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I danni della pazienza di Obama

Il fallimento plateale nel mettere sotto controllo la Corea del Nord è dovuto alla colpevole arrendevolezza di Usa e Ue

I danni della pazienza di Obama

Il fallimento plateale nel mettere in questi anni sotto controllo la potenza nucleare della Corea del Nord, che sta puntando una pistola alla tempia della pace nel mondo, è un immenso fallimento di comprensione della realtà in cui viviamo, dovuto soprattutto alla colpevole arrendevolezza ideologica di lunga durata degli Stati Uniti, accompagnati dall'Europa, culminata nell'amministrazione Obama. Essa affonda le radici nella politica di Clinton, di Bush e nel lavorìo contro le sanzioni di Condoleezza Rice nel 2003, ma è legata soprattutto alla strategia della «pazienza diplomatica» di Obama.

L'idea di fondo è quella che non ci sia conflitto che non possa essere risolto, senza fretta, con una trattativa e un accordo valido per le due parti. Una convinzione letale e ideologica secondo cui le ragioni del tuo nemico sono razionali e comprensibili e, anzi, nascono dalla storia di oppressione in cui tu, gli Stati Uniti, lo hai costretto.

Obama ha portato avanti questa idea mentre Kim, proprio come Hitler, violava ogni diritto umano ed ingannava l'Iaea - l'agenzia di controllo dei Paesi che giocano il gioco truffaldino della non proliferazione (altro cavallo di battaglia di Obama) -, avviandosi di nascosto a un micidiale sviluppo balistico che oggi rende le sue armi una minaccia transoceanica.

L'inganno programmato è avvenuto nella credulità dell'Occidente. Imbrogliava la Corea, imbrogliava l'Iran, anzi, la Corea, agli occhi di Obama, avrebbe dovuto essere il banco di prova che dimostrava come l'accordo sarebbe stato possibile con l'Iran e quindi, poi, come si sarebbe dimostrato un principio universale funzionante.

Obama voleva essere l'anti-Bush assoluto, anche nel senso che non avrebbe fatto l'errore di andare a caccia di armi letali né in Corea né in Iran come invece aveva fatto il suo predecessore in Irak. La scelta della diplomazia riparatrice a ogni costo era il migliore segnale in questo senso.

Anche oggi gli Usa sembrano prigionieri dell'idea che ormai ha conquistato il mondo occidentale. Persino Trump non sa far altro che gonfiare le piume sfoggiando le sue smorfie migliori. Non riesce neppure a dire alla Cina che conviene a tutti quanti fermare quel pazzo di Kim Jong-un: o lo fate voi o ci pensiamo noi. È difficile riportare agli onori del mondo una semplice verità: due sono le soluzioni possibili, come per ogni conflitto internazionale. O la diplomazia o la guerra. Ma se seguitiamo a considerare che con Corea e Iran la diplomazia sia una scelta possibile, anzi, dovuta, sbatteremo la faccia nella loro guerra. Per questo è assurdo procedere nell'appeasement, spingendo per far sedere Kim al tavolo delle potenze nucleari.

Non fateci morire di pazienza.

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