C'è una pervicacia che sconcerta dietro i nuovi rilievi mossi dalla commissaria europea per la Concorrenza, Margrethe Vestager, alle nozze Ita-Lufthansa. Eppure fino a questo momento è stato fatto tutto quanto prescritto dai suoi uffici in materia di aiuti di Stato: la vecchia Alitalia è stata spezzata in tre, il suo nome accantonato e il processo di fuoriuscita dallo Stato in parte già realizzato con l'ingresso di un nuovo credibile azionista privato. Ma evidentemente ancora non basta. I nuovi addebiti giunti ieri da Bruxelles riguardano le rotte tra Italia e Nord America e la concentrazione degli slot nell'aeroporto di Milano Linate che - pronostica Vestager - potrebbe innescare una riduzione del numero dei voli e il conseguente aumento dei prezzi.
Raccontata così, sembra quasi che finora Lufthansa non abbia sacrificato alcunché del perimetro potenziale della nuova combinazione. Invece, a quanto è dato sapere, rinunce serie (anche al prezzo di alcuni slot di Linate) la compagnia tedesca ne ha proposte. Sarà pronta a sostenere nuovi sacrifici, visto che i tagli già delineati hanno creato dissidio tra i suoi vertici, al punto che si è anche parlato di matrimonio a rischio? E comunque ci vorranno altri mesi di studio per formulare risposte capaci di placare le ansie della commissaria danese.
Nel frattempo cresce l'allarme per il futuro industriale di Ita perché è evidente che, senza nuove risorse e correndo in solitaria, col passare del tempo le cose possono solo peggiorare. È in questo modo che si vogliono costruire i campioni europei? Infilando zeppe a ogni giro di ruota, sempre che siano dettate da zelo burocratico e non da altro, viste le poiane bianche, rosse e blu che volteggiano sulle nozze italo-tedesche?
Ma non ne siamo sorpresi: abbiamo già avuto modo di misurare la mirabile visione della commissaria Vestager (nella foto) in materia di telecomunicazioni in Europa, visto che dopo aver sgretolato un mercato fiorente con la moltiplicazione degli operatori autorizzata al grido di «massima concorrenza», ora la commissaria della sinistra radicale predica fusioni a raffica per far fronte agli ingenti investimenti necessari per competere con i giganti del tech.
Si resta inoltre allibiti delle risposte insolenti che Vestager invia a mezzo stampa a chi, come il ministro Giancarlo Giorgetti, le ricorda che per costruire dei campioni europei capaci di sfidare i colossi dei cieli ci vuole anche pragmatismo e una valutazione disincantata degli equilibri che governano gli scambi tra continenti. «Abbiamo preso una decisione - ha sibilato ieri in direzione del governo italiano - se non piace può essere contestata presso la Corte (la Corte di Giustizia europea, ndr)».
Cara commissaria Vestager, ci vuole un bel coraggio a formulare questa risposta dopo quanto hanno subito i risparmiatori italiani a causa della suo divieto nel 2014 di usare le risorse private (da lei parificate ad aiuti di Stato) del Fondo di tutela dei depositi per salvare la Banca Tercas. Una decisione che ha comportato il blocco di analoghi interventi su CariFerrara (per la quale c'era anche la formale autorizzazione della Banca d'Italia), Banca Marche e Popolare Etruria che, fallendo, hanno gettato nella disperazione decine di migliaia di famiglie per i risparmi andati in fumo. Per non dire del costo subito dal sistema bancario italiano. Ebbene, la sua improvvida decisione venne portata (due anni dopo) davanti alla Corte di Giustizia che nel 2021 si è pronunciata dandole torto su tutta la linea.
Era lecito attendersi che lei per prima si desse da fare per organizzare un ristoro per quelle famiglie. Invece, niente ha fatto e nemmeno si è sentita in dovere di chiedere scusa per il grave errore compiuto. Perdoni la licenza, ma quell'invito sa tanto di presa in giro.
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