Carabiniere ucciso

Armi, stupefacenti e impronte incastrano i killer di Cerciello

Sugli smartphone dei due americani foto e chat che confermano il "ruolo decisivo" di Hjort nell'omicidio del carabiniere

Armi, stupefacenti e impronte incastrano i killer di Cerciello

Foto con le armi, ma anche droghe e contanti. Gli smartphone di Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjort raccontano la vita "segreta" dei due americani che la notte del 26 luglio scorso hanno pugnalato a morte il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega.

Lo raccontano le indagini Nucleo investigativo dei carabinieri che hanno passato al setaccio i dispositivi dei due 20enni statunitensi accusati ora di omicidio. In particolare nel cellulare di Hjort "sono state rinvenute numerose foto e diversi filmati che ritraggono, sia in luoghi chiusi sia all'aperto, Natale mentre maneggia delle armi". Ma anche mmagini di marijuana in barattoli, piante, pastiglie con descrizioni, cocaina in pezzi o crack, narcotici e medicinali. Oltre ingenti quantità denaro contante ostentate anche negli scatti con una ragazza e che dimostrano come entrambi fossero dediti allo spaccio.

Del resto la stessa madre di Hjort non aveva dubbi e gli dava del bugiardo: "Puoi andartene, fare uso e vendere droga ed andare alle feste tutte le notti senza avere una vita che sia produttiva, puoi andare avanti e farlo", gli scriveva su WhatsApp, "Non mi sento colpevole nemmeno per un secondo perché sono più che ragionevole con te e tutto ciò che fai è approfittartene senza dare nulla in cambio. È una cazzata che non stai ancora vendendo droghe poiché non hai un lavoro e continui a comprare cose. Cose costose. Mi menti costantemente...".

Intanto Elder scriveva al suo pusher che agli incontri sarebbe portato un coltello, come dimostra una chat del 31 gennaio scorso con tale "El Cap". Poi, subito dopo l'omicidio, scrisse alla fidanzata negli Usa: "Non so se riesco a tornare", si legge nelle conversazioni. Una frase che lo mostra quindi consapevole di aver ucciso un uomo.

Ma sono soprattutto le immagini e i video che dimostrano"la particolare predilezione per le armi palesata da Natale, vista la sua irriverenza nell'ostentarne il possesso e la disinvoltura mostrata nel maneggio" e che fanno emergere "il ruolo decisivo assunto da Natale nella commissione dei delitti posti in essere unitamente a Finnegan Lee Elder".

Una in particolare viene segnalata dagli investigatori: quella in cui Natale indossa un guanto blu e viene ritratto "all'aperto mentre maneggia una pistola - presumibilmente modello Glock - nell'evidente azione di incamerare il proiettile nella canna". La stessa arma appare poi in altri video, mentre si specchia in una stanza e - con tanto di mirino laser - si riprende a torso nudo e con lo stesso guanto blu della foto.

E poi ci sono le impronte. Quelle che lo stesso Hjort ha lasciato su uno dei pannelli del controsoffitto dell'hotel Le Meridien rimossi per nascondere il coltello utilizzato dall'amico per uccidere Cerciello. Una lama da 18 centimetri con cui il vicebrigadiere è stato colpito mortalmente per undici volte.

Gli inquirenti concludono che dal materiale analizzato "emerge il profilo di due giovani che si dimostrano spavaldi e inclini alla sregolatezza". E se la posizione di Elder è stata fin dall'inizio "chiara e definita" (è stato lui a tirar fuori il coltello durante la colluttazione coi carabinieri in borghese), ora anche quella di Hjort prende forma. "Ha concorso nella condotta omicidiaria", scrivono gli investigatori. Perché ha negoziato la restituzione dello zaino preso a Brugiatelli "pretendendo in cambio la restituzione del denaro nonché la cessione di stupefacente". Ma anche perché "ha scelto accuratamente il luogo dell'incontro".

Una posizione buia e senza telecamere, scelta con "un preliminare sopralluogo" che lo stesso Natale ha eseguito da solo.

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