto a rinunciarvi perché in difficoltà economica. La metà sono i cosiddetti “nuovi poveri”: cioè le famiglie che, a causa degli effetti occupazionali della pandemia (-444mila posti li lavoro in meno in un anno), si sono trovati improvvisamente in condizione di ristrettezza.

A conti fatti, ipotizzando un solo bambino a genitore, parliamo di almeno 830mila bambini diventati protagonisti di qualcosa che, nel 2020, non si pensava possibile: la privazione delle cure mediche.

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