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Open Var

Open Var. Sunday night square, video match officials. Riescono a farsi riconoscere utilizzando la lingua inglese, anche perché sulla lingua madre meriterebbero una moviola continua

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Open Var. Sunday night square, video match officials. Riescono a farsi riconoscere utilizzando la lingua inglese, anche perché sulla lingua madre meriterebbero una moviola continua. Dunque da stasera, su Dazn, non accessibile a tutti, si potranno ascoltare i dialoghi tra arbitro e collaboratori seduti dinanzi ai monitor nella sala giochi, sorry Var, di Lissone. Attenti, non quelli in diretta, a caldo, durante le partite, ma lo scambio di opinioni e interpretazioni della settimana precedente, perché i «percorsi decisionali»... «nell'ottica della trasparenza» (nel loro comunicato parlano e scrivono proprio così, come fischiano) verranno resi pubblici in ritardo, la glasnost della categoria arbitrale fa parte della commedia nella quale il football è scivolato. Ieri allo stadio di San Siro se ne è avuta conferma: l'arbitro Maresca Fabio ha verificato lo stato del prato dopo l'acquazzone e ha percorso il campo, accompagnato dai due capitani, con il passo del pensionato ai giardini pubblici, però con l'espressione da Luigi XIV, lo Stato sono io, quasi dovesse decidere il destino dell'umanità.

Il calcio abbisogna d'altro, l'Open Var è propaganda fasulla, servono arbitri di alto censo, non attori di regime. Il popolo del football è lo stesso che ieri, come sempre, ha fischiato e berciato durante il minuto di silenzio. Provino a mandare in onda, su Dazn o Sky, quelle parole, inquadrino quelle facce, allora si potrà parlare di momento storico del calcio.

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