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Marò, il tribunale di Amburgo: "L'India non può giudicare"

Da 3 anni i fucilieri combattano la loro battaglia. Girone resta in India, Latorre in Italia. Ora tocca alla corte dell'Aja

Marò, il tribunale di Amburgo: "L'India non può giudicare"

Il Tribunale del Mare di Amburgo di fatto lascia i nostri marò nel limbo. Ha chiesto la sospensione dei procedimenti giudiziari in corso tra Italia e India, ma di fatto Girone per il momento resterà in India nell'attesa della fine dell'iter giudiziario e anche nell'attesa del verdetto del tribunale dell'Aja a cui la Corte di Amburgo ha scaricato il peso di ogni decisione. Il Tribunale Internazionale del Diritto del Mare di Amburgo ha oggi ordinato che l’India e l’Italia si astengano dall’esercizio di qualsiasi forma di giurisdizione sui due Fucilieri di Marina, nell’attesa di una determinazione definitiva del caso da parte della Corte arbitrale, che è in via di costituzione. Nel fare ciò, il Tribunale ha riconosciuto la piena legittimazione e competenza della Corte arbitrale sulla vicenda. La misura oggi prescritta tutela in parte i diritti italiani sul caso dell’Enrica Lexie. Siamo comunque delusi che il Tribunale non abbia adottato nessuna misura sulla situazione di Latorre e Girone, ritenendo che della questione debba occuparsi la costituenda Corte arbitrale. Per tale ragione, l’Italia sta valutando di rinnovare le richieste relative alla condizione dei Fucilieri davanti alla Corte arbitrale, non appena essa sarà costituita. Siamo certi che l’India attuerà senza ritardo le misure oggi prescritte”. Così si è espresso da Amburgo l’Agente del Governo italiano, Francesco Azzarello. Ma adesso dopo il verdetto bisogna capire tra quanto tempo possa arrivare la sentenza della corte dell'Aja e che fine faranno i nostri marò.

L'inferno - L'"inferno" in cui sono caduti i nostri fucilieri di Marina dura da circa tre anni. Il 19 febbraio 2012 i due fmarò furono consegnati alla giustizia indiana con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani su un peschereccio, scambiati per due pirati al largo della costa del Kerala, nel sud dell’India. Massimiliano Latorre, colpito nel settembre dello scorso anno da un ictus in India, ha avuto il permesso di tornare in Italia per curarsi. Rimane ancora trattenuto nel Paese asiatico l’altro fuciliere coinvolto nella vicenda. I due marò italiani erano in missione di protezione della nave mercantile italiana Enrica Lexie, in acque a rischio di pirateria. Qualche giorno dopo il fermo dei due militari italiani, il tribunale di Kollam dispone il loro trasferimento nel carcere ordinario di Trivandrum. Solo a dicembre del 2012, qualche giorno prima di Natale, il governo italiano riesce a
ottenere dall’Alta Corte del Kerala un permesso di due settimane per i due militari italiani che consente loro di trascorrere le festività in Italia con l’obbligo di tornare in India alla scadenza del permesso. Tornano quindi a casa il 22 dicembre e vengono interrogati dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo. Il 3 gennaio 2013, alla scadenza del permesso, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone tornano in India, per poi rientrare ancora in Italia alla fine di febbraio, quando ai due fucilieri
viene dato un permesso di 4 settimane in occasione delle elezioni politiche. La posizione del governo italiano è, inizialmente, quella di non rimandare i due fucilieri in India ma la Presidenza del Consiglio dei Ministri annuncia invece successivamente che i fucilieri sarebbero tornati nel Paese asiatico. L’allora ministro degli Esteri Giulio Terzi annuncia quindi in Parlamento le proprie dimissioni irrevocabili in polemica con la decisione del governo di rimandare i marò in India. Il 16 dicembre del 2014 arriva il no della Corte Suprema indiana alle istanze presentate dai marò, anche per quanto riguarda il possibile rientro in Italia di Girone. Dopo mesi di schermaglie politiche e diplomatiche, il governo italiano decide, il 26 giugno scorso, di fare ricorso all’arbitrato internazionale nel quadro della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.

Cosa accadrà - Oggi l'ultima tappa, che però si è già trasformata in "penultima" dato che il verdetto dovrà arrivare con la corte dell'Aja. I tempi di attesa saranno lunghissimi e ci sono dubbi sul destino dei due marò. Prova a dare qualche risposta ai dubbi oberto Virzo docente di Diritto internazionale all’Università del Sannio e di Organizzazione internazionale presso la Facoltà di Giurisprudenza della LUISS di Roma: "Non credo che l’India potrà dire che Latorre deve tornare in India. Il tribunale di Amburgo ha congelato tutti i procedimenti in atto, anche quello sulla misura concessa al marò per motivi di salute. Nei prossimi mesi si potrà chiedere all’Aja un’interpretazione, ma la lettura più ragionevole credo sia quella che l’ordinanza di oggi ha sospeso tutto", spiega il professore. Dello stesso parere Enzo Cannizzaro, ordinario di Diritto internazionale presso la facoltà di Giudisprudenza dell’Università La Sapienza, sottolineando che "l’India non ha alcun obbligo di riconsegnare Salvatore Girone, che verosimilmente resterà a New Delhi ancora a lungo. Più incerta è la sorte di Massimiliano Latorre, attualmente in Italia per convalescenza: allo scadere del permesso, rinnovato per altri 6 mesi il 13 luglio scorso, dovrebbe rientrare in India,
tuttavia, la sospensione dei procedimenti giudiziari, ordinata dal tribunale internazionale, dovrebbe privare i tribunali indiani di poteri decisori sulle conseguenze dell’eventuale mancato rientro".

Poi Virzo parla della corte dell'Aja: "Ragionevolmente credo che ci vorrà da un anno e mezzo a due anni per avere il pronunciamento dell’Aja. Il tribunale è già stato costituito e Francesco Francioni sarà il membro italiano di un collegio di 5 giudici. Nella sua prima ordinanza l’Aja fisserà la data entro cui le parti devono presentare le memorie e le date per udienze. Ritengo che ci vorrà almeno un anno per la prima udienza.

"Certo - aggiunge Virzo - l’ordinanza avrebbe potuto accogliere tutte le richieste dell’Italia e tutti saremmo stati più soddisfatti. Non è stato così, ma in realtà anche le richieste dell’India sono state respinte. Anzi, chi si trova più bloccata è proprio l’India, a questo punto, che non potrà più avere lo stesso atteggiamento e vantare in maniera certa, come pretendeva di fare, di avere giurisdizione sul caso Marò. Sarà il tribunale dell’Aja a dire chi ha giurisdizione. Nel frattempo nè l’Italia nè l’India potranno avviare procedimenti. Teniamo conto che l’India aveva già annunciato che il 26 agosto avrebbe fissato ulteriori date del processo: ora è costretta a fermare tutto, perchè l’ordinanza di Amburgo è obbligatoria". "Inoltre - prosegue Virzo - l’ordinanza del tribunale del Mare, al paragrafo 139, stabilisce che le parti entro il 24 settembre debbano presentare ad Amburgo un rapporto sullo stato di attuazione della misura cautelare e quindi sullo stato dell’arte. Nel frattempo le parti potranno continuare a negoziare".

L'India gongola - Intanto dall'India il portavoce del ministero degli Esteri indiano, Vikas Swarup afferma: "Stiamo ancora studiando la sentenza in dettaglio, ma è chiaro che il tribunale (di Amburgo) non ha preso in considerazione le due richieste presentate dall’Italia".

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