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"Io e il mio amico Boris, facciamo i buffoni ma non siamo buffoni"

"Io e il mio amico Boris, facciamo i buffoni ma non siamo buffoni"

Oggi Boris Johnson diventa primo ministro del Regno. Io lo conosco abbastanza bene da vent'anni. Secondo me lasciate stare tutte le fake news scritte nei suoi confronti - ha la stoffa necessaria. E anche la fortuna.

I suoi tanti critici nei suoi confronti mi fanno ricordare i tanti critici contro Silvio Berlusconi. Sono ciechi probabilmente per scelta politica.

La qualità principale di Boris è l'ottimismo. Ti fa stare meglio. Non è per niente stupido. Anzi. La sua famiglia era benestante ma non ricca. Ha vinto una borsa di studio per andare più o meno gratis al famoso collegio privato di Eton e anche per andare al Balliol College, all'università di Oxford, per poi laurearsi in Lettere classiche (greco antico e latino). Cita a memoria, parola per parola, interi passi di testi antichi.

Per parecchi anni è stato corrispondente da Bruxelles del Daily Telegraph ed è diventato famoso come il primo, e forse anche l'unico giornalista al mondo, per essere riuscito a trasformare quella grigia e sorda istituzione in qualcosa di interessante. Lo ha fatto scrivendo delle regole surreali inflitte agli Stati membri, come la banana dritta invece che curva o il preservativo troppo stretto per il tipico maschio inglese.

Diventato direttore del settimanale conservatore The Spectator ha anche scritto una biografia di gran successo su Churchill, ma il suo eroe in assoluto è Pericle, il «signore» di Atene.

Stranamente al popolo inglese cioè ai poveri piace un sacco, malgrado la sua educazione privilegiata. Gli intellettuali e le classi professionali invece lo odiano.

Non è un buffone come leggete ovunque. Fa il buffone, che è diverso. Una volta, ad esempio, ha tenuto un discorso a un gruppo di banchieri in un hotel di lusso a Londra, fingendo di essere un cretino che aveva dimenticato gli appunti del suo discorso nel taxi e perciò costretto a parlare a braccio. Ma aveva deciso tutto prima. Roba da genio.

Siamo andati insieme in Sardegna a Villa Certosa, nel 2003, per intervistare Berlusconi come Stanlio (io) e Ollio (lui).

Appena l'ho visto mi sono subito messo a ridere. Si era vestito come un esploratore inglese dell'Ottocento: indossava una giacca beige con sotto la camicia e la cravatta, ma poi indossava dei bermuda kaki, dei calzini alti quasi fino alle ginocchia e ai piedi aveva un paio di sandali.

Nell'intervista, che è durata circa quattro ore, il Cavaliere s'è lasciato sfuggire che Mussolini mandava i suoi avversari in vacanza sulle isole e non li ammazzava e anche che i giudici italiani sono matti ed antropologicamente diversi dai normali esseri umani.

Per la cronaca non è vero che abbiamo fatto ubriacare il povero Silvio con lo champagne, come lui ha sostenuto durante una conferenza stampa per giustificare le sue esternazioni politicamente non corrette. Ci ha fatto bere del tè freddo al limone e basta. Magari ci avesse dato lo champagne, ma purtroppo è stato così.

Dopo ho detto a Boris: Berlusconi mi ricorda il grande Gatsby del mitico romanzo di Scott Fitzgerald e mi fa venire in mente le parole che, alla fine, dice lo scrittore Nick Carroway a Gatsby: «Sei meglio di tutta quella gente maledetta messa insieme!». Nel caso di Gatsby si riferiva ai ricchi frivoli e edonisti della East Coast; in quello di Berlusconi a gran parte dei media e dei salotti italiani e del mondo. Boris era d'accordo e l'abbiamo scritto.

Boris stesso mi fa venire in mente Berlusconi. Fisicamente sono molto diversi of course, come lo sono dal punto di vista dell'abbigliamento. Boris è iper-trasandato, Berlusconi iper-ordinato. Le foto recenti dello stato della macchina di Boris (vecchia, strapiena di robaccia di ogni tipo e con una marea di multe attaccate al vetro). Tutto questo la dice lunga sul personaggio.

Sono sì donnaioli entrambi, ma soprattutto sono entrambi ottimisti e hanno un'energia positiva che si trasferisce a chi sta loro attorno. Non solo: hanno anche una spiccata dote oratoria, capace di sedurre il gran pubblico.

Fanno i buffoni ma non lo sono.

Dicono delle cose che mandano in tilt i giornalisti puritani, specialmente quelli di sinistra, e le cosiddette gaffes per me (e per tanti) - li rendono solo più simpatici e più umani.

Nella campagna elettorale del referendum del 2016 Boris ha rilasciato pochissime interviste, ma una era a me. Me l'ha concessa per nostalgia dei tempi andati.

The Spectator aveva indetto una competizione per la migliore poesia composta dai lettori, un breve componimento che prendeva in giro il presidente turco Erdogan. Ho chiesto a Boris che è anche di origini turche - di comporne una e l'ha fatta e, ovviamente, ha vinto la gara!

La sua creatività mi ha colpito molto. L'ha composta in due secondi, davanti a me, e non era per niente male. Accusava Erdogan di essere uno che preferiva le capre alle donne.

Boris Johnson farà la Brexit soprattutto perché sa una cosa: se non la fa, non sarà solo la sua fine, ma anche quella del partito conservatore.

E della Brexit stessa.

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