Scena del crimine

"I predatori sessuali sono in mezzo a noi. E così catturano le loro vittime"

Gianluigi Nuzzi parla a ilGiornale.it del suo ultimo libro, I predatori (tra noi). E rivela:"Quelli che sembravano casi isolati, sono parte di un fenomeno sociale"

"I predatori sessuali sono in mezzo a noi. E così catturano le loro vittime"

Le donne usate come "bambole di pezza", droga e psicofarmaci somministrati per stordire le vittime e foto scattate durante gli abusi. È il modus operandi dei predatori sessuali, raccontato nel nuovo libro di Gianluigi Nuzzi, firma storica del nostro Giornale e ora volto Mediaset di Quarto Grado. I predatori (tra noi). Soldi, droga, stupri: la deriva barbarica degli italiani (Rizzoli) è un viaggio in un mondo dove i sentimenti e la dignità lasciano il posto a violenza, umiliazione e brutalità. "Si tratta di un fenomeno sociale", ci racconta Nuzzi che lunedì prossimo (ore 20) presenterà il libro al Teatro Manzoni di Milano.

Da dove nasce l'idea del nuovo libro?

"Questo libro nasce da una riflessione, cioè dalla presa di consapevolezza che esiste un nuovo fenomeno, quello dei predatori sessuali che usano droghe e benzodiazepine per catturare le proprie vittime. Questo libro ha un 90% di notizie inedite, perché ho recuperato i fascicoli processuali di vari casi, li ho studiati, ho intervistato le vittime e ho visionato le perizie psichiatriche dei predatori, per capire l'origine del male".

Quali casi ha analizzato?

"I casi sono tanti. C'è la vicenda di Antonio Di Fazio, un imprenditore farmaceutico che narcotizzava le ragazze che andavano a chiedere la possibiltà di uno stage da lui e ci sono i casi delle violenze romane delle ragazzine durante le feste di capodanno. Poi c'è una storia inedita di Genova di una ragazza diciottenne, che esce con dei coetanei, che usarono gli psicofarmaci e tranquillanti per stordirla. ​Da qui nascono anche alcune domande: stiamo affrontando in maniera consapevole l'uso di ansiolitici? E cosa facciamo per evitarne l'uso imporprio come armi per ridurre le difese delle ragazze e cancellarne la memoria? Quindi questo è un libro che pone anche diversi quesiti".

Nel libro tratta anche il caso di Alberto Genovese?

"Tra gli altri, c'è quello di Genovese. Terrazza sentimento è una favola di un uomo che subisce violenza da ragazzino, poi si butta negli studi ottenendo risultati importanti e inventa un'app di successo. E poi qualcosa si rompe e la favola si trasforma in tragedia. Lui individuava queste ragazze, faceva loro provare la droga per un obiettivo a lungo termine: avere dei corpi, riducendoli a degli involucri, per fare quello che preferiva".

Lei mi parla di imprenditori, professionisti, notai. Quindi tutti appartenenti ad un determinato ceto sociale...

"Sì, io parlo della media borghesia, non delle situazioni di degrado. Parlo di attività predatorie più complesse e manipolatorie, da parte di persone che non hanno nessuna considerazione della donna. Parlo di notai, di manager, imprenditori. Sono persone che sanno bene come tendere una trappola, non sono impulsivi, ma hanno una ritualità".

E le famiglie dei protagonisti di queste vicende?

"Una parte del libro è dedicata ai rapporti coi genitori, sia dei carnefici che delle vittime. E ci sono genitori di tutti i tipi: ci sono quelli che istigano la figlia ad andare con l'uomo ricco, quelli assenti, quelli che fanno finta di non vedere. È fondamentale prendere in considerazione il ruolo delle famiglie, perché credo sia un punto di partenza interessante per capire".

Cosa l'ha colpita di questi casi?

"Guardando questi video, ci si accorge che non c'è nessuna interazione tra la vittima e il carnefice. La donna è ridotta a nulla, perché non ha più difese, a causa di questi farmaci che anestetizzano. La cosa che più mi ha sconvolto è l'assenza di interazione. Nell'immaginario comune, lo stupro è un rapporto di violenza con la donna cosciente. Queste donne, invece, sono spesso incoscienti, non ci sono dinamiche, è come se fossero bambole di pezza. Un altro tema che mi ha un po' sconvolto è che intorno a questi predatori ci sono anche donne, una cosa che non ci si aspetta. Nel libro emergono alcune figure di questo tipo e io non me lo sarei mai aspettato. Ho dovuto rivedere molti dei mie pregiudizi e delle impressioni che avevo su questo tema".

Come mai ha sentito l'esigenza di raccontare questi casi?

"Io cerco sempre di individuare storie che contengono dei tabu. E credo che questa storia sia piena di tabu, perché non si pone luce sul tema generale, sul fenomeno, ma si preferisce parlare del caso isolato. E poi credo che i materiali inediti che ho trovato diano una nuova prospettiva sui casi di cronaca raccontati".

Lei parla di fenomeno...

"Sì, prché quelli che sembravano casi isolati, sono parte di un fenomeno sociale. Nei casi di terrazza sentimento con Antonio Genovese, di Antonio Di Fazio e nei casi delle violenze romane, il modus operandi è sempre lo stesso. Si tratta, cioè, di persone inappuntabili, insospettabili e benestanti, come professionisti, imprenditori o amministratori delegati di società, che poi si trasformano. Grazie al loro mimetismo sembrano inoffensivi, ma poi si danno ad attività predatorie".

Per questo i predatori sono fra noi, come scrive nel titolo?

"Sì, sono persone vicine alla nostra quotidianità e nessuno può immaginare cosa ci sia dietro questi individui.

Potrebbe essere anche il vicino di casa purtroppo".

I predatori (tra noi)

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