Profanazione choc al cimitero dei caduti della Rsi: pure il feretro di un 15enne

Tra i feretri trafugati dal cimitero dei caduti della Rsi di Nettuno c'è anche quello di un marò di appena 15 anni. Le spoglie del braccio destro del principe Junio Valerio Borghese si sono miracolosamente salvate dal raid. Il custode del cimitero: "Il movente è politico"

Profanazione choc al cimitero dei caduti della Rsi: pure il feretro di un 15enne

"Siamo andati lì per i soliti lavori di manutenzione e ci siamo trovati di fronte ad una scena allucinante: quattro loculi sfondati, due cassette mancanti e una a terra. Forse quei vigliacchi sono stati interrotti". È questa la scena in cui si sono imbattuti i volontari dell’associazione Campo della Memoria, che dal 2005 cura il cimitero di Nettuno dedicato ai caduti della Repubblica sociale italiana. Settantacinque feretri in tutto. Due mancano all’appello.

La scoperta risale a questa mattina attorno alle 9:00. Doveva essere una giornata di pulizie e sfalcio dell’erba, invece, i volontari hanno dovuto posare le scope e allertare le forze dell’ordine. Qualcuno ieri notte si è introdotto nel camposanto, ha mandato in frantumi le lapidi e trafugato le ossa di due combattenti. Stando alle informazioni che abbiamo raccolto, le spoglie sottratte appartengono a due marò del battaglione Barbarigo: Vittorio Rolandi Ricci, caduto a Monza all’età di 15 anni, e Pietro Rossetti, caduto a Roma.

L’urna rimasta a terra è quella di Umberto Bardelli, vicecomandante della X Flottiglia Mas e braccio destro del principe Junio Valerio Borghese. Completamente distrutto il loculo di Enrico Berti, brigadiere 32enne della Guardia nazionale repubblicana, e danneggiato quello del marò Franco Benedetti. Segno che chi ha agito è stato costretto a lasciare il "lavoro" a metà. Qualcuno o qualcosa, anche solo un rumore o un ripensamento, potrebbe aver spinto i ladri a desistere.

Sul caso indagano i carabinieri di Anzio. Non sarà facile identificare gli autori di un gesto incomprensibile. Il sacrario non è videosorvegliato. La zona è buia e il traffico è ridotto ai pochissimi residenti che abitano nelle vicinanze. È a loro che hanno bussato gli inquirenti nel tentativo di raccogliere informazioni utili alle indagini. "Provo lo sdegno più totale. Gli antifascisti non conoscono neppure il rispetto per i morti". Sebbene chi indaga, al momento, non escluda nessuna pista, Alberto Indri, presidente dell’Associazione Campo della Memoria, non ha dubbi. Il movente è ideologico. "La colpa – attacca – è dei predicatori d’odio, di gente come Montanari, che a distanza di tanti anni è ancora intrisa di livore".

La sensazione che dietro all’accaduto si nasconda la mano di qualche estremista ce l’ha pure Luca Zomparelli, assessore alla Sicurezza: "Chi altro potrebbe avere avuto interesse a trafugare quei feretri?". Ferma la condanna del rappresentante della giunta nettunese, che auspica di trovare sponde anche a sinistra. "Di fronte ad un gesto così grave e oltraggioso – ragiona Zomparelli – le distinzioni politiche devono cedere il passo a una condanna corale".

Sulla vicenda è intervenuto anche il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli con un’interrogazione al ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

La richiesta è di attivare tutti gli strumenti a disposizione per assicurare i colpevoli alla giustizia e recuperare le spoglie dei caduti. Nella nota in cui annuncia l’iniziativa parlamentare si legge: "La seconda guerra mondiale è finita da settant’anni ed i morti hanno diritto a riposare in pace".

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