I bambini di Bibbiano

La moglie di Foti e le sue sedute da 170 euro l'ora

Una ragazzina di Mirandola venne mandata in terapia presso lo studio privato della moglie di Foti per una cifra ancora maggiore rispetto a quelle concordate al centro "La Cura"

La moglie di Foti e le sue sedute da 170 euro l'ora

Più passano i giorni e più si aggiungono pezzi al gigantesco puzzle che desecrive i presunti orrori del “caso Bibbiano”.

Aumentano i dettagli sulla storia di Sara. La ragazzina che nel 2011 venne affidata ai servizi sociali dell’Unione Comuni modenesi area nord, e poi, nel 2013, trasferita e affidata ad una casa famiglia. A gestire la struttura, dal nome Madamadorè, situata nel Parmense, i coniugi Paolo Dioni e Romina Sani Brenelli. Ma chi sono i due responsabili? Romina Sani è una stretta conoscente di Claudio Foti, nonchè ex-allieva del suo master in “Gestione e sviluppo delle risorse emotive”. Come, lei stessa, scrive sul quotidiano online diretto dallo stesso terapeuta. Ma non basta. Il nome della Sani compare anche tra quelli dei dirigenti dell’Associazione “Rompere il silenzio. La voce dei bambini”, proprio accanto ai profili di Claudio Foti e Nadia Bolognini entrambe indagati nell' inchiesta “Angeli e Demoni”.

Ma torniamo a Sara. Durante la permanenza all’interno della casa famiglia le condizioni della ragazza iniziano, a poco a poco, a peggiorare. Come riportato da La Verità, la piccola soffre di forti crisi, conseguenza, si legge in una delle relazioni, dei “traumi profondi che ha subito”. Motivo per cui, gli assistenti sociali, decidono di proporre, a Sara, un percorso di terapia presso il centro “La Cura” di Bibbiano. Lo stesso finito nelle carte della Procura di Reggio Emilia perchè identificato come il luogo in cui, gli psicologi della Hansel e Gretel, poi finiti sotto accusa, manovravano le menti dei bambini per indurli a confessare abusi e maltrattamenti inesistenti.

Come emerge dalle pagine dell’ordinanza il costo delle sedute con i professionisti di Foti era molto elevato rispetto alla media. Di fatti, anche per Sara, furono accordati 135 euro per ogni incontro. Ma perchè la piccola venne mandata proprio a Bibbiano? Secondo il giudice che ha seguito le indagini preliminari è “verosimile che Romina Sani Brenelli frequentando Foti, Nadia Bolognini e Federica Anghinolfi, ne segua gli orientamenti e le idee in termini di “ricerca” dell’abuso sessuale anche davanti a qualsivoglia e seppur minimo sintomo specifico”. Dunque, sembrerebbe, che persino nel parmense ci fossero individui a capo di intere comunità, pronti a seguire la “pseudo-psicologia” del padre della onlus torninese.

Il 3 luglio 2019, dopo solo una settimana dall’uscita dell’inchiesta, gli stessi servizi sociali dell’Unione dei comuni modenesi dell’area nord, attraverso una determina, decisero di “aggiornare il progetto relativo alla minore collocata presso la struttura Madamadorè”. Nella lettera, firmata dalla dirigente Romina Sani Brenelli, si richiede che Sara continui il suo percorso di terapia, per il quale la Comunità Madamadorè, “si rende disponibile ad intervenire come intermediaria rispetto al pagamento della psicoterapia privata per la minore in oggetto ai fini di garantire la continuità terapeutica”.

La struttura “La Cura”, finita sotto gli occhi dei riflettori, non poteva più essere luogo idoneo dove far svolgere a Sara le sue sedute, dati i rapporti con gli indagati di “Angeli e Demoni”. E così, per la ragazza, si doveva trovare una soluzione alternativa. Detto fatto. L’amica di Foti suggerisce di mandare la paziente presso uno studio privato e di farla seguire - come scritto nella lettera - dalla “dottoressa Nadia Bolognini al costo di 510 euro totali per due interventi mensili di 90 minuti”. Dunque, non solo la moglie di Foti, mentre era agli arresti domiciliari, avrebbe accettato di lavorare con la ragazza nonostante il metodo da lei utilizzato fosse appena stato messo in discussione dalla Procura, ma lo avrebbe fatto ad un prezzo ancora più elevato. 170 euro l’ora. Vale a dire 35 euro in più rispetto alla tariffa del centro “La Cura”, già accusata, dal giudice per le indagini preliminari, di fissare tariffe ampliamente al di sopra della media.

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