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Ma i giovani tifano per il loro domani

Nella guerra generazionale i millennials inglesi hanno votato per restare nella Ue

Ma i giovani tifano per il loro domani

Q uando un giovane è colto, intelligente e ha ricevuto un'educazione che ha puntato a sviluppare la sua identità, questo giovane ama la libertà, e la pretende. Il vero conflitto generazionale, a cui oggi assistiamo, ha alla sua base (...)

(...) l'incapacità degli adulti di garantire l'autonomia di un ragazzo che si affaccia al mondo dei grandi. Autonomia è un concetto complesso, ma si può semplificare sottolineando il dovere che hanno le generazioni passate di trasmettere a quelle che vengono dopo la possibilità di emanciparsi da ciò che è stato, così da poter guardare al futuro come alla loro occasione. Con semplice realismo, ci accorgiamo che questa elementare idea di autonomia, che attraversa il sentimento giovanile colto e intelligente, è inconsistente e che oggi noi adulti facciamo vivere i giovani in una drammatica logica dell'incertezza. Ecco allora le tensioni sul ricambio generazionale nelle professioni, le difficoltà di pensare, soltanto pensare, a costruire una famiglia, la consapevolezza di quell'indecente verità che mette sotto gli occhi di tutti l'assenza di meritocrazia. Giovani generazioni che neppure tentano di ingaggiare un conflitto (culturale) con chi ha costruito la società in cui vivono. L'inevitabile conseguenza è precipitare dalla logica dell'incertezza nella palude della precarietà dell'esistenza: precaria la formazione, precario il lavoro, l'amore... Tutto diventa incerto concettualmente e precario esistenzialmente. C'è chi riesce a reagire, se non altro concettualmente, a questa situazione e, chiamato a esprimere il proprio parere, dice un no deciso a ciò che limita la sua idea di libertà, cioè all'incertezza e alla precarietà. Naturalmente chi si colloca in questa posizione è una élite giovanile, cioè quella che vede minacciata la propria libertà da chi non ha mai avuto l'opportunità di conoscerla. I giovani londinesi, e quelli delle altre grandi città inglesi, si scontrano, votando affinché la Gran Bretagna non esca dall'Unione europea, sia con quella generazione di anziani nostalgici del «si stava meglio prima», sia soprattutto coi propri coetanei che vivacchiano di lavori più o meno precari, che non hanno studiato come loro nei college, che non sanno dove stia di casa la possibilità di viaggiare, di conoscere, di fare esperienze nuove.

Il no di questa élite giovanile all'uscita della Gran Bretagna dall'Europa è un'invocazione alla libertà, una dolorosa presa di coscienza che la logica dell'incertezza, in cui sta precipitando con loro tutta l'Europa, rischia di togliere l'unica cosa di cui non sono stati ancora derubati: la libertà di essere cittadini del mondo.

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