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Dal presepe ai tatuaggi, quando la manualità crea lavoro

Oggi i lavori artistici e manuali stanno vivendo in molte parti del mondo una seconda giovinezza. E Napoli non fa eccezione

Dal presepe ai tatuaggi, quando la manualità crea lavoro

In una città eterogenea e stratificata come Napoli l'essere umano ha da sempre creato culture e mestieri estremamente complessi. Trovare un equilibrio che dia felicità grazie agli stimoli mentali e al benessere economico e lavorativo non è sempre semplice. Oggi i lavori artistici e manuali stanno vivendo in molte parti del mondo una seconda giovinezza. A Napoli quello che colpisce è la presenza di moltissimi artigiani e artisti tradizionali che convivono con numerose forme d'artigianalità che rispondono a linguaggi contemporanei e innovativi. Tutti questi lavori artigianali e manuali sembrano avere come collante un rapporto con il corpo umano, sia di carne, che rappresentato in modo figurativo e con la spiritualità e le differenti filosofie di vita.

Aldo Vucai da venticinque anni ha la sua bottega a San Gregorio Armeno. Non è un semplice artigiano dei presepi, ma un vero piccolo centro culturale di quartiere. Insegna a molte scolaresche quest'arte, oltre che essere l'anima di alcune associazioni culturali come l'Associazione "i Sedili di Napoli". Racconta che i ragazzi quando si approcciano all'arte presepiale sembrano molto distratti, ma poi da grandi tornano spesso da lui per far conoscere ai figli questo mondo. Alcuni poi lasciano Napoli per lavorare e tornano di tanto in tanto per acquistare statuine di presepe per mantenere un filo con la loro città. Aldo tenta di portare avanti le tradizioni. Il sei gennaio toglie le statuine della sacra famiglia dalla grotta ed espone le anime del Purgatorio che si purificano per accedere al Paradiso. E' un'antica tradizione napoletana, una forma di preghiera per i morti. Oltre alle anime del Purgatorio esistono anche le anime vaganti che aspettano di entrare in Purgatorio camminando su un ponte vestite con un cappuccio bianco, il volto coperto e il pollice della mano destra con una piccola fiammella simbolo della vita. Vicino alle anime vaganti si mette sotto il ponte suor Mafalda. E' sotto perché non può accedere al Purgatorio perché è un'anima dannata. La leggenda vuole che fosse una principessa che aveva una relazione con un servitore. Il malcapitato venne decapitato e lei fu obbligata a diventare suora e si suicidò.

Sempre a San Gregorio Armeno si trova la bottega di Giuseppe Cesarini, figlio d'arte, che lavora con il figlio Luigi. Restaura sia la carta pesta che il legno, materiali che tradizionalmente venivano utilizzati per l'arte religiosa. E' specializzato anche nel finto legno, chiamato telone plastico, fatto di tela e iuta, che era ideale per creare le statue che venivano portate in processione a spalla, essendo questo materiale meno pesante. Giuseppe ama scherzare ricordando che tutti appena entrano nel suo negozio pensano che lui faccia presepi, pochi si rendono conto che in realtà lui si occupa di arte sacra in generale. Sul futuro dice che pur guadagnando meno di un tempo, il restauro di quest'arte antica "la pagnotta te la darà sempre".

Non lontano da San Gregorio Armeno, in Vico del Purgatorio, ha il suo studio Michele D'Angelo. Ha iniziato come falegname, per poi specializzarsi in restauro. In questi giorni sta restaurando alcuni mobili della Farmacia Storica dell'Ospedale degli Incurabili. Anche in questo caso il rapporto tra lavoro manuale, corpo e medicina è piuttosto suggestivo. Michele negli anni ha restaurato anche molti confessionali. Non semplici mobili, ma legni che nei secoli hanno assorbito i segreti di migliaia di persone, le penitenze e forse il perdono divino.

Una forma d'arte legata al corpo e anche allo spirito, è da sempre il tatuaggio. In molte civiltà del mondo era un'arte legata ai passaggi rituali e al misticismo. Se in occidente per secoli era un mondo relegato ai marinai o ai carcerati, oggi è un fenomeno di massa, su cui antropologi e sociologi hanno scritto moltissimo. Il marchiarsi la pelle per portare un messaggio, consapevole o meno, è oggi un passaggio importante per moltissimi giovani, soprattutto a Napoli. Emanuele Paioli ha aperto il suo studio qualche anno fa vicino a via Santa Teresa degli Scalzi e in poco tempo è diventato un bravissimo tatuatore specializzato sopratutto in figure realistiche. Ama tatuare per ore per creare dei lavori che diventino quasi dei quadri. È cresciuto tra i vicoli di Materdei e dopo aver fatto l'autista per qualche tempo, ha deciso di fare della sua passione un lavoro. Tatua anche, in modo estremamente realistico, volti di persone che sono state importanti nella vita di qualcuno. Anche in questo caso l'arte e la mano possono creare immagini che assumono significati mistici.

Un altro lavoro che comporta l'uso del proprio fisico è l'allenatore. I romani e le culture orientali hanno sempre visto la cura del corpo come qualcosa che andava di pari passo con la cura della mente e dell'anima. Questa è la filosofia di Rosario D'Angelo, che in pochi anni, è diventato un personal trainer di successo che segue moltissimi ragazzi. Ha iniziato nelle piccolissime palestre nei vicoli seguendo i giovani che vivono nelle vicinanze e piano piano, dalle zone di Materdei e Sanità, ha incominciato a lavorare anche a Salvator Rosa e al Vomero. Rosario non segue i ragazzi solamente come personal trainer nelle palestre, ma organizza anche allenamenti nei parchi e momenti di svago collettivo. Crea un rapporto di confidenza con il gruppo di ragazzi che allena seguendoli a 360 gradi.

Un altro lavoro e forma d'arte urbana che a Napoli ha preso molto piede sono i piercing. Anche in questo caso il rapporto con il proprio corpo e con le culture ancestrali è centrale. Uno degli spazi più famosi a Napoli per questa forma di espressione della propria anima e del proprio corpo è Micromutazioni in via Broggia. Ma a Napoli le forme d'arte legate al corpo, all'anima e alla loro rappresentazione sono moltissime.

Sicuramente anche Bruno Leone, maestro burattinaio, avrà qualche burattino con tatuaggi e piercing.

Nel 1978 ha appreso l'arte delle "guarrantelle" da Nunzio Zampella, ultimo maestro guarantellaro napoletano, evitando così la scomparsa di una tradizione che risale ai girovaghi e saltimbanchi medioevali.

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