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Europa zimbello vittima di ricatti

Europa zimbello vittima di ricatti

Dovrebbero essere contenti e ringraziare Trump. Scendere in piazza per rivendicare il merito di aver posto fine alla stagione dell'interventismo dell'Occidente. Tutta la sinistra mondiale - dai pacifisti ai no global - dovrebbe vedere nella recente ritirata americana dal Medioriente e nell'indifferenza europea una sua vittoria: decenni di cortei contro gli Stati Uniti gendarmi del mondo, la Nato imperialista travestita da difensore della democrazia e la fame di petrolio che tutto muove hanno il loro degno apice in questo 2019. L'anno in cui chiunque può fare carne di porco del vicino più debole senza che nessuno muova un dito.

Eppure ohibò non succede. Anzi, gli stessi che fino a ieri protestavano contro le guerre a Saddam Hussein invasore del Kuwait o contro l'invasione dell'Afghanistan base dei talebani oggi si indignano perché si lasciano i curdi in balìa dei tank di Erdogan. Non andava bene intervenire e non va bene lasciar fare. Scandaloso bombardare, scandaloso l'appeasement. Il che ci dice che dal punto di vista della critica siamo molto bravi, ma su quello delle proposte, degli ideali e delle linee guida di una politica estera seria, molto meno.

La realtà è che dopo il tramonto dell'Occidente è arrivata la notte. E se i valori fondativi di democrazia e libertà prima erano appannati, ora non sono neppure più valori condivisi per cui lottare, perché in un mondo mai così economicamente interconnesso l'Europa e gli Stati Uniti non hanno più la forza né morale né economica di farli valere.

È deprimente vedere la più grande potenza del mondo liquidare gli alleati curdi nella lotta all'Isis come un branco di bifolchi che non meritano protezione perché non parteciparono al D-Day e perché «è tempo di smetterla con queste stupide guerre». Da «America first» ad «America only». Ma è ancor più avvilente - da europei - assistere alla miserabile prova di pochezza del Vecchio Continente, totalmente afono davanti a qualsiasi tipo di angheria perché ricattabile da ogni punto di vista.

L'Europa oggi è un ininfluente zimbello internazionale, incapace di prendere una decisione univoca perché minacciata da ogni parte e paralizzata dalla sua intima debolezza. Dopo le sanzioni alla Russia, non ha avuto la forza di difendere i ragazzi di Hong Kong che chiedono solo di rimanere liberi perché senza le esportazioni e i capitali cinesi crollerebbe l'economia continentale. E oggi non ha neppure la forza - né diplomatica né men che meno militare - di obbligare la Turchia a recedere dai propositi di annessione del Kurdistan (a proposito, siamo sicuri che sia così diverso dai Sudeti del 1939?), perché al primo alzar di sopracciglio Erdogan è pronto a scaricare 3,6 milioni di profughi sotto il cui peso l'Unione franerebbe e i populisti dilagherebbero.

Questa è la situazione attuale. Diceva Winston Churchill che «il pacifista è quello che nutre il coccodrillo sperando che lo mangi per ultimo». L'Europa di oggi è perfino più deprimente e semplicemente gli unici coccodrilli di cui si occupa sono quelli sulle magliette che esporta. Così dall'imperialismo economico si è passati all'egoismo economico e all'ignavia globale, che prevede la convocazione dell'ambasciatore come massimo gesto di pressione. Poi, se non funziona, affari dei curdi e dei ragazzi di Hong Kong.

Un bel successo della sinistra mondiale, non c'è che dire.

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