Ricordate quando, a gennaio, due professori dell'Orchestra sinfonica siciliana criticarono su Repubblica la loro direttrice Beatrice Venezi giudicandola «incapace», «inadeguata al ruolo», «è solo un fenomeno mediatico»?
Bene. Ieri il sovrintendente li ha sospesi dal lavoro con decurtazione di una parte dello stipendio per una settimana. E la cosa ha due risvolti. Uno giuridico: gli orchestrali faranno causa e di sicuro conoscendo l'Italia e la Sicilia vinceranno. L'altro è politico. Finora non abbiamo ancora sentito risuonare la parola «Fascismo!» ma conoscendo l'Italia e la sinistra - arriverà presto. Intanto il Movimento 5 stelle, il partito in assoluto che si intende meno di musica e di politica, si è già portato avanti. Due senatori hanno attaccato Giorgia Meloni come mandante del provvedimento, giudicato «scandaloso e inaccettabile».
Ora. Ai due onorevoli andrebbe spiegato che quello degli orchestrali non è un «dissenso» e non c'entra la libertà di critica. È una sconfessione professionale e c'entra la violazione del contratto. Un po' come se un giornalista di Repubblica, in un'intervista, dichiarasse che Maurizio Molinari non sa dirigere un giornale ed «è inadeguato al ruolo». Resterebbe impunito?
O come se due
senatori grillini scrivessero sul Fatto quotidiano che Giuseppe Conte non sa dirigere un partito, «è inadeguato al ruolo» ed «è solo un fenomeno mediatico». Quelli che vogliono fare i primi violini e restano solo vecchi tromboni.
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