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India, 60 milioni di bagni contro il disastro sanitario. Ma il piano rischia il flop

Le nuove toilette promesse dal premier Modi per contrastare le abitudini degli indiani. Il problema è convincerli a usarle

India, 60 milioni di bagni contro il disastro sanitario. Ma il piano rischia il flop

Quasi 180 milioni di persone vivono in povertà, oltre il 20% dei poveri del mondo. Il 46% dei bambini sotto i tre anni è malnutrito. Tredici città sono le più inquinate del pianeta, con New Delhi che detiene il record mondiale. E poi c'è il tasso di corruzione, altissimo: il 62% degli indiani ha fatto ricorso a mazzette per avere un posto di lavoro e ieri il ministro della Giustizia della regione di New Delhi è stato costretto a dimettersi per aver vantato una laurea in legge mai conseguita. L'India è il Paesi dei primati, negativi, ma non solo. È la culla delle contraddizioni: patria del Mahatma Gandhi ma anche delle guerre di religione, la più grande democrazia al mondo ha registrato nel 2014 una crescita del 7,4% (anche se i dati sembrano un po' gonfiati dai nuovi metodi di calcolo del governo) e secondo la Banca Mondiale si avvia a superare la Cina per velocità nel boom economico. Un record stabilito nonostante gli enormi problemi legati a povertà ed emergenza sanitaria. È anche per questo che Narendra Modi, il premier eletto un anno fa grazie al successo dei nazionalisti del Partito del Popolo Indiano (Bjp) ha lanciato lo scorso ottobre il programma «Clean India», per affrontare il problema delle tonnellate di rifiuti che invadono le strade ma anche per combattere un'altra piaga: la carenza di servizi igienici, che nel 70% delle abitazioni dei paesini lontani dalle metropoli sono praticamente inesistenti e sono la causa, insieme con l'acqua non potabile, dell'80% delle malattie nell'India rurale e della morte per dissenteria di gran parte dei bambini sotto i cinque anni.

«Prima i bagni e poi i templi» ha detto il premier otto mesi fa, fresco di insediamento, promettendo la costruzione di 60 milioni di nuove toilette entro il 2019, per compensare le accuse di totale lassismo destinate ai precedenti governi. Un indirizzo chiaro nel Paese dove la cultura religiosa permea le giornate, i riti e le abitudini alimentari degli indiani. D'altra parte, la questione sanitaria dipende anche da questo: nel 53% delle case indiane non c'è un bagno e la metà degli indiani defeca in pubblico. Sì, fa la cacca all'aperto, in campagna e in città. «Un'onta della società» ha tuonato il primo ministro, che in questo modo intende affrontare un'altra emergenza, quella delle donne e delle ragazze a rischio stupro ogni volta che si allontanano nelle campagne per i loro bisogni fisiologici. Così solo l'anno scorso sono state costruite 5 milioni e 800mila toilette, 4,9 milioni in più dell'anno precedente.

Ma il problema dell'India rischia di non essere risolto comunque, perché ora la sfida è soprattutto culturale. Non basta costruire nuovi bagni, serve soprattutto insegnare alla popolazione a usarli. «Andare nei campi è più salutare, meglio l'aria aperta che una piccola stanzetta puzzolente» è l'opinione di moltissimi. Per questo gran parte dei servizi igienici già costruiti non sono praticamente mai stati utilizzati. «Noi acceleriamo con le nuove costruzioni - spiega il ministro della Sanità Chaudhary Birender Singh - ma molto di più deve essere fatto per convincere la gente a servirsene».

Il governo spera nell'aiuto delle donne, che hanno cominciato a rifiutarsi di sposare gli uomini dei villaggi in cui non ci sono toilette. L'esecutivo ha anche lanciato una campagna mediatica in cui chiede alla famiglie di proibire alle ragazze di usare i campi come bagni. Ad Ahmedabad, la più grande città dello stato del Gujarat, l'amministrazione comunale ha deciso di premiare con una rupia (poco più di un centesimo di euro) chi usa i bagni pubblici

Ma gli ostacoli sono più profondi e riguardano la struttura sociale, storica e religiosa dell'India stessa, che si basa sul sistema delle caste. Gran parte delle aree rurali è priva di fogne e il compito di pulire le fosse settiche è considerato degradante e associato ai reietti della società. Non a caso il compito spetta ai dalit , gli Intoccabili, ermarginati perché la credenza dice che possano rendere impuro un membro di caste superiori, anche solo con lo sguardo. «La gente non vuole occuparsi personalmente della pulizia - spiega Sangita Vyas, direttrice di «Rice», un gruppo che monitora la questione sanitaria in India -. Hanno paura che nessuno voglia sobbarcarsi il compito di pulire le fosse settiche perché verrebbe marchiato socialmente». Per il premier Modi la sfida è ambiziosa: insegnare agli indiani a usare le toilette.

Twitter: @gaiacesare

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