Coronavirus

La nuova "arma" dei banditi: così sfruttano il virus per rapinare indisturbati

Cinque degli indagati sono stati accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine, con utilizzo di armi e auto rubate

La nuova "arma" dei banditi: così sfruttano il virus per rapinare indisturbati

Ai tempi del Coronavirus i rapinatori si avvalgono di una nuova efficace arma, i colpi di tosse. In questo clima di psicosi collettiva basta, infatti, tossire per seminare il panico. Ha un retrogusto surreale il modus operandi messo in atto dal sodalizio sgominato nella giornata di venerdì 15 maggio dall'operazione 'Cani sciolti', condotta dai carabinieri del Norm della compagnia di San Vito dei Normanni. L'inchiesta dei militari, coordinata dal pm del tribunale di Brindisi Paola Palumbo ha condotto all'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare a carico di ben otto soggetti. Si tratta per la precisione di Giuseppe Santoro (28 anni), Mariano Barnaba (28 anni), Francesco Tanzariello (57 anni), Margherita Borsellino (57 anni), Francesco Barnaba (60 anni), Gennaro Cantone (49 anni), Rocco Suma (35 anni) e Oronzo Milone (28 anni). Francesco e Mariano Barnaba (rispettivamente padre e figlio), Santoro, Tanzariello e Milone devono rispondere del reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine, con utilizzo di armi e auto rubate.

Il colpo messo a segno dai rapinatori risale al 5 marzo 2020 ai danni della Banca Sella, sita a San Michele Salentino. Proprio in questa circostanza uno dei responsabili iniziò a tossire, convinto di sfruttare in questo modo la paura del contagio da Coronavirus dei presenti. Un escamotage davvero ingegnoso che, come gli inquirenti hanno potuto appurare tramite intercettazioni telefoniche e ambientali, sarebbe stato indicato da Mariano Barnaba anche per ulteriori future rapine. A conferma dell'operato dei rapinatori la dichiarazione di un testimone: "Un individuo entrò nella bussola, si coprì il volto, forse con una sciarpa, e iniziò a tossire. Mi è passato davanti e mi è sembrato che dicesse di stare tranquilli proprio perché stava tossendo". Successive ricostruzioni degli inquirenti hanno appurato che il colpo venne perpetrato da due uomini che, dopo aver prelevato dalle casse la somma di 1.860 euro e appena 20 euro dalla borsa di una donna, scapparono a bordo di una Fiat Panda rubata a Castellana Grotte (Bari).

Giunti in contrada Parco Monsignore, nell'agro di Ostuni, i rapinatori fuggirono a bordo di una Jeep Renegade parcheggiata in una strada interponderale. Il mezzo, che era stato notato da un cittadino mentre al suo interno si trovavano due soggetti con i volti coperti da occhiali da sole e da una visiera, risultava intestato ad una società di noleggio. A richiederlo fu proprio la ditta di Margherita Borsellino, con contratto a nome del marito Francesco Barnaba. L'espediente di tossire per intimorire la gente, tuttavia, sembrò forse essere ritrattato. In una serie di conversazioni captate dai militari, infatti, gli indagati parlavano della necessità di non ripetere lo stesso errore operativo e strategico commesso durante la rapine alla Banca Sella. "Ragà, ragà - gridava in un dialogo intercettato Mariano Barnaba - voi dovete fare solo le casse.

Perché noi non dobbiamo fare lo sbaglio che abbiamo fatto alla banca e dobbiamo far capire che sappiamo, dobbiamo far capire che sappiamo".

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