Periferie d'Italia

Dalla Nuova camorra organizzata alla Nuova coop organizzata

Dalla Nuova Camorra Organizzata alla Nuova Cooperazione Organizzata, prove di rinascita a Casal di Principe

Dalla Nuova camorra organizzata alla Nuova coop organizzata

La Commissione Parlamentare Antimafia descrisse così nel 1993 la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo: “A un ceto delinquenziale sbandato e fatto spesso di giovani disperati, Cutolo offre rituali di adesione, carriere criminali, salario, protezione in carcere e fuori. Si ispira ai rituali della camorra ottocentesca, rivendicando una continuità e una legittimità che altri non hanno. Istituisce un tribunale interno, invia vaglia di sostentamento ai detenuti più poveri e mantiene le loro famiglie. La corrispondenza in carcere tra i suoi accoliti è fittissima e densa di espressioni di gratitudine per il capo, che si presenta alcune volte come santone e altre come moderno boss criminale. Vive di estorsioni, realizzate anche attraverso la tecnica del porta a porta. Impone una tassa su ogni cassa di sigarette che sbarca. Vuole imporsi ai siciliani, che non si sottomettono. Impera con la violenza più spietata”.

La Nuova Cooperazione Organizzata ha scelto non solamente di “ridere” in faccia ai camorristi, alla loro violenza e al loro impero industriale, ma ha anche scelto di creare un'organizzazione economica che potesse offrire opportunità lavorative, non solamente nel terzo settore, ma anche nel commercio, nel settore agricolo e della ristorazione. Una “organizzazione” della legalità che sappia stare sul mercato e offrire un futuro agli abitanti di Casal di Principe. Per fare tutto questo ha deciso di affiancare al terzo settore, il mercato e tanta ironia.

Le cooperative del consorzio gestiscono due ristoranti, a Casal di Principe, La Nuova Cucina Organizzata e ad Aversa, nell'ex manicomio, la Fattoria Sociale Fuori di Zucca. In entrambi si mangiano piatti preparati prevalentemente con alimenti prodotti dalle cooperative del Consorzio. Tutta la filiera alimentare dalla terra alla tavola rispetta principi etici, realizzando l’inclusione socio-lavorativa di persone svantaggiate e utilizzando metodi di produzione che rispettano l’ambiente e il lavoro.

N.C.O. vende anche una serie di prodotti alimentari e ha creato l'iniziativa “facciamo un pacco alla camorra”. Si tratta di un pacco di prodotti agroalimentari che promuove una crescita civile del territorio, fondata sulla creazione di economia sociale come antidoto all’economia criminale e speculativa. È un progetto culturale promosso, per l'ottavo anno consecutivo, dal Comitato Don Peppe e da Libera Associazione Nomi e Numeri contro le mafie, e attuato dal Consorzio N.C.O. All'interno del paniere, realizzato con cartone riciclato 100% campano, ogni prodotto racconta la storia di una cooperativa sociale del territorio impegnata nell'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati attraverso il riutilizzo sociale e produttivo di beni confiscati. Confetture, legumi, sott'oli, barrette di cioccolato, vini e altro. L'intenzione è di creare “una filiera di agricoltura sociale, sana, biologica, etica e inclusiva, che si sta sperimentando a partire dai beni confiscati casertani, attraverso una rete d'impresa per lo sviluppo locale”. Per gli organizzatori fare “un pacco alla camorra”, usando il gergo napoletano, “è dare una risposta ironica a quelle fregature che hanno sottratto al territorio prospettive di sviluppo”.

Vuol dire “restituire, almeno in parte, quelle fregature ricevute negli anni dalla criminalità organizzata, dalla malapolitica, dal malaffare e restituire beni confiscati alla collettività, bellezza all'ambiente, valore alle tradizioni, dignità alle persone”.

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