Il dramma del pilota «pistolero»: si è impiccato

Ci sono «mestieri» ai quali non si rinuncia facilmente. Sono professioni difficili, che diventano parte integrante di te. Del modo di essere, di agire, di pensare. Per sopportarne il peso, la responsabilità, è necessario avere un alto livello di autostima, perché ogni giorno ne sei cosciente: ci sono persone che affidano la propria vita nelle tue mani. A questa categoria d'élite appartiene il pilota d'aereo. Ben pagato per godersi emozioni sublimi, negate ai comuni mortali; per far vivere ai propri passeggeri il brivido del volo; l'incanto di un tramonto ammirato da sopra le nuvole. Realizzando il sogno - negato all'uomo - di volare alto. Fisicamente. Non solo con la fantasia. A tutto questo il comandante Maurizio Foglietti, 50 anni, non voleva - non poteva - rinunciare; e, quando ha capito che «doveva» rinunciarci per forza, ha preferito uccidersi. Impiccandosi. I carabinieri di Todi ieri mattina hanno trovato il suo cadavere nell'abitazione della madre, la stessa dove la scorsa Pasqua si era consumato il controverso episodio che per il comandante Foglietti (pilota Alitalia dall'irreprensibile curriculum) ha sancito l'inizio della fine. Una discussione in famiglia, poi quell'arma che spunta nella sua mano, un colpo che parte non si sa quanto accidentalmente (che comunque non ferisce nessuno), l'arrivo dei carabinieri, la denuncia, l'inevitabile sospensione dal servizio. Una mazzata terribile per un uomo che solo qualche giorno prima aveva avuto l'onore di ospitare su un «suo» aereo il primo viaggio ufficiale del neo-presidente Mattarella. Un episodio di cui Foglietti era giustamente orgoglioso, tanto da postare sul suo profilo Facebook la foto con Mattarella che gli stringe la mano davanti alla cabina di pilotaggio. Dall'oscura vicenda di Pasqua Foglietti è convinto di venirne fuori, combatte, si difende, parla di «un equivoco». Ma ormai per lui il piano inclinato del destino sembra non volerlo più tenere in equilibrio. Dopo pochi giorni, ecco un'altra tegola: coinvolto in un incidente stradale in seguito al quale gli viene tolta la patente «per positività all'alcol test». In quel preciso istante Foglietti capisce che non avrebbe più potuto riemergere da due simili disavventure. Il pilota Foglietti (che in questo caso coincide anima e corpo con l'uomo Foglietti) si sgretola psicologicamente. Per settimane cerca un atterraggio di fortuna sul terreno accidentato dei rimorsi, dei rimpianti, dei sensi di colpa.

E poi, nella mente, sempre lo stesso pensiero minaccioso: «È finita, non tornerai mai più a volare». Per un pilota d'aereo nulla di più inaccettabile. L'ultimo viaggio lo ha fatto così: dando un calcio allo sgabello che ha fatto piombare il corpo nel vuoto. Per sempre.

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