L'articolo della domenica

La terza via degli Stati Uniti d'Europa

La terza via degli Stati Uniti d'Europa

L'ondata populista che rischia di mandare in frantumi l'Italia non è finita. La borghesia impoverita che voleva di nuovo il benessere e l'industrializzazione di tutto il Paese, coloro che desiderano vedere avere degli ideali, delle speranze e dei valori aspettano ancora una classe politica colta e selezionata che ha studiato e conosce il mondo; aspettano uno Stato maggiore capace di intuire cosa avviene e cosa avverrà.

Questa è un'epoca che - sulla grande distesa di illusoria uguaglianza seguita alla caduta del Muro di Berlino, al Wto e a internet -, ha visto formarsi grandi potenze sovranazionali. Google, Facebook, Amazon e i fondi di investimento al cui confronto noi, singoli piccoli Paesi, siamo come formiche. Parallelamente si sono sviluppati imperi e nazionalismi immensi, come Usa, Russia, Cina e India. Queste forze ci annienteranno. E noi Europa non abbiamo capito che solo uno Stato Confederato Europeo, con pochi ma forti poteri federali, avrebbe potuto difenderci dai nemici esterni e negoziare con questi le regole del nuovo ordine mondiale. Avremmo dovuto chiedere un'Europa fatta di tanti Stati, con al di sopra un unico leggero potere federale come gli Usa nell'Ottocento. Invece abbiamo continuato nei nostri tradizionali bisticci a starnazzare come galline in un pollaio.

In un mondo in cui emergono le nazioni, noi italiani potremmo diventare il Paese che dà gli ideali, che cerca di ricostruire i fondamenti della cultura europea a partire dalla tradizione democratica greca, romana e comunale, da un sapere italiano che vede procedere insieme la scienza e la filosofia, l'arte e il commercio. Invece ci siamo fermati e divisi in bisticci, tutti assorbiti dall'americanizzazione consumistica che ha ormai divorato internet. Non ci siamo occupati delle università, non ci siamo occupati dell'alta cultura, non abbiamo proposto nulla per favorire i giovani di talento che emigrano, né per riqualificare gli adulti. Non ci siamo occupati di impedire la distruzione delle nostre imprese.

Dobbiamo prepararci tutti ad affrontare con la schiena diritta una realtà spiacevole, ma che va governata.

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