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Come un film: gol decisivo al 95'

Il portiere ex ciclista in prestito dalla Juventus ha fermato i rossoneri mentre l’Inter va in vetta

Il portiere del Benevento Brignoli
Il portiere del Benevento Brignoli

«Sali! Sali!», gli urlano dalla panchina mentre sta per iniziare il quinto e ultimo minuto di recupero di Benevento-Milan. Alberto esita, «non mi piace colpire il pallone di testa, eppure ho un testone...», poi entra in area e con un tuffo «non da attaccante, ma da portiere» fa esplodere di gioia una città intera. Diventando il terzo numero uno della storia della serie A - dopo Rampulla nel 1992 e Taibi nel 2001 - a segnare un gol di testa.

Alberto è Brignoli, il portiere della squadra dei record al negativo, unica nella storia d'Europa ad aver perso le prime 14 gare di fila. La sua prodezza è il coup de théâtre della domenica: un estremo difensore di proprietà della Juve che molla un altro schiaffone a un Milan già suonato come un pugile in questa stagione, proprio nel giorno in cui l'Inter torna in testa al campionato dopo due anni. L'onta peggiore per il tifoso rossonero che guarda al presente con incertezza e ha nostalgia dei fasti dell'era Berlusconiana.

«Ho chiuso gli occhi e ho colpito di testa, vi ricordate la scena del film di Aldo, Giovanni e Giacomo?», racconta il suo gesto Brignoli. Un gesto che in pochi secondi gli ha consegnato i panni dell'eroe di una città che ha rotto il ghiaccio nella realtà della massima serie, diventata da agosto un Everest da scalare. «Non ero nemmeno contento della mia prestazione, avevo già preso due gol», dirà Brignoli, che dopo gli abbracci dei compagni di squadra a fine partita non si è sottratto a selfie e foto ricordo. Prima che il suo telefonino si ingolfasse di messaggi, magari anche quello del suo mito Buffon. Fu proprio il capitano bianconero ad accoglierlo calorosamente al suo arrivo a Vinovo nel febbraio 2015. «Ripenso spesso alle sue lacrime di Milano, pensate che a luglio eravamo io e lui ad allenarci nel centro sportivo deserto e Gigi ci dava dentro, pensando che doveva anche prendersi il Mondiale con l'Italia...».

Tifoso di Pantani, lasciò il ciclismo quando il Pirata fu accusato di uso di doping. Passato al calcio, non gradiva il ruolo di mezzala del suo primo allenatore e diventò portiere come papà Pierangelo, arrivato fino alla serie C. In attesa di un po' di normalità, con le serate in tavernetta insieme alla ragazza e agli amici (ai quali ha dedicato il gol), il suo sogno è tornare presto alla Juve, magari per fare il secondo di Szczesny, già incoronato portiere del futuro bianconero. Intanto Alberto si gode questa giornata, anche se non vorrebbe i riflettori tutti su di sé. «La nostra gente sta vivendo un sogno, ma lo avrebbe voluto migliore. Ci stiamo provando, oggi ho visto anche il presidente piangere di gioia», sottolinea Brignoli. Che dall'età di 17 anni, lui che è di Trescore Balneario, vaga ramingo per l'Italia. La Juve lo scoprì nella Ternana due anni fa («ricordo ancora il mio arrivo a Torino dopo un ko a Vicenza, volavo tra le nuvole»), poi l'esperienza positiva alla Samp da secondo di Viviano, i sei mesi al Leganes neopromosso nella Liga spagnola, infine il Perugia tra la diffidenza di molti tifosi per il suo passato ai rivali umbri. Ora il Benevento, inizialmente da riserva di Belec, poi titolare dalla gara di Verona, già con l'ex tecnico Baroni, che la settimana successiva lasciò il timone a De Zerbi. Una maglia che non ha più lasciato. Fino all'impresa di ieri, nella quale ha vestito quella di attaccante letale sotto porta. «Segnare è bello ma non naturale per chi fa il mio mestiere, vorrei che in futuro si ricordassero di me per qualche parata importante...», la chiosa di un eroe per caso. Che in pochi secondi ha scritto la seconda, e negativa, faccia domenicale della Milano calcistica.

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